ROMA – Marco Bova, giornalista siciliano e collaboratore del Fatto Quotidiano, è stato rinviato a giudizio perché si è rifiutato di rivelare al pm la fonte di un suo articolo, avvalendosi del segreto professionale, tutela sacrosanta per la libertà di informazione. Un fatto “inaccettabile” per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato dei giornalisti.
L’articolo in questione svelava particolari su una perquisizione nei confronti del senatore Nino Papania (Pd).
In una nota congiunta il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Fnsi Giuseppe Giulietti esprimono tutta la loro preoccupazione:
“La Federazione nazionale della stampa italiana condivide le preoccupazioni espresse dal consiglio regionale dell’Assostampa siciliana in relazione alle vicende che hanno coinvolto i colleghi Giulia Martorana, Josè Trovato e Marco Bova”.
“In particolare – osservano – non è accettabile il rinvio a giudizio di Marco Bova, collega pubblicista accusato di non aver voluto rivelare le sue fonti. La tutela delle fonti è un presupposto necessario per garantire non solo la libertà del cronista, ma anche il diritto del cittadino ad essere informato. La Fnsi, d’intesa con l’Associazione Siciliana della Stampa, si metterà a disposizione di Marco Bova e a tutela di un principio, quello della tutela delle fonti, “non negoziabile”.