Salvare Rcs? Urbano Cairo “Taglio costi 20%”. Ma con Rai Mediaset Sky senza freni…

Salvare Rcs? Urbano Cairo "Taglio costi 20%". Ma se Rai e Sky devastano il mercato...
Urbano Cairo ha ragione quando dice che per salvare Rcs ci vuole un taglio dei costi del 20%”. Ma se Rai e Sky devastano il mercato c’è poco da fare

MILANO – Urbano Cairo non ha dubbi: “Per salvare Rcs l’unica ricetta possibile è tagliare i costi del 20%”, ha detto a Giovanni Pons di Repubblica che lo ha intervistato alla quasi vigilia della assemblea dei soci di Rcs, Rizzoli Corriere della Sera.

Due punti delicati, nota Giovanni Pons, sono rimasti in sospeso: la nomina del nuovo direttore del Corriere della Sera e la vendita di Rcs Libri alla Mondadori.
Urbano Cairo ha di recente aumentato la sua quota nella Rcs salendo al 4,6% del capitale Rcs. Spiega Urbano Cairo: e poi ha presentato una sua lista di minoranza per il rinnovo del cda. Qual è il significato di queste due mosse?
“Ho fatto un investimento in azioni Rcs che ritengo importante, con risorse personali e non della quotata Cairo Communications di cui sono azionista di maggioranza. Ritengo che Rizzoli abbia un potenziale inespresso elevato che con le scelte giuste può essere dispiegato a vantaggio della società e di tutti gli azionisti”.
Come dargli torto? Il Corriere della Sera è sopravvissuto a tempi peggiori di questi, è praticamente inaffondabile, il suo mercato principale sono Milano e la Lombardia, una delle aree più ricche d’Europa.
Con una sintesi molto stringata sulla sua abilità di ottenere l’impossibile, la possibilità di vendere una nuova testata del Corriere della Sera, Io Donna, e una storica, oggi, libero da vincoli a tutela delle altre testate della Rcs Periodici, Urbano Cairo ricorda:
“Iniziai 19 anni fa la mia avventura imprenditoriale proprio grazie alla concessione della raccolta pubblicitaria per alcune testate Rizzoli. Su quel seme ho poi costruito un gruppo editoriale di un certo rilievo comprando prima la Giorgio Mondadori e in tempi più recenti La7”.
Se a farlo partire fu la pubblicità, la chiave del successo con la Giorgio Mondadori e La7 fu che
“in entrambi i casi ho prima risanato e poi rilanciato. La formula è piuttosto semplice ma occorre molta determinazione per metterla in atto: bisogna tagliare i costi affinché la casa editrice torni a generare cassa a sufficienza per abbattere i debiti”.
Dai suoi calcoli, indaga Giovanni Pons, quanti costi si potrebbero tagliare in Rcs?
“Senza toccare le spese per il personale tutti gli altri costi ammontano a quasi un miliardo. Pensare di ridurli di un 20% mi sembra un obbiettivo fattibile, a La7 abbiamo tagliato in meno di un anno 95 milioni di costi su 185, cioè circa il 50%. Senza licenziare nessuno e mantenendo i migliori volti di rete. In Rcs se si recuperano 150-200 milioni di margine operativo lordo il debito può scendere a circa 300 milioni, riconquistando credibilità nei confronti delle banche. Così si risana senza vendere nulla”.
Urbano Cairo non ha dubbi che la cessione della Rcs Libri alla Mondadori sia un errore:
“Non credo sia una buona idea cedere asset per ridurre il debito. L’amministratore delegato Scott Jovane oggi è su un sentiero strettissimo, non ha le risorse per fare sviluppo ed essendo costretto a vendere non riesce a spuntare i prezzi migliori. A mio parere deve alzare l’asticella, tagliare i costi in modo feroce per almeno 200 milioni nel prossimo anno. In Europa l’editore con il miglior rapporto cost/income è il gruppo inglese Trinity Mirror con 80, poi ci siamo noi della Cairo Editore con 85, quindi la spagnola Prisa con 87 mentre la Rcs è a quota 98. Lo spazio di miglioramento è molto ampio”.
Che ci sia spazio di miglioramento lo dicono tutti da tanto tempo, ma Cairo sorvola su alcuni dettagli che limitano la redditività anche di aziende editoriali assai più efficienti della Rcs come l’Espresso, dove sono in atto tagli di costi da anni ma alla fine il rapporto indicato da Cairo è pur sempre a quota 90l poco sopra Prisa e Cairo ma ben distante da Trinity Mirror. Che alla Rcs ci sia da tagliare lo dimostra proprio il differenziale con l’Espresso, di quasi 10 punti, avendo Repubblica una posizione di partenza meno florida del Corriere per la dominanza di quest’ultimo sulla principale piazza d’Italia.
Quali sono i dettagli?:
1. l’effetto devastante sull’economia italiana della breve permanenza di Mario Monti al Governo;
2. l’effetto devastante della politica dei prezzi della Rai (poco si sa delle azioni di Cairo stesso per La7), che ha aggravato un mercato già in balia della aggressività senza freni di Mediaset;
3. l’effetto devastante della crescita di Sky che ha acquisito, in piena recessione, una fetta di mercato pari alla somma della pubblicità nazionale raccolta da Corriere della sera e Repubblica assieme.
Una domanda di governance. Chiede Giovanni Pons se Urbano Cairo consideri “un passo avanti” il fatto che “gli altri soci importanti dopo molti scontri si siano accordati per una lista comune di maggioranza che vedrà Maurizio Costa alla presidenza e Pietro Scott Jovane confermato amministratore delegato”. Risponde Urbano Cairo:
“Fa un po’ sorridere vedere azionisti che prima se ne dicono di tutti i colori e poi si accordano come se non fosse successo niente. Ma come socio di minoranza sarò contento se vedrò finalmente il management andare nella direzione giusta con il supporto di tanti azionisti. Spero che il cda sia compatto nel dare le indicazioni strategiche corrette”.

 

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