ROMA – Salta l’interdizione dalla professione giornalistica in caso di prima condanna per diffamazione. Lo ha deciso la commissione giustizia del Senato con un voto bipartisan. Hanno votato contro i senatori del Pd Casson e Vita. Il testo torna così in Aula mercoledì, con la risoluzione del nodo sulle pene accessorie dei giornalisti.
Si è dunque sbloccato l’impasse in commissione Giustizia, che ha trovato l’intesa su una settima riformulazione dell’emendamento del Pdl a firma Balboni e Mugnai, su cui ha convenuto anche quasi tutto il Pd, esclusi Casson e Vita che hanno votato contro, astenuti D’Ambrosio e il radicale Perduca.
La nuova disciplina sull’interdizione dell’attività giornalistica stabilisce che alla prima condanna per diffamazione non siano previste misure interdittive, dalla seconda condanna, per la recidiva semplice, è facoltà del giudice applicare un’interdizione da uno a 6 mesi, mentre alla terza condanna, per la recidiva reiterata, è obbligatorio per il magistrato prevedere l’interdizione da uno a dodici mesi.
Mercoledì in Aula, si procederà subito al voto segreto su questo articolo sul quale il Senato resta comunque spaccato. Sull’esito della votazione è lo stesso presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli a mostrare cautela. ”C’è una parte dei senatori molto sensibili alla tutela del diffamato – spiega Berselli – e poi ci sono coloro che sono portatori di istanze dei giornalisti e che vogliono solo sanzioni lievi. Si sono registrate in passato queste divisioni in Aula e credo che si registreranno anche domani, nonostante stasera si sia trovata un’intesa sull’articolo accantonato con la nuova riformulazione sull’interdizione”.
Lunedì 5 novembre, diversi direttori di quotidiani e agenzie di stampa hanno partecipato all’incontro a distanza tra Roberto Natale, presidente dell’Fnsi (la Federazione nazionale della stampa italiana) e Alessandro Sallusti (in videoconferenza con il Circolo della Stampa di Milano) per dire no al disegno di legge sulla diffamazione, considerato punitivo nei confronti della categoria dei giornalisti e che rischia di minare la libertà di informazione per le multe più alte.