Vendite giornali maggio 2018: crisi finita? Meglio non crederci troppo... Vendite giornali maggio 2018: crisi finita? Meglio non crederci troppo...

Vendite giornali maggio 2018: crisi finita? Meglio non crederci troppo…

Vendite giornali maggio 2018: crisi finita? Meglio non crederci troppo...
Vendite giornali maggio 2018: crisi finita? Meglio non crederci troppo…

ROMA – Le vendite dei giornali italiani in edicola nel maggio 2018 mandano segnali contrastanti. Ci sono giornali che continuano a andar male, ci sono giornali quasi stabili, che perdono sempre meno rispetto ai trend del passato. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google PlayCrisi superata? Troppo presto e difficile da dire: notizie e linea editoriale pesano. In un meridione grillino è dura difendere le copie di giornali post democristiani e berlusconiani.

Per alcuni giornali si dovrebbe tenere conto anche degli abbonamenti, che, al Nord, possono avere un certo peso. Ma qui cerchiamo di individuare un trend, non facciamo contabilità e, in ogni caso, troppo spesso gli abbonamenti sono venduti a prezzi promozionali. Le copie così diffuse valgono per gli utenti pubblicitari, un po’ meno per i bilanci. Daremo conto degli abbonamenti nel corso di questa nota quando l’effetto abbonamento sulle tirature sia significativo.

Porta la bandiera il Fatto. Cresce del 2,3%, a quasi 36 mila copie, dopo un lungo periodo di declino è un buon segnale. Nonostante l’esagerato amore per i grillini il Fatto non nasconde i loro errori, magari sale in cattedra per riportarli sulla retta via ma le notizie le dà.

Crisi finita anche per il Corriere della Sera? I segnali sono positivi. Ha perso, maggio su maggio, 5 mila copie in edicola, cosa che, su un totale di oltre 190 mila fa appena un 2% e consolida la posizione di giornale più venduto, con un distacco di 40 mila copie su Repubblica. Se si considerano gli abbonamenti, il Corriere è a quota 215 mila copie, perdendone 15 mila sull’anno scorso. Probabilmente Cairo taglia gli abbonamenti meno redditizi. Certo, che siano 191 mila o 216 mila cambi poco, è comunque una miseria rispetto a 20 anni fa, quando, al giovedì, giorno del suo supplemento, il Corriere di copie ne vendeva 767 mila (difficile però capire quanto, 20 anni fa, sulla diffusione del Corriere pesassero iniziative di marketing un po’ troppo spinte come le copie abbandonate nelle palestre o nelle caserme).

D’altra parte, 20 anni fa Repubblica, al venerdì, giorno del suo supplemento, di copie ne vendeva 657 mila e senza caserme, né palestre né musei, teatri ecc. Inutile ormai guardare al passato e agli errori commessi dai direttori dei due giornali.

Purtroppo Repubblica continua a guidare l’elenco dei giornali che perdono copie più degli altri. Repubblica perde sul maggio 2017 ben 17 mila copie, un doloroso 10%, che è sempre la metà delle copie perse ancora a dicembre (35 mila sul dicembre 2016) ma che porta il giornale che arrivo a vendere in un solo giorno 800 mila esemplari a quota 153 mila copie. Meno della somma di Stampa e Secolo XIX, i due quotidiani del Nord della stessa scuderia, che ai bei tempi di Scalfari vendevano la metà.

Un comune destino unisce Repubblica e la sinistra post comunista. Hanno ucciso la Dc e il Ps e ci hanno regalato Berlusconi e poi Beppe Grillo, continuano a piangere miseria e disperazione e perdono voti e copie. Non vogliono, in fondo, che l’Italia cresca, vogliono che nessuno vada un po’ meglio. Le tasse sono la loro angoscia: non importa se qualcuno pagherà meno tasse, importa che i “ricchi”, che poi sono i loro elettori e lettori, ne paghino sempre di più. Ma per quello c’è già il Movimento 5 stelle, che ha dalla sua un vantaggio: non ha mai governato (la sinistra guidata dal Pd lo ha fatto più volte nella famigerata età berlusconiana e dal 2011 per 6 anni filati). I grillini e la Lega hanno titolo per dire che tutto va male, la sinistra no, se tutto va male è colpa sua. Ma guarda un po’ che perde voti e il suo giornale di riferimento perde copie…Preferibile leggere il Manifesto, scritto bene, non allineato a un partito: infatti tiene il suo pubblico ultra minoritario ma fedele, oscillando negli anni fra le 7 e le 9 mila copie.

