ROMA, 30 LUG – ''Il ministro ha scritto che la scelta dell'alloggio di via Campomarzio fu una questione di privacy'' e che ''da qualche tempo, in albergo o nella caserma dove aveva occasione di alloggiare si sentiva spiato, controllato, in qualche caso, persino pedinato. Se in queste parole vi e' un velato riferimento alla Guardia di Finanza Tremonti non poteva limitarsi a cambiare casa''.
Lo scrive Sergio Romano sul Corriere della sera, rispondendo alla lettera inviata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti al quotidiano per spiegare la vicenda della locazione dell' appartamento in capo al suo collaboratore, Marco Milanese.
''Quando diffida di un corpo dello Stato, di cui è responsabile – aggiunge Romano – il ministro dovrebbe promuovere una inchiesta, accertare i fatti, informare eventualmente la magistratura''.
Inoltre, Romano si domanda se sia opportuno che Tremonti ''abbia rapporti di familiarita' e scambi di favori con una persona che appartiene alla cerchia dei suoi collaboratori, ha responsabilita' non chiaramente precisate e tende ad accreditarsi come una sorta di fiduciario?''.
Romano conclude affermando che ''Tremonti e' troppo accorto per ignorare che certe amicizie possono essere imbarazzanti''.