ROMA – Telecom. Lo scorporo non piace alla Borsa. Il progetto di scorporo della rete Telecom non è piaciuto agli investitori che hanno bocciato il piano sul modello Snam con la partecipazione del braccio finanziario di Cassa Depositi e Prestiti, pronta a rilevarla. La pesante perdita venerdì 31 m,aggio sul titolo Telecom Italia, all’indomani dell’atteso via libera al processo di separazione della rete (ha chiuso a 0,599 euro, -5,8%) è stata parzialmente replicata oggi 3 giugno (-3,17% a 0,58 euro).
Se il presidente Bernabè non è preoccupato dalle reazioni del mercato, gli analisti sono perplessi nel giudicare i termini della societarizzazione della rete, mentre Franco Bassanini (presidente di CdP) resta alla finestra (“I tempi li detta chi ha in mano l’asset”). Inoltre, l’annuncio della fine del roaming nella Ue da parte del Commissario europeo Kroes e la mancanza di certezze su tempi e valutazioni dell’operazione scorporo, contribuiscono ad alimentare la perplessità.
Non si è capito ancora, in effetti, quale debba essere il perimetro entro il quale considerare la rete in questione. Una cosa è vendere solo i 111 milioni di chilometri di cavi di rame, una distesa immensa che Telecom valuta 15 miliardi, un altro è comprendere anche l’anima della rete, il software rappresentato dalla rete “attiva”, il server cioè che programma e gestisce il flusso delle informazioni, affinché il controllo della rete sia pieno, effettivo e maggiormente remunerativo.
Mercoledì prossimo c’è anche un importante cda per decidere sull’ingresso o meno dei cinesi di H3G: porterebbero nuova linfa per diminuire l’indebitamento del gruppo ma, in vista dello scorporo, un socio di maggioranza cinese non sarebbe ben visto per ragioni di opportunità e sicurezza.