Nuova Rai di Campo Dall’Orto: sembra il sogno di Berlusconi

Nuova Rai di Campo Dall'Orto: sembra il sogno di Berlusconi
Rai, Antonio Campo Dall’Orto la vede così. Mentre Berlusconi la vede bene

ROMA – Rai nel tritacarne della riforma. Antonio Campo Dall’Orto espone la sua filosofia della televisione pubblica, Berlusconi gode e stappa champagne.
Intervistato da Annalisa Cuzzocrea per Repubblica ha spiegato i cardini della sua futura azione da amministratore delegato della Rai, così sintetizzati dalla giornalista:

1. Direttori scelti in base alla competenza televisiva e all’aderenza al progetto.
2. Tre reti che facciano un grande racconto dell’Italia,
3. Rai 4 – «l’incursore» sarà quella che guarderà fuori, inseguendo un pubblico giovane che la Rai ha perso da tempo.

Antonio Campo Dall’Orto, rivela Annalisa Cuzzocrea, nei corridoi di viale Mazzini lo guardano “ancora come un alieno”. A leggere l’intervista ne hanno ben donde, con un capo azienda che insiste di volere “trasformare la Rai in una Media Company”, come se già non lo fosse, come oggi la Rai fosse una Fast Food Company.

Se fossero vivi Mussolini e Pavolini lo bacerebbero in fronte, il Minculpop non avrebbe pensato di meglio:

“Non ci sarà più la cronaca nera dentro Domenica in. È una scelta che ho concordato con Andrea Fabiano e che pagheremo in termini di ascolti, ma è questo che intendo quando dico servizio pubblico”.

Chissà cosa ha pensato Barbara D’Urso leggendo il Verbo, prima di ospitare nel suo studio di Domenica Live (Canale 5 di Berlusconi) il mastermind che ha imposto Campo Dall’Orto alla Rai.

Chissà cosa avrà pensato Berlusconi quando gli hanno annunciato che Antonio Campo Dall’Orto ha minacciato gli spettatori della Rai con queste parole:

“Non rivedrete più su Rai1 programmi di “emotainment”, come lo chiamiamo in gergo. Non ci saranno Il dono, Così vicini così lontani o, su un altro fronte, Ti lascio una canzone”.

Poi Antonio Campo Dall’Orto precisa e spiega che fare servizio pubblico è

“produrre fiction come Il sindaco pescatore, che ha fatto 7 milioni di audience. O Io non mi arrendo, ambientata nella Terra dei fuochi. Servizio pubblico è coprodurre Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi sui migranti e Lampedusa Orso d’oro a Berlino. Stiamo comprando i diritti della pay tv in modo da poterlo trasmettere in autunno su Rai3 in una serata a tema”.

Per questo la filosofia del talk show è:

“L’unico modo per dargli un senso fosse un’interlocuzione tra le persone pulita, che smettesse di essere troppo rissosa, e devo dire che i talk della Rai oggi sono molto più comprensibili. Il servizio pubblico deve lavorare su tutti i generi. Fazio ha rinnovato il suo sabato con una chiave leggera, divertente. Dobbiamo trovare formule nuove anche per gli altri”.

Sì, va be’, ma i Tg? Archiviato il progetto delle due newsroom, sembra si torni all’antico:

“Abbiamo dovuto affrontare subito due urgenze, Rainews e Raisport. Il metodo è quello che ho usato per le reti: lavoriamo al prodotto e tra qualche mese sceglieremo le persone che meglio lo rappresentano. [Nel frattempo] abbiamo introdotto subito delle grandi novità: la direzione creativa, quella digitale, l’avvento di una figura che non c’era mai stata come quella del direttore editoriale affidata a Carlo Verdelli”.

Progetti sul digitale:

“Abbiamo ereditato 250 siti diversi, non è facile, ma è una macchina potentissima che deve solo essere messa a regime. E all’uso della rete penso in tanti sensi: ad esempio un programma come
The Voice, che è partito bene, ha la necessità di trasformarsi in un evento costante. Deve avere l’ambizione di esondare rispetto alla tv. In questo mi ha rinfrancato Sanremo: 2 milioni e 700mila tweet. Carlo Conti l’ha fatto benissimo e lo ha fatto crescere soprattutto tra i giovani”.

Un pensierino anche per Sky e Disney: quando parte lo stop della pubblicità su RaiYoYo?

“Dal primo maggio. Per i bambini voglio creare una grande e ambiziosa direzione in modo che ci sia più equilibrio tra la parte commerciale e quella educativa”.

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