Rolando Montesperelli morto: storico segretario redazione di Repubblica

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Rolando Montesperelli morto: storico segretario redazione di Repubblica

ROMA – Rolando Montesperelli, storico segretario di redazione di Repubblica fin dalla sua fondazione, è morto il 4 dicembre a Roma. Proprio Montesperelli ha affiancato Eugenio Scalfari fin dal numero zero del giornale nato nel 1975. “Tu pensa a scrivere, al resto penso io”: questo il motto che Montesperelli ha fatto suo guidando per anni una nuova e giovane redazione di quello che diventerà uno dei principali quotidiani italiani. Rolando se n’è andato, lasciando nel dolore non solo amici e colleghi, ma soprattutto la sua famiglia.

 

A salutare Rolando è anche Enrico Franceschini, in un commovente commento pubblicato il 5 dicembre su Repubblica, giorno dei funerali che si terranno alle 15 nella Basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma:

“Se n’è andato Rolando Montesperelli, primo segretario di redazione di “Repubblica”. Qualche lettore si chiederà: cos’è un segretario di redazione? E’ un tuttofare, il macchinista e il motore del giornale: quello che si occupa che tutto funzioni. Un personaggio senza il quale i giornali non potrebbero esistere. La prima volta che entrai a “Repubblica”, nel lontano 1984, Rolando fu la prima persona che vidi quando si aprirono le porte dell’ascensore della redazione, allora in piazza Indipendenza. Vidi un uomo alto, imponente, che si aggirava a grandi falcate con un radiotelefono in mano, impartendo ordini a destra e a manca. “E’ Scalfari”, fu il mio primo pensiero. Non gli somigliava per niente e io, pur non avendo mai incontrato Scalfari di persona, sapevo che faccia avesse: ma tale era la sicurezza emanata da quella figura torreggiante che pensai dovesse essere il direttore, colui che in quel luogo comandava.

Il mio errore poteva essere giustificato dal fatto che, mentre l’ascensore saliva verso l’alto, ero emozionato come se stessi per accedere al monte Olimpo per incontrare gli Dei (e, cosa ancora più straordinaria, venire accolto fra di loro), dunque in forte stato confusionale. Ma non sbagliavo completamente. Montesperelli non era Scalfari ma in un certo senso faceva parte di Scalfari. Insieme a un terzo elemento, il capo redattore centrale Franco Magagnini, costituiva un triumvirato o la santissima trinità che faceva andare la nave di “Repubblica”. L’incredibile avventura giornalistica che portò un quotidiano nuovo di zecca, senza una propria base regionale, a superare in diffusione uno dopo l’altro tutti i concorrenti, il Messaggero, il Sole 24 Ore, La Stampa, il Corriere della Sera, diventando il primo giornale nazionale, con una tiratura il venerdì di 1 milione di copie, ha avuto certamente molti fattori: ma quei tre, Scalfari-Magagnini-Montesperelli, sono stati la base, il cuore dell’impresa.

Della nostra ciurma, Rolando era il nostromo, per restare alla metafora marinara. In realtà aveva tra di noi un soprannome meno epico, il “bidello”, che può sembrare riduttivo. Come metafora tuttavia va bene anche questa: Scalfari era chiaramente il Maestro, noi giornalisti una scolaresca indisciplinata, chiassosa ma non priva di talento, e Rolando il bidello che vigilava affinché la scuola funzionasse come si deve. E come ogni bidello voleva bene agli scolari, di cui è stato un “secondo papà”, dopo e insieme al primo, Barbapapà. Era in pensione da molti anni, ma aveva lasciato dietro di sé una fantastica segreteria di redazione, da lui costruita pezzo per pezzo, che a sua volta ha trasmesso il suo stile ai successori venuti dopo, sino a quelli odierni. Addio, Rolando, il tuo ricordo e il tuo esempio resteranno sempre cari ai veterani di “Repubblica” che hanno avuto la fortuna di conoscerti.”

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