“La fabbrica del televoto”. Massimo Gramellini su La Stampa

Pubblicato il 29 Aprile 2009 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA

L’appuntamento delle elezioni europee, quelle in cui dovrebbe contare il voto d’opinione più che quello di scambio o quello “utile”, è un’occasione per riflettere sullo stato di destra e sinistra e soprattutto su come intendono farsi rappresentare a Strasburgo.

Nelle liste dei due schieramenti ci saranno forse troppe discutibili “pidiellonze” da una parte, e troppe venerabili veterane della lotta politica dall’altra. In entrambi i casi sembra mancare una giusta considerazione del ruolo del parlamentare e della democrazia parlamentare.

E il problema non è solo che il deputato europeo venga visto alla stregua di «un pensionato di lusso, spesso assenteista, il cui peso sulle sorti del continente è pari a quello esercitato da un socio del circolo di golf», come scrive Massimo Gramellini in un pezzo su La Stampa che Blitzquotidiano vi segnala come articolo del giorno.

Con l’avvicinarsi del 7 giugno cominicio a temere come la peste (suina) il momento in cui entrerò in cabina elettorale, aprirò il lenzuolone di carta e mi troverò dinanzi all’atroce dilemma: se spedire in Europa una “letteronza” o una scienziata nata nel 1922, una concorrente del Grande Fratello la cui piattaforma politica colpevolmente mi sfugge oppure una femminista, speranza e sol dell’avvenir, che fra non molto compirà un secolo. Mai come stavolta destra e sinistra hanno divaricato l’offerta, adattandola ai cliché che vogliono la prima superficiale ma scoppiettante e la seconda austera ma esangue. […]