Rcs: Urbano Cairo sale al 3,68% e non esclude un suo ingresso in Cda

Rcs: Urbano Cairo sale al 3,68% e non esclude un suo ingresso in Cda
Urbano Cairo (Foto Lapresse)

MILANO – Urbano Cairo si rafforza in Rcs portandosi al 3,68 per cento. Di più, nell’annunciare di aver acquistato sul mercato azioni pari allo 0,7-0,8% del capitale l’imprenditore, che nella casa editrice del Corriere della Sera già deteneva il 2,84%, non esclude un suo possibile ingresso in Cda. E lo fa alla vigilia della riunione, fissata per mercoledì, nella quale verrà steso il profilo, e magari individuato il nome, del candidato da portare all’assemblea dell’8 maggio per sostituire nel board Carlo Pesenti.

Per quanto Cairo si consideri ”uno operativo, non un uomo da consigli di amministrazione”, e sottolinei che “non ci ho pensato, ma non me l’ha chiesto nessuno, se mi fanno una proposta ci penserò”, potrebbe essere lui la figura di raccordo fra il principale azionista Fiat (al 20,5%) e il socio di minoranza di maggior peso, Diego Della Valle (quasi al 9%).

Con il patron della Tod’s, Cairo giura di non aver parlato, anche se dice ”ci conosciamo” e nega che nell’azionariato di Rcs ci si una fronda anti-Fiat. ”Sbagliato dire di no aprioristicamente ad una cosa, ma per il momento non ne ho parlato con nessuno”, sottolinea su un suo possibile ruolo da consigliere mentre esclude di poter andare a fare l’a.d di Rcs, al posto di Pietro Scott Jovane secondo l’idea lanciata da mister Tod’s.

”Forse Della Valle dice così perché sono poche le aziende come Cairo che su un fatturato in edicola di 75 milioni ha fatto un Mol di 12,4 milioni. Altri chiudono testate noi ne creiamo e assumiamo. Siamo una mosca bianca”. Poi sottolinea: ”Sono l’unico editore puro tra i soci di Rcs”.

Sulla mossa dell’imprenditore impegnato tramite Cairo Communication nel rilancio di La7 e sulla sua disponibilità a entrare nel board, svicola intanto l’ad di UnipolSai a Bologna Carlo Cimbri.

“Nell’interesse della valorizzazione economica della nostra partecipazione in Rcs sosterremo qualsiasi ipotesi volta a stabilizzare l’azionariato. Per realizzare un programma di ristrutturazione c’è bisogno di stabilità nell’azionariato, se no tutto diventa complicato”.

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