Salva Sallusti “telenovela”, bocciata la sospensiva chiesta dal Pd

Alessandro Sallusti (Foto Lapresse)

ROMA – L’Aula del Senato ha bocciato la questione sospensiva presentata dal Pd al disegno di legge salva-Sallusti.”Tra cinque minuti c’è una capigruppo: sta diventando una telenovela“, è stato il commento del presidente del Senato Renato Schifani. A favore della sospensiva si erano dichiarati Idv, Udc e Api, contrari Pdl e Lega nord. Il ddl resta all’ordine del giorno dell’aula.

Il vicepresidente di turno, Vannino Chiti, ha fissato alle 15.30 di mercoledì pomeriggio il termine per i subemendamenti all’emendamento cosiddetto salva-direttori, presentato dal relatore Filippo Berselli (Pdl), che prevede il carcere per i soli giornalisti e una maxi-multa per i direttori.

La questione sospensiva presentata dal Pd “è stata respinta per pochissimi voti. A noi ci hanno detto per 5 astenuti’‘.  Spiega il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. ”Non c’è la registrazione per questo tipo di votazioni – aggiunge – ma a noi ci hanno detto che si è trattato di un voto di misura”.

Francesco Rutelli aveva annunciato il proprio sì alla sospensiva difendendosi dall’accusa di essere  “quello che vuole il carcere per i giornalisti”. Non è stato “un voto di incappucciati” spiega nell’Aula del Senato, perché il voto segreto su questi temi esiste perché si tratta di “temi delicati”. Con l’emendamento della Lega che lascia il carcere per i cronisti, insiste Rutelli, di fatto “abbiamo ridotto il carcere a un anno, mentre ora è fino a 6 anni, e lo abbiamo reso alternativo alla multa”. “E comunque finora il carcere per i cronisti è stato previsto solo tre volte”, ricorda. “Hanno parlato di legge bavaglio – sottolinea Rutelli – e lo hanno fatto in mala fede perché non è vero. Il parlamento deve rispondere in punta di diritto”.

Duro è stato il commento di Vittorio Feltri. ”Per essere chiari questa mi sembra un’idiozia, una scappatoia che dimostra il livello infimo del nostro Parlamento”. Ha detto a colloquio con Platinette durante la trasmissione di Radio Monte Carlo. ”In 48 anni – ha aggiunto – non sono stati capaci di sistemare una legge che grida vendetta al cielo, visto che è eredità addirittura del codice Rocco del fascismo. Qualcuno arriva a dire che tanto i giornalisti in galera non ci vanno mai, in effetti dal dopoguerra a oggi c’è andato solo Giovannino Guareschi e ora rischia di andarci Sallusti: se non ci va mai nessuno allora togliamola questa legge. Non ha senso prevedere il carcere se poi in carcere non ci si va”.

”Credo che il legislatore abbia la responsabilità maggiore – ha detto ancora Feltri – perché i magistrati, ovviamente ce ne sono buoni e di meno buoni, come in tutte le categorie, se non hanno una legge pessima da applicare non possono fare danni, invece quando la legge è pessima, se ci si aggiunge la discrezionalità di cui gode il magistrato, possono succedere cose strane come quella che è toccata a Sallusti. Ma accade raramente e quindi non ha più senso lasciare il carcere per i giornalisti, l’importante per il diffamato è che ci sia la riabilitazione. Questo può avvenire solamente attraverso il sistema delle rettifiche, ma ci deve essere un protocollo preciso da applicare e i soldi; quando tu fai un incidente con la macchina vuoi essere risarcito”.

Una vergogna inaudita per il senatore Pd, Vincenzo Vita. ”E’ difficile ormai trovare anche le parole giuste per descrivere lo scempio del testo sulla diffamazione. A dispetto dei santi e dei diavoli, una risicatissima maggioranza dell’Aula ha deciso il ritorno dall’inferno, dov’era giustamente finito, di un provvedimento che è quasi una garanzia del carcere per i giornalisti e salva, ipoteticamente, solo i direttori. E’ una vergogna inaudita. Un provvedimento nato per eliminare il carcere, l’ha riproposto persino in modo plateale”.”Abbiamo ritirato i nostri emendamenti – continua Vincenzo Vita – perché non riteniamo che un disegno di legge così squallido possa essere emendato. Faremo di tutto perché non venga approvato e denunciamo la farisaica volontà della destra e della Lega di andare avanti ben sapendo che un simile obbrobrio non serve neppure a risolvere il caso Sallusti ed è verosimilmente destinato a morire”.

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