ROMA – Prima lo scontro, il rinvio e poi alla fine l’accordo. Al termine di una riunione durata oltre tre ore, la maggioranza trova un’intesa in extremis sul ddl per la diffamazione, la cosiddetta “Salva-Sallusti”. Secondo l’accordo, spiega l’Ansa, non ci sarà il carcere per chi diffama e la sanzione massima sarà ridotta di 50 mila euro. Per quanto riguarda la rettifica online, questa riguarderà solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti.
Questi, in sintesi, i contenuti dell’accordo raggiunto nella riunione alla quale hanno preso parte, oltre ai capigruppo, anche i senatori ‘tecnici’ come Luigi Li Gotti per l’Idv; Silvia Della Monica e Felice Casson per il Pd; Giacomo Caliendo e Franco Mugnai per il Pdl. Oltre al presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli.
– NO CARCERE: era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d’accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.
-SANZIONI MENO SALATE: le sanzioni per chi diffama oscilleranno tra i 5 mila e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl cosi’ come era stato approvato in Commissione.
– RETTIFICA ONLINE: l’obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.
RETTIFICA STESSO SPAZIO DIFFAMAZIONE: la rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina ‘occupata’ dall’articolo diffamatorio.
– GIUDIZIO IMMEDIATO: i ‘tecnici’ si sono impegnati a dire si’ ad un emendamento dell’Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che ”non si devono fare particolari indagini”.
– RECIDIVA PIU’ LIEVE E ‘NO’ OBBLIGO INTERDIZIONE: nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del Codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l’obbligo dell’interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l’interdizione diventa più ‘soft’: in caso di prima recidiva l’interdizione dalla professione giornalistica potra’ andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.
– NO CONDANNE PER EDITORI: gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.
– NO ‘RISCHI’ PER CONTRIBUTI: almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all’editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.