ROMA – Abuso di posizione dominante: è questa l’accusa da cui Google potrebbe doversi difendere a breve se l’antitrust americana trascinerà il colosso informatico davanti a un tribunale. In Europa, invece, il commissario antitrust Joachin Almunia sta cercando di portare a termine una difficile trattativa con la multinazionale di Mountain View: senza l’accordo Google rischia una multa pari al 10% di tutti i suoi ricavi annuali globali, una fetta consistente di ben 38 miliardi di dollari. Va considerato che in Europa Google totalizza il 93-94% del traffico generato dai motori di ricerca, mentre negli Stati Uniti la percentuale scende al 67%.
Ma negli Usa la Federal Trade Commission ha lanciato un segnale inequivocabile ed è pronta a dare battaglia per quella che si profila come la più grande guerra legale del governo federale contro la Silicon Valley dai tempi del caso Microsoft, 14 anni fa. La Commissione ha assoldato Beth A. Wilkinson, un mastino di avvocato esperta in controversie (“litigator”) che come pubblico ministero incastrò l’attentatore di Oklahoma City. Il New York Times e tutti gli osservatori più attenti non hanno mancato di notare la circostanza: nessuna conferma ufficiale è arrivata a proposito, ma l’investitura di Wilkinson può significare solo guerra. E cioè portare Google di fronte a una corte di giustizia. Solo due volte la Commissione ha appaltato, come dire, in outsourcing, un professionista qualificato ma esterno alla struttura: la prima volta per Microsoft, appunto, l’ultima è questa.
Un ex membro della Federal Commission giudica il passo come uno spartiacque nella strategia di pressione nei confronti di Google: significa che il tempo della persuasione è finito. E uno spartiacque nella storia dello sviluppo di internet potrebbe derivare da una sentenza contraria a Google, un po’ come avvenne nel 1998 quando il ridimensionamento della creatura di Bill Gates consentì la trasformazione dell’industria tecnologica e il successo di nuove imprese uscite dal cono d’ombra imposto da Microsoft.
Il dossier Google è da tempo sulle scrivanie dell’antitrust americano: l’immenso potere di influenza e la straordinaria capacità di trasformarlo in profitti di Google è frutto anche di abusi? Quando “indirizza” centinaia di milioni di utenti ogni giorno verso questa o quella destinazione manipola in realtà i risultati della ricerca, retrocedendo nella pagina web le aziende competitors e i prodotti sgraditi? Ora che se ne occupa la Wilkinson il processo del secolo sta per essere celebrato, manca solo l’annuncio ufficiale. L’imputato Google si alzi, entra la Corte…