Nicola Bovoli è morto: era lo zio di Matteo Renzi Nicola Bovoli è morto: era lo zio di Matteo Renzi

Nicola Bovoli è morto: spinse Repubblica in orbita e la salvò con i libri. Era lo zio di Matteo Renzi

Nicola Bovoli è morto: era lo zio di Matteo Renzi
Nicola Bovoli è morto: era lo zio di Matteo Renzi

PISA – Si è spento all’età di 73 anni Nicola Bovoli, zio di Matteo Renzi ma soprattutto protagonista non riconosciuto né onorato di due momenti fondamentali della storia di Repubblica e dominatore di una fase epica della guerra per il primato fra Repubblica e il Corriere della Sera. A lui è dovuto anche l’abbinamento di vari giornali locali italiani al gioco del Bingo, prima che la sinistra di Governo ne facesse una istituzione nazionale. Grazie al suo Bingo, quotidiani come la Nuova Sardegna aumentarono la diffusione finio a 3 volte rispetto ai liverlli tradizionali.

Una lunga malattia, contro la quale combatteva da anni, lo ha vinto nella notte tra martedì e mercoledì a Vicopisano, dove viveva da diversi anni.

Fu Bovoli, aiutato dal fratello minore, a importare in Italia il gioco Portfolio, i cui diritti acquistò dal Times di Londra, nel 1984. All’epoca Renzi andava alle elementari e nessuno poteva ancora indovinare cosa sarebbe diventato.

Bovoli operava con successo nel settore dei giochi a premio, in quel periodo molto diffusi nelle aziende e nelle attività commerciali.

Portfolio, legato all’andamento della Borsa, fu un immediato successo. Secondo una vulgata, Bovoli aveva proposto Portfolio per primo al Corriere della Sera ma era stato respinto con perdite. Sulle prime, raccontano. Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, storse la bocca quando gli proposero di usare un gioco per promuovere la tiratura del giornale. Fu il direttore commerciale dell’epoca, Giancarlo Turrini, sostenuto dall’editore Carlo Caracciolo, a convincere Scalfari. Fu un successo travolgente. All’epoca Repubblica vendeva poco più di 200 mila copie, sempre più di quante ne venda oggi ma molto meno delle 700 mila cui arrivò nei giorni del gioco.

L’effetto di Portfolio fu di far conoscere a un nuovo pubblico di italiani il nuovo quotidiano la Repubblica, lanciato 8 anni prima ma ancora ristretto a una minoranza di intenditori. Terminato il gioco, le vendite del quotidiano restarono in orbita: i lettori avevano avuto modo di provare la formula giornalistica, la linea editoriale e i contenuti di Repubblica e non smisero di comprarla per anni. Il declino ebbe inizio con l’ingresso nell’area di Governo della sinistra, sotto la guida di Carlo Azeglio Ciampi e Giuliani Amato, 9 anni dopo Portfolio.

Anche se i maggiori benefici del lavoro di Bovoli ricaddero sul Gruppo Espresso Repubblica, la sua prima scelta fu sempre il Corriere della Sera. Fu al Corriere che Bovoli propose un nuovo gioco di successo, Replay, che per un breve periodo ribaltò la posizione relativa con Repubblica, verso la  fine del anni ’90, quando Scalfari aveva spostato il quotidiano su una linea un po’ troppo ortodossa rispetto alle mutazioni del Pci.

Al Corriere Bovoli propose anche, nel 2002, l’abbinamento al quotidiano di libri classici, a prezzo ridottissimo. L’iniziativa era stata già sperimentatat con successo in Spagna dal quotidiano el Mundo, di proprietà dello stesso gruppo editoriale. Per la dirigenza della Rizzoli Corriere della Sera, però, si trattava di una iniziativa sbagliata, destinata a deprimere l’immagine del quotidiano. Fu così che Bovoli la propose a Carlo Ottino e Corrado Corradi, ai vertici del marketing di Repubblica. Sulle prime ci furono perplessità anche in via Po, quartier generale del Gruppo. Non per motivi di immagine ma perché l’esperienza dell’abbinamento fra libri e giornali (nel caso il settimanale L’Espresso) non era stata particolarmente felice se non in caso di gratuità del libro. Il punto di pareggio dell’iniziativa era tuttavia molto basso (circa 50 mila copie di libri vendute) e gli effetti della crisi seguita alle Torri Gemelle imponevano una qualsiasi iniziativa di sostegno.

La mattina della pubblicazione del primo titolo, il Nome della Rosa di Umberto Eco, nessuno ci voleva credere: del libro furono vendute 600 mila copie, fu necessaria una ristampa. Fu fatto ricorso a tipografie spagnole, perché in Italia non c’era sufficiente capacità produttiva. Seguirono titoli come
Gabriel Garcia Marquez: Cent’anni di solitudine, Hermann Hesse: Siddharta, Italo Calvino: Se una notte d’inverno un viaggiatore, Ernest Hemingway: Il vecchio e il mare, Marcel Proust: La strada di Swann. Era la grande letteratura del ‘900 portata fuori del tempio delle librerie, messa a portata di mano e di acquisto delle classi meno colte ma con non inferiore desiderio di apprendere.

L’effetto della “Biblioteca” di Repubblica sui conti aziendale fu travolgente. Annullò l’impatto negativo della recessione post Torri e fece di Repubblica un fenomeno mondiale. Il Corriere della Sera tornò sui suoi passi, mise fuori la sua Biblioteca con risultati altrettanto positivi, segno del fatto che il “mercato” se gli dai cose buone risponde. Ancora oggi, tre lustri dopo, anche se in misura molto inferiore, i grandi quotidiani devono una parte dei valori positivi del proprio conto economico alla invenzione di Bovoli.

Nessuno, in questi anni, ha mai avuto l’idea di ringraziare Nicola Bovoli. La sua idea dei libri contribuì a salvare migliaia di posti di lavoro giornalistico e slittare di quasi un decennio l’impatto della recessione sull’editoria.

Bovoli, fratello di Laura, mamma di Matteo Renzi, era originario della provincia di Firenze. A Vicopisano aveva messo da parte la laurea in Giurisprudenza e l’esperienza nel marketing, per riscoprirsi imprenditore agricolo: aveva avviato il Frantoio di Vicopisano, che produceva olio di qualità e altri prodotti biologici.

Dopo la laurea con lode, conseguita a soli 23 anni, Bovoli si era trasferito a Milano dove aveva fatto carriera prima in Rizzoli e poi con un suo gruppo specializzato in marketing editoriale. In questa veste conobbe Mike Bongiorno. Anni fa confessò di essere stato proprio lui a raccomandare il giovane Matteo alla Ruota della Fortuna. “Io lavoravo con Mike dal 1987 e nel 1994, quando Matteo partecipò alla trasmissione, eravamo amici. Mike un giorno mi confessò di essere in tensione: non riusciva a trovare un concorrente che spiccasse, così gli proposi Matteo, sostenendo che era un ragazzo vispo. Mike mi disse di fargli la selezione e lo prese subito”.

A Milano Bovoli ha avuto una lunga e brillante carriera: è stato uno degli ideatori dei gadget in edicola, allegati a quotidiani e riviste, facendone schizzare le vendite. Poi, affezionato alla sua Toscana, era tornato in “patria”, per produrre olio. Lascia una moglie e due figli.

 

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