Morto Maurizio De Luca, direttore di giornali e grande cronista di giudiziaria

Morto Massimo De Luca, direttore di giornali e grande cronista di giudiziaria
Morto Massimo De Luca, direttore di giornali e grande cronista di giudiziaria

ROMA – È morto a Roma Maurizio De Luca, direttore editoriale dei giornali locali del gruppo l’Espresso, dopo essere stato direttore responsabile della Tribuna di Treviso, del Mattino di Padova e della Nuova Venezia e vice direttore dell’Espresso. Aveva 71 anni.

Con la dignità, la discrezione e anche quella certa levità unita a ferrea fermezza, che erano la caratteristica del suo tratto umano e professionale, ha affrontato la malattia che lo ha portato alla morte come una cosa ineluttabile della vita, da combattere per dovere morale, senza mai dare spazio a sentimenti di rinuncia.

Grande cronista di giudiziaria, Maurizio De Luca era nato a Firenze il 28 marzo 1943. Dopo aver iniziato la carriera alla Nazione, era diventato capocronista. Passato a Panorama sotto la direzione di Lamberto Sechi, seguì per Panorama prima e per l’Espresso poi le vicende del crac Sindona e della loggia P2.

Nominato da Giovanni Valentini vicedirettore dell’Espresso, Maurizio De Luca continuò a guidare la squadra della cronaca giudiziaria. Passò nel 1988 alla direzione dei giornali veneti dell’Espresso (Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia), per poi chiudere la sua carriera come direttore editoriale dei quotidiano locali del Gruppo Espresso.

Dalla grande cronaca giudiziaria nazionale a una delle zone d’Italia in più forte espansione, Maurizio De Luca continuò l’impegno professionale senza risparmio del suo tempo, senza soluzione di continuità tra le ore nell’ufficio di direttore e quelle passate nel rapporto con il territorio. Della sua direzione dei giornali veneti si ricordano le battaglie contro l’Expo a Venezia.

La battaglia contro le mafie ha contraddistinto tutta la sua carriera, fino alla fine: nel 2013 era uscito per Laterza, curato da Maurizio De Luca “Vent’anni contro – Dall’eredità di Falcone e Borsellino alla trattativa”, una conversazione fra Gian Carlo Caselli a Antonio Ingroia.

Mentre combatteva il male, non aveva nemmeno un attimo rinunciato al suo impegno, sostenendo nelle ultime elezioni regionali la candidatura alla Regione Lombardia di Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio.

 

 

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