Pubblicità. Crollo Rai: sfasciati prezzi e mercato, è 1/3 di Mediaset

Pubblicità. Crollo Rai: sfasciati prezzi e mercato, è 1/3 di Mediaset
Luigi Gubitosi, uno tsunami per la pubblicità in Italia

MILANO – Il Dio del Mercato ha colpito chi ha evocato gli spiriti maligni della pubblicità e ha scatenato le forze del male che hanno fatto del mercato della pubblicità in Italia il più scombinato del Pianeta. La Rai, che per tutto lo scorso anno aveva sfasciato il regime di prezzi rendendo competitivo con la esagerata offerta di internet il bene più scarso che sono i minuti in tv, ora raccoglie i venti di tempesta. Il mese di gennaio 2015, scrive Claudio Plazzotta su Italia Oggi, ha visto “crollare del 12% la raccolta pubblicitaria della Rai”, che, pur avendo aumentato spot e telepromozioni, non ha potuto frenare il declino dei prezzi, messo in moto in modo inesorabile dal duo Fabrizio Piscopo – Luigi Gubitosi e ora assai difficile da frenare.

I fatturati di tv e stampa sono riportati in due tabelle su Italia Oggi e parlano come sentenze scolpite da Mosè. Nel solo mese di gennaio 2015, Mediaset ha raccolto 164 milioni di pubblicità, più del triplo della Rai (52,7 milioni). Il fatturato della Rai, con tutta la potenza di fuoco di un network che parla a quasi metà degli italiani, è appena il doppio di Sky e solo 5 volte La7, rispettivamente 27 e 11 milioni.
La crescita di Sky è impressionante, se la si confronta col fatturato dei quotidiani, tutti i quotidiani, che a gennaio hanno messo assieme, contando tutto, anche le necrologie, appena 47 milioni di euro, giù del 9,5% rispetto a un anno prima.
Non stupisce che il fatturato di internet, in barba a tutte le chiacchiere, sia di solo 29 milioni, la somma di tutti i siti pari a un canale satellitare a pagamento. Non ci vuole Leonardo da Vinci per capire che qualcosa non va.
L’articolo di Claudio Plazzotta ha un attacco quasi brutale e parla di

“una doccia gelata in gennaio sulla tv italiana. […] mentre La tv generalista di Rai, Mediaset e La7 viene bocciata dagli investitori pubblicitari. La più penalizzata di tutte è la Rai, che in gennaio vede crollare del 12% la raccolta pubblicitaria, ferma a quota 52,7 milioni. E il tutto a fronte di un aumento del 13% degli spazi (in secondi) dedicati a spot e telepromozioni. Male pure Mediaset, che comunque si muove come l’intero mercato televisivo (-4,8% in gennaio) e contiene al -4,7% il decremento rispetto al gennaio 2014: nel primo mese del 2015 gli uomini di Publitalia hanno portato a casa 164,3 milioni di euro, con un +13% degli spazi”.

Si salva, molto bene, Sky, avverte Claudio Plazzotta, ma le dimensioni di Sky non sono da tv, sono da giornale nazionale e infatti a patirne sono stati soprattutto i grandi quotidiani, che continuano a perdere fatturato ma ancora non si sono accorti che la colpa è del “compagno” Murdoch e anzi gioiscono perché tutto quello che va contro Berlusconi è di sinistra e se poi causerà la nostra morte, sarà stato per una Causa superiore. Se la prendono con Google, che non gli ha tolto un euro, ma che hanno letto da qualche parte sta diventando sempre più grosso.

Elaborando l’analisi del mercato della pubblicità tv Claudio Plazzotta prosegue:

“Fatturati in calo a fronte di aumento degli spazi significa listini sempre più bassi e un mezzo televisivo che ormai fa concorrenza anche al giornalino di quartiere quanto a prezzi stracciati. Scende anche La7, giù del 13% a 10,8 mln di raccolta. […]

“Sky esce sorridente da questo mese di gennaio: i ricavi pubblicitari salgono a ottimi ritmi, con un +12,6% a quota 27 milioni di euro, a fronte di un incremento del 6,5% degli spazi dedicati agli spot. Insomma, sul satellite i listini prezzi sembrano tenere. Continua anche nel 2015 la bella marcia di Mtv, su del 18% a 5,2 mln, mentre rallenta un po’ quella dei canali kids di Discovery, che comunque chiudono gennaio con un +5,6% a 1,5 mln. Si attende, infine, che gli uomini della concessionaria Discovery media inizino a mettere le mani su Deejay tv, passata formalmente al gruppo americano da febbraio. Il dato di gennaio, pari a 590 mila euro di raccolta (-15%), è quello di fine corsa della gestione Gruppo Espresso, e quindi privo di significato”.

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