ROMA – Il carcere resterà solo per il giornalista che verrà condannato per diffamazione. Il direttore, invece, sarà punito con una multa che va dai 5 ai 50 mila euro. Lo prevede un emendamento presentato al ddl diffamazione, il Salva Sallusti, dal relatore e presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli.
Berselli tenta così con questo emendamento l’ennesima mediazione. ”Mi aspetto ora – dichiara – che la Lega e l’Api si riconoscano in questo emendamento e ritirino la richiesta di voto segreto per le altre due proposte di modifica che restano e per l’intero articolo 1 del provvedimento”.
Nell’emendamento Berselli si dice in sostanza che il carcere per il giornalista accusato di diffamazione resterà. ”Questo non ho potuto cambiarlo – spiega il senatore del Pdl – perchè l’aula si era già espressa in tal senso. L’assemblea ha detto sì al carcere per i giornalisti e quindi io, benchè personalmente contrario, non ho potuto cambiare le cose su questo fronte”.
Si salva il direttore: per quest’ultimo si dovrà applicare solo la pena della multa da cinquemila a cinquantamila euro. Se invece nella commissione del reato non c’è il dolo, ma solo la colpa, la multa sarà dai duemila ai ventimila euro. Ma oltre ad aver dato un nome e un cognome al nuovo articolo 1, cioè quello di Alessandro Sallusti quando si toglie il carcere per i direttori, si ritaglia anche una norma sul caso di Renato Farina, come del resto spiega lo stesso Berselli.
”Qualora l’autore sia ignoto o non identificabile, ovvero sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall’ordine, si applica la pena della multa da tremila a trentamila euro”. Questo emendamento, appena depositato, dovrà essere esaminato dall’aula del Senato giovedì prossimo, quando la conferenza dei capigruppo ha messo all’ordine del giorno il ddl diffamazione.
Il disegno di legge torna mercoledì all’esame dell’Aula del Senato. Lo ha stabilito la Conferenza dei Capigruppo. ”Ma – avverte il presidente dei senatori Pdl Gasparri – si voterà la questione sospensiva presentata dal Pd. Poi a seconda del voto si deciderà il da farsi. Critica il capogruppo Pd Finocchiaro: ”Il testo è un cane morto”.