Google e diritto all’oblio. I competitor: “Propone soluzioni anti-concorrenza”

Google e i rimedi per il diritto all'oblio stroncati dalla concorrenza
Google e i rimedi per il diritto all’oblio stroncati dalla concorrenza

BRUXELLES – Google vince la sua battaglia contro il diritto all’oblio ma incassa il no di tutti i suoi competitor sulle possibili “soluzioni” per ovviare al problema dei risultati non graditi sul motore di ricerca.

Come scritto da BlitzQuotidiano,

Google non è tenuto a “dimenticare” i dati personaliche trova su altri siti. Il motore di ricerca non è tenuto a far valere “il diritto all’oblio”, secondo l’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Se foto scomode o dati sensibili appaiono tra i risultati della ricerca diGoogle, la colpa non è di Moutain View e non sarà costretto a cancellarli. Google Spain vince così la battaglia contro l’Agenzia spagnola di protezione dati, aprendo ad un precedente. Chi non vorrà far trovare foto o informazioni su di sé, non potrà più rivolgersi al motore di ricerca.

Davanti ad una sentenza che gli ha dato ragione Google aveva comunque cercato un accordo con la controparte e attraverso una serie di correttivi, come l’evidenziare i propri contenuti, che sono però stati bollati come “anticoncorrenza” dai suoi competitor.

Secondo Fairsearch (il gruppo di 17 operatori battezzato FairSearch di cui fanno parte, tra gli altri, Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia e TripAdvisor), i rimedi presentati  da Google sono talmente dannosi che ”sarebbe meglio non fare nulla”, perché se la Commissione li accettasse metterebbe fine all’indagine su Google senza risolvere i problemi dei suoi concorrenti.

Non piace, ad esempio, il principale rimedio con cui Google propone di ‘marcare’ in modo evidente i suoi link o contenuti o servizi, perche’ sarebbe fuorviante per l’utente, portandolo magari a credere che sia addirittura l’opzione migliore. Inoltre, i rimedi che propone non si applicherebbero a Google.com ma solo ai domini europei, il che renderebbe molto semplice aggirare i limiti.

Infine, contestano lo spazio che ormai i contenuti di Google occupano nelle pagine di ricerca: mappe, informazioni sulla parola ricercata, tutti contenuti slegati da link che quindi riducono la possibilità dell’utente di cliccare su altro e quindi di andare visitare altri siti. Molte volte infatti, le informazioni che Google mostra sono sufficienti all’utente che resta quindi nella pagina Google. Le indicazioni di Fairserch sono parte del ‘test di mercato’ che la Commissione aveva avviato dopo che Google aveva presentato i suoi rimedi, e saranno quindi trasmesse ai servizi antitrust di Bruxelles chiamati a decidere se proseguire l’indagine o chiuderla in caso i rimedi fossero giudicati sufficienti.

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