Le tre zavorre che frenano l’internet tricolore. Juan Carlos De Martin sulla Stampa

Divario infrastrutturale, divario culturale e divario economico: sono le tre zavorre individuate da Juan Carlos De Martin sulla Stampa che impediscono all’internet italiano di crescere e allinearsi ai livelli di consumo europei. Secondo De Martin, infatti, l’abrogazione del decreto Pisanu e la conseguente liberalizzazione dell’accesso al Wi fi, non è che un primo e timido passo. Molto resta invece ancora da fare e, intanto, l’Italia languisce agli ultimi posti Ue come accesso e consumo della rete. BlitzQuotidiano vi propone la riflessione di De Martin come articolo del giorno.

Il mattino del 1° gennaio 2011 l’Italia che naviga e innova in Rete si sveglierà un po’ più libera. Dando, infatti, seguito ad una promessa del ministro Maroni del novembre scorso, affiancata da molteplici iniziative sia della maggioranza sia delle opposizioni, il governo ha inserito nel decreto Milleproroghe di fine anno l’abrogazione di quasi tutto l’articolo 7 del decreto Pisanu. Ciò in concreto significa che da inizio 2011 non sarà più necessario mostrare un documento d’identità prima di accedere alla Rete da un punto di accesso pubblico. Inoltre, chi offre l’accesso – caffè, albergo, biblioteca, università, eccetera – non dovrà più né fotocopiare i documenti degli utenti, né conservare i registri delle loro attività online. Rimane l’obbligo di richiesta di una licenza al questore per gli Internet café, come anche altri eventuali obblighi previsti dalla normativa sulle telecomunicazioni.

Dopo cinque lunghi anni, dunque, l’Italia finalmente abbandona una norma unica tra i Paesi sviluppati e torna alla normalità. E’ una buona notizia, di cui bisogna dare credito al governo, il quale è come se avesse tolto, con ampio consenso politico, una palla di ferro dalle caviglie dell’innovazione digitale italiana. Tutto a posto, dunque?

Dal primo gennaio possiamo aspettarci Wi-Fi per ogni dove e una popolazione improvvisamente connessa? Ovviamente no, non esageriamo. Tolto il decreto Pisanu, infatti, alle caviglie rimangono diverse altre palle di ferro e, come non bastasse, le gambe del corridore sono molto gracili. E’, quindi, giusto rallegrarsi per il fatto che tra pochi giorni sarà più facile offrire accesso alla Rete a chi partecipa a convegni, va in biblioteca o visita le nostre città, ma dobbiamo guardare avanti e più in grande, definendo quella che potremmo chiamare un’agenda digitale per l’Italia. Una strategia di ampio respiro che porti il nostro Paese, nell’arco di qualche anno, a camminare sicuro sulle proprie gambe, confrontandosi con le nazioni che meglio stanno affrontando il secolo della Rete. […]

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