Ma non c’è solo Repubblica in Italia a perdere copie. A parte il Tirreno di Livorno (-11%), che perde più di tutti, ma provateci voi a fare un giornale con una redazione nata nel Soviet, in una delle città più rosse d’Italia, che ha buttato il cuore oltre la trincea grillina), vanno male anche i giornali di Caltagirone, che in maggio hanno perso più del 10 per cento, Messaggero di Roma, Mattino di Napoli, Gazzettino di Venezia e quasi il 10 per cento il Corriere Adriatico di Ancona. Sono giornali con edizioni on line tra le più ben fatte. Morte per fuoco amico? (Quella del fuoco amico è una spiegazione che si può applicare in parte anche a Repubblica, che ha il sito più bello di tutti). Vanno male un po’ tutti gli ex grandi giornali del Sud, vanno male anche alcuni al Nord, come l’Alto Adige di Bolzano, l’Arena di Verona, l’Eco di Bergamo.

Un po’ meno male invece le testate del Gruppo Monti, Carlino e Nazione, compensate dallo stop della crescita del Giorno che sembrava inarrestabile. Stringe il cuore a guardare i numeri dei giornali sportivi, anche se la Gazzetta dello sport di Cairo perde molto meno dei giornali di Amodei. E dire che con la Juventus uber alles la regola vorrebbe un trionfo per le tirature di Tuttosport. Misteri del cuore degli sportivi.

Questo il quadro complessivo dei giornali a diffusione nazionale:

Quotidiani
nazionali
Vendite  maggio 2018Vendite  aprile 2018Vendite
maggio 2017
Il Corriere della Sera191.062190.857195.990
La Repubblica153.009152.040170.406
La Stampa108.263109.096116.191
Il Giornale52.91252.32955.726
Il Sole 24 Ore46.62346.26850.129
Il Fatto Quotidiano35.77133.33734.943
Italia Oggi24.18017.96928.736
Libero24.10023.02523.060
Avvenire21.09121.97520.414
Il Manifesto8.0397.8978.504
La Verità 19.76619.37521.751

Queste le vendite dei giornali locali. Nella tabella li ordiniamo per numero di copie vendute.

Quotidiani
locali
Vendite  maggio 2018Vendite   aprile 2018Vendite  maggio 2017
Il Resto del Carlino86.99086.87592.830
Il Messaggero78.02978.06886.898
La Nazione63.15762.88567.495
Il Gazzettino40.85340.64145.786
Il Secolo XIX37.34338.57240.877
Il Tirreno34.29034.85038.538
L’Unione Sarda33.97933.82536.171
Messaggero Veneto36.19235.80136.424
Il Giorno39.76739.58342.765
Nuova Sardegna30.61130.09831.982
Il Mattino27.38727.58930.905
L’Arena di Verona20.59521.31022.809
L’Eco di Bergamo20.76021.16022.481
La Gazzetta del Sud18.61218.79520.700
Il Giornale di Vicenza19.08019.31220.865
Il Piccolo19.13819.28520.497
La Provincia (Co-Lc-So)16.97217.22418.502
Il Giornale di Brescia17.51618.01819.015
Gazzetta del Mezzogiorno17.24717.20618.693
Libertà16.62416.93817.699
La Gazzetta di Parma16.30916.51517.755
Il Mattino di Padova16.19216.49217.425
La Gazzetta di Mantova15.58215.92716.671
Il Giornale di Sicilia12.79012.89914.467
La Sicilia14.41714.40115.608
La Provincia di Cremona11.80812.23212.861
Il Centro11.50211.04212.055
Il Tempo13.42813.73314.641
La Provincia Pavese10.65210.73711.596
Alto Adige-Trentino9.0519.15110.170
L’Adige11.58411.58711.832
La Nuova Venezia7.9058.0377.703
La Tribuna di Treviso9.8129.97610.839
Nuovo Quot. di Puglia8.8268.9879.775
Corriere Adriatico12.19112.13713.237
Corriere dell’Umbria9.1629.2789.907
La Gazzetta di Reggio7.9718.0168.526
La Gazzetta di Modena6.9136.9767.441
La Nuova Ferrara5.8785.8566.539
Quotidiano del Sud5.0935.0716.089
Corriere delle Alpi4.3784.5744.448
Quotidiano di Sicilia6.9976.9034.703
Il Telegrafo1.4851.189——

Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

Quotidiani
sportivi
Vendite    maggio 2018Vendite aprile 2018Vendite
maggio 2017
Gazzetta dello Sport Lunedì167.210158.335176.618
Gazzetta dello Sport137.123137.445148.855
Corriere dello Sport Lunedì83.38688.852112.711
Corriere dello Sport69.67172.08683.213
Tuttosport Lunedì63.23351.85471.961
Tuttosport47.83345.52957.227

Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

 

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