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“Le Monde” soffocato dai debiti, serve ricapitalizzazione entro l’estate. Ma chi mette i soldi?

di Emiliano Condò |12 Aprile 2010 20:58

Le Monde

I giornalisti del quotidiano francese Le Monde rischiano entro l’estate di perdere il controllo del giornale, che detengono dalla sua fondazione nel 1945, per salvare il giornale e il gruppo editoriale che gli è stato costruito attorno e che rischia di naufragare in un mare di perdite e di debiti. Servono ingenti capitali e nessuno sembra disposto a mettere soldi nel nobile ma orrendamente gestito giornale senza la possibilità di avere una qualche voce in capitolo. Questo avverrà entro giugno, con una importante iniezione di capitale un cambiamento del peso dei vari azionisti.

Il gruppo ha perdite di gestione per decine di milioni di euro all’anno, ha debiti per 100 milioni di euro e entro il 2011 deve restituire un prestito di 25 milioni di euro concesso dalla banca Bnp-Paribas. Infine deve onorare tra il 2012 e il 2014, 67 milioni di euro di Ora (obbligazioni rimborsabili in azioni).

La ricapitalizzazione,  è stata definita  “indispensabile per rinforzare i fondi propri del gruppo, dal Consiglio di sorveglianza, una specie di super consiglio di amministrazione, che si è riunito venerdì scorso, anche se avrà come conseguenza, sempre nelle parole del massimo organo della società editrice, “la diluizione degli azionisti storici che diventerebbero minoritari”.

Senza la ricapitalizzazione, che secondo il Consiglio di sorveglianza verrà “finalizzata nelle prossime settimane per essere sottomessa al voto degli azionisti entro giugno”, il gruppo rischia, secondo La Tribune, di dovere chiedere l’amministrazione controllata.

Oggi il gruppo è controllato al 60% dalla holding Le Monde partenaires et associes (Lmpa), e da azionisti esterni come il gruppo Lagardere (17,2%), Prisa (15%) La Stampa (3%) e Le Nouvel Observateur (1,8%).

La direzione di Le Monde, contattata dall’agenzia di stampa ANSA, non ha voluto commentare le “voci che circolano” riguardo i nomi dei possibili partner del gruppo in questo processo di ricapitalizzazione per “rispettare la discrezione dei delicati negoziati in corso”.

Diversi giornali francesi (La Tribune, Liberation, La Correspondance de la presse) parlano di “una svolta epocale”, che minerebbe l’indipendenza del giornale. Nessuno però dice che l’indipendenza i giornalisti di le Monde se la sono giocata in tutti questi anni non accettando le regole della più banale gestione industriale, pensando di essere sopra ogni regola dell’economia e condizionando i responsabili aziendali che si sono succeduti con i loro voti in assemblea.

Ancora una volta, il modello jugoslavo dei dipendenti azionisti non ha funzionato.

I giornali francesi ora parlano di contatti con il gruppo Prisa, editore del quotidiano spagnolo El Pais, recentemente passato sotto il controllo di un fondo pensioni americano, associato a un importante investitore finanziario, e con il Gruppo Espresso. Quelli del Pais hanno i loro problemi e sembra poco verosimile che gli americani che li hanno appena salvati vogliano distogliere risorse dallo sviluppo di un gruppo che, a parte gli errori di gestione finanziaria, è una macchina da soldi con ai suoi piedi il gigantesco mercato latino americano, per metterle in un giornale vecchio nella mentalità, estremamente sindacalizzato nonostante la formula dipendenti-azionisti, con un mercato francese in grave recessione e senza grandi prospettive per la carta stampata quotidiana.

Il Gruppo Espresso ha già smentito la notizia di un suo coinvolgimento, ma sembra in ogni caso poco probabile che voglia fare quel che gli spagnoli difficilmente faranno.

Al fondo di tutto resta il fatto che con un giornale come le Monde la formula della cordata appare ancor più impraticabile che con una azienda normale. Chiunque intervenga sembra già in partenza di non avere la prospettiva di assumere il controllo pieno del giornale, la di convivere in un condominio in apparenza in controllo ma n nella realtà frazionato. Chi ha avuto un minimo di esperienza sulla difficoltà di trovare una linea comune tra soci italiani e spagnoli sa che il rischio di fallimento è altissimo.

L’impostazione data al salvataggio di le Monde sembra pensata proprio per formalizzare il condominio, in modo che nessuno possa davvero comandare e i giornalisti continuino a fare quel che vogliono. Giusto per loro è provarci, anche perché l’alternativa, e anche la probabile conclusione, è che il giornale finisca in mano a un salvatore francese, che agirà per nome e conto del presidente Nicolas Sarkozy ma che garantirà anche chi verrà dopo di lui.

Il candidato più probabile è Arnaud Lagardere, già due volte di cui una recentissima piegato ai voleri di Sarkozy (ha licenziato giornalisti sgraditi) perché totalmente dipendente dal favore del governo per le commesse alla sua gigantesca industria aerospaziale, Eads.

Anche per queste ragioni appare molto poco probabile che il governo francese consenta a una bandiera come le Monde di cadere in mani straniere. In ballo non c’è solo l’orgoglio gallico ma soprattutto il controllo dell’informazione.

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