ROMA – Carlo Chianura, giornalista e portavoce della corrente sindacale Puntoeacapo, ha pubblicato sul sito Puntoeacapo.org un articolo in cui fa un quadro dei problemi dei giornalisti in questo periodo in Italia. L’articolo prende lo spunto dalla apertura, il 28 aprile 2015, presso la Presidenza del Consiglio, del confronto fra editori, sindacato dei giornalisti, istituto di previdenza e sindacato degli edicolanti sulla grave crisi del settore, per lanciare l’allarme sulla riforma delle prestazioni che l’Inpgi (istituto di previdenza dei giornalisti) si appresta a varare e che” potrebbe far male ad attivi e a pensionati“.
Arriva finalmente, scrive Carlo Chianura,
il momento del famoso “tavolo” delle parti sociali (Fnsi, Fieg, Inpgi, sindacati degli edicolanti) con il governo. All’ordine del giorno martedì 28 aprile a Palazzo Chigi c’è un settore in agonia. In agonia, è bene dirlo, per una crisi generalizzata del Paese, ma anche per le scelte suicide di quelle stesse parti sociali nel corso degli ultimi cinque-dieci anni. Al danno dell’applicazione indiscriminata della 416, che ha consentito agli editori di divorare la polpa dei finanziamenti statali mandando a casa un migliaio di prepensionati, si aggiunge ora la beffa di una Fnsi che – finita la festa – chiede al governo una riforma drastica della legge.
In vista di che cosa?, è lecito chiedersi: dei nuovi strumenti (licenziamenti economici), dei vecchi (licenziamenti collettivi), dei nuovissimi (licenziamenti in cambio di assunzioni con Jobs Act)?
Nel frattempo, l’Inpgi si appresta a varare una riforma delle prestazioni che potrebbe far male ad attivi e a pensionati se non venissero accolti i principi sacrosanti della solidarietà e dell’equità, oltre che delle sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione.
D’altro canto, nessuna misura anche la più draconiana potrà salvare i conti dell’istituto e il settore senza un complesso di misure e iniziative che ci si augura possa concretizzarsi nel tavolo per l’editoria convocato dal Governo.
Sono indifferibili alcune iniziative anche legislative, di cui l’Istituto di previdenza e le parti sociali devono farsi portabandiera.
A partire:
– dal riesame della 416 con la neutralizzazione del decreto Sacconi del 2009 sulla possibilità di fare stati di crisi con i cosiddetti indicatori economici prospettici e non con bilanci (certificati e controllati dal Ministero del Lavoro) in rosso;
– dal finanziamento virtuoso dell’editoria, secondo i modelli delle democrazie europee;
– da una riforma del mercato pubblicitario televisivo che oggi consente intollerabili rendite di posizione a uno dei soggetti in gioco;
– da una revisione della disciplina degli ammortizzatori sociali che oggi pesano integralmente sui bilanci dell’Inpgi;
– dalla discussione sulla tassazione delle società web straniere che non pagano imposte in Italia;
– dal pagamento dei contenuti giornalistici anche attraverso una tassa di scopo sui contratti telefonici.
E ancora, dall’intervento legislativo per contenere almeno al livello di caporedattore il tetto dei contributi figurativi per i giornalisti che ricoprano incarichi elettivi. Un sistema perverso attraverso il quale chi è in aspettativa paga solo l’8 per cento della contribuzione, mentre tocca all’Inpgi coprire la quota aziendale relativa alla qualifica ricoperta al momento dell’elezione. Senza dimenticare di verificare e casomai eliminare l’obbligo anche per l’Inpgi di applicare la famigerata legge Mosca per numerosi giornalisti dipendenti di testate politiche o sindacali, che hanno maturato la pensione anche senza i contributi ritenuti necessari per tutti gli altri giornalisti.
Ci sono da reperire risorse per garantire nuova occupazione. Ma sarebbe tutto inutile, per il mercato del lavoro e per lo stesso Inpgi, se questa occupazione non avesse le caratteristiche della solidità e della giusta remunerazione. Le parti sociali che vedranno il sottosegretario Lotti abbiano il coraggio di mettere sul tavolo con uno sguardo di sistema queste e tutte le altre proposte che rilancino davvero il settore. Mettendo da parte per un attimo i rispettivi interessi di bottega.