Rai, Antonio Verro si dimette da senatore. “Resto nel Cda”

Pubblicato il 27 Maggio 2013 - 15:48 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Verro

Antonio Verro

ROMA – Antonio Verro si dimette dalla carica di senatore e resta a pieno titolo nel Consiglio di Amministrazione della Rai.  ”Ancor prima che il mio caso di incompatibilità – spiega in una nota il senatore del Pdl -possa essere preso in considerazione dalla competente giunta parlamentare, ritengo opportuno, in questo quadro, dimettermi da Senatore della Repubblica e tornare a partecipare attivamente ai lavori del Consiglio di Amministrazione della Rai”.

Già nella precedente legislatura Verro era subentrato come deputato ma si era subito dimesso per lo stesso motivo.

”Le ultime elezioni – spiega quindi Verro –  non hanno prodotto nessun vincitore e creato un clima politico di grande incertezza. Mi sono candidato con l’obiettivo di portare all’attenzione del Parlamento anche proposte per una nuova governance del servizio pubblico, ma e’ di tutta evidenza che le priorità di questo Governo, appoggiato da un’inedita maggioranza, dovranno necessariamente essere altre”.

Verro preferisce ”tornare a partecipare attivamente ai lavori del Consiglio di Amministrazione della Rai”.   ”A pochi anni dalla scadenza della concessione, la nostra azienda pubblica – spiega ancora Verro – attraversa forse il momento più delicato della sua storia. Continua infatti ad essere, in pratica, sotto il commissariamento del precedente governo tecnico, con bilanci in profondo rosso, ricorsi nati da forzate rimozioni, allontanamenti di grandi professionisti semplicemente perche’ considerati anziani e nomine di costosi dirigenti esterni che scavalcano validi dipendenti interni. Tutto ciò a dispetto di quanto messo pubblicamente in evidenza da movimenti, sindacati e partiti politici”.

”La Rai è  patrimonio di tutti ed è fondamentale che il Consiglio di Amministrazione, che vede al suo interno rappresentanti di diverse aree politiche e culturali come anche della società civile, riprenda in pieno il proprio ruolo di garanzia di pluralismo, così come anche in passato ribadito dalla Corte Costituzionale. L’alternativa purtroppo – conclude – e’ chiaramente espressa nei programmi dell’antipolitica: smembramento dell’azienda, privatizzazione a vantaggio dei ‘poteri forti’ e dispersione del primario ruolo che oggi ricopre nelle politiche industriali e culturali del Paese”.