Vendite giornali marzo 2018, crisi finita o effetto elezioni?

Vendite giornali marzo 2018, crisi finita o effetto elezioni?
Vendite giornali marzo 2018, crisi finita o effetto elezioni?

ROMA – Crisi dei giornali finita o effetto elezioni? I risultati delle vendite in edicola nel mese di marzo dei giornali italiani, confrontate con quelle del marzo 2017, rincuorano, almeno a metà. Molto più che nei mesi scorsi i giornali col segno più sono 9, quelli in pareggio o quasi sono 10. Se poi guardiamo i dati di lettura, custoditi dalla Federazione Editori come il segreto di Fatima, [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] non saranno più quelli di 20 anni fa, ma sono sempre numeri impressionanti. Tanto per dire, 2 milioni di lettori ciascuno Repubblica e il Corriere, un milione Messaggero e Stampa, 3,5 milioni la Gazzetta dello Sport. Alla faccia di internet. Lo certifica la Ads (accertamento diffusione stampa) nel suo ultimo bollettino.

Torniamo alle vendite, che sono comunque il metro più giusto, perché hanno un effetto diretto sul conto economico delle aziende. Il segno più incorona 6 giornali locali: Giorno, Tempo, Corriere delle Alpi, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia, Corriere dell’Umbria. Qui non dovrebbe pesare poco l’attenzione per i risultati del 4 marzo e la successiva manfrina. Il dato sembra più strutturale. Toccato il fondo della depressione, i giornali, in ordine sparso, cominciano a tornare a galla? Gran bella notizia per chi ama i giornali e più in generale per tutto quel variegato mondo che gira intorno alla stampa stampata. Se finisce l’emergenza, finiscono  tagli, finiscono i salassi previdenziali. Finirà la tregua contrattuale? Sarà dura, perché i giornalisti nel loro insieme presentano un conto ben superiore ai ricavi di oggi e del prevedibile domani. Il problema è come adeguare gli stipendi alla nuova stagione.

L’effetto elezioni vale per i giornali “nazionali”: il Fatto, dopo mesi di calo, guadagna mille copie scarse e ne segna 36 mila vendute in aprile. Non è l’effetto grillino, forse anzi influisce quel tanto di distacco critico, perché anche la Stampa cresce e anche Libero, mentre il Manifesto è stabile e il Corriere perde solo 4 mila copie sul marzo 2017, collocandosi  a quota 198 mila. Persino Repubblica perde meno, solo 18 mila copie, contro le 30 e più, anno su anni, dei mesi passati. Perde più del Corriere, 4 volte tanto. Fa pensare a Stampa Sera. Era l’edizione della Sera della Stampa. La compravano quelli che volevano andare al cinema e i commercianti e i buoni borghesi del centro di Torino. I suoi redattori volevano fare concorrenza al Manifesto, ma i proletari non compravano Stampa Sera, come non compravano l’Unità. Alla fine l’hanno chiusa.

Stesso film con Repubblica. Un esempio. Quando si parla di Flat tax, la prima preoccupazione di Repubblica è quella di dimostrare che i ricchi saranno avvantaggiati perché pagheranno meno tasse. Per i “poveri” nessuno miglioramento. Per forza, vien da dire: i “poveri” sono quella metà di italiani che già le tasse non le pagano