MILANO – E’ ufficiale: Sallusti ai domiciliari dalla Santanchè. Il giudice di sorveglianza di Milano Guido Brambilla ha accolto l’istanza di detenzione domiciliare avanzata dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati. Ma il direttore del Giornale non ci sta e si inchioda alla sedia: “Ai domiciliari – dice – mi ci portate voi“.
Poi ribadisce: “Rifiuto la sentenza ma come cittadino italiano ne prendo atto e chiedo di essere mandato in carcere”, ha dichiarato. “Non voglio sottrarmi alla pena, chiedo a Bruti Liberati di applicarla. Io sto al giornale, venitemi a prendere“.
Anzi, di più: “Supplico il Procuratore Edmondo Bruti Liberati che mi mandi i carabinieri e mi traducano in carcere”. E aggiunge: “Appena mi portano a casa per i domiciliari tornerò subito a lavorare qui al Giornale” commettendo in questo modo il reato di evasione.
”E’ una vergogna – aggiunge – Questi magistrati hanno fatto una porcata”.
E poi una stilettata al ministro della Giustizia, Paola Severino: “Se fosse la ministra degli italiani e non dei magistrati manderebbe qualcuno a capire come mai è stato scritto questo”.
Nei giorni scorsi il procuratore di Milano, che ha avocato a sé il fascicolo inizialmente affidato al pm dell’esecuzione Chiara de Iorio, aveva concesso una seconda sospensione dell’ordine di esecuzione della condanna definitiva a 14 mesi di reclusione e aveva chiesto per il direttore del Giornale la detenzione domiciliare in base alla cosiddetta legge svuota carceri.
Nell’istanza di Bruti Liberati accolta dal magistrato di sorveglianza, si sosteneva che la posizione di Sallusti potesse soddisfare i requisiti richiesti in quanto la pena che deve scontare è inferiore ai 18 mesi, non sussiste pericolo di fuga e il domicilio scelto, cioè la casa dove vive con la compagna nonché parlamentare del Pdl Daniela Santanchè, è idonea.
Il provvedimento del giudice Brambilla al momento è in fase di notifica e non si sa ancora quali prescrizioni abbia stabilito e nemmeno se abbia concesso a Sallusti, come lui aveva chiesto, di lavorare e di andare quindi in redazione. Il direttore del Giornale quando la sua condanna è divenuta definitiva avrebbe potuto chiedere una misura alternativa alla detenzione, ma non l’ha fatto.
La richiesta formulata dal procuratore della repubblica ha creato una spaccatura con il pool dei sostituti dell’esecuzione.
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