ROMA – Maurizio Molinari sarà il nuovo direttore de La Stampa, con Massimo Russo che passa da vicedirettore a condirettore e Massimo Gramellini che diventa “direttore creativo di Itedi”. Molinari prende il posto di Mario Calabresi, che a sua volta ieri (25 novembre) aveva annunciato il suo passaggio alla direzione di Repubblica, dopo che in mattinata Ezio Mauro aveva anticipato in riunione di redazione che il 14 gennaio 2016, dopo 20 anni, sarà il suo ultimo giorno da direttore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
Le nomine sono state decise dal Consiglio di Amministrazione di Itedi riunito a Torino dopo le dimissioni di Calabresi, che lascerà la direzione de La Stampa il prossimo 31 dicembre. Il Consiglio – si legge in una nota di Italiana Editrice – ha ringraziato Calabresi “per i risultati conseguiti e per l’impegno profuso negli oltre sei anni di direzione della testata, formulando i migliori auguri per la prosecuzione della sua carriera. Contestualmente, ha deliberato che a partire dalla stessa data, Molinari assumerà l’incarico di direttore del giornale e di direttore Editoriale di Itedi. Russo sarà nominato Condirettore de La Stampa. Inoltre Gramellini – si legge ancora nella nota – sarà nominato Direttore Creativo di Itedi, con il compito di promuovere progetti editoriali innovativi, anche multimediali, in aggiunta alla sua collaborazione con La Stampa”. “Il talento e le capacità della nuova squadra di vertice – sottolinea Itedi – costituiscono la migliore base per assicurare a La Stampa e al Secolo XIX un futuro di successo, unendo nuove energie all’autorevolezza di sempre, nell’interesse ultimo dei lettori”.
Secondo Dagospia nella redazione de La Stampa si poteva una “crisi-Gramellini”. Il popolare vicedirettore, noto per la sua rubrica quotidiana “Buongiorno”, la sua presenza fissa a “Che Tempo Che Fa” di Fabio Fazio, e il bestseller autobiografico, “Fai bei sogni”, avrebbe minacciato di andarsene dal giornale, portandosi “il 30% dei lettori, se non avesse preso il posto di Calabresi.
A Torino intanto scalda i motori il piacionissimo Massimo Gramellini, che a John Elkann ha promesso un aumento delle vendite del 20% se lo fanno direttore. E se invece gli preferiscono i vari Cazzullo o Massimo Russo? Semplice, “Gramella” se ne andrà e minaccia di portarsi via il 30% dei lettori (calcoli suoi personali).
Molinari, nato a Roma nel 1964, era corrispondente per La Stampa da Gerusalemme dopo esserlo stato a New York e Bruxelles. Aveva suscitato polemiche il suo saggio recentemente publicato per Rizzoli “Il Califfato del Terrore – Perché lo Stato Islamico minaccia l’Occidente”, secondo Nicola Perugini (docente della Brown University) ricalcato in più parti da “Rise of Isis” del giornalista del New York Times Jay Sekulow. Scrive Giampaolo Pansa su Libero che
“così i giornaloni sono sistemati. A Repubblica va Mario Calabresi. […] Al Corriere della sera non c’ è più Ferruccio de Bortoli, che provava una forte avversione nei confronti del premier Matteo Renzi. Al suo posto, in via Solferino, c’è Luciano Fontana, assai più cauto nei confronti del Fiorentino. Il Messaggero diretto da Virman Cusenza nutre un’affettuosa simpatia per il renzismo. Il Quotidiano nazionale, che raggruppa tre robuste testate non sarà mai un giornale di opposizione. Tira le somme e vedrai che, senza apparire, l’attuale presidente del Consiglio ha vinto anche questa mano di poker”. Il giudizio non è mio. A offrirmelo è un grande manager che conosce come pochi il territorio dei quotidiani per averci lavorato a lungo. Mi sembra un’opinione azzeccata e la condivido quasi al cento per cento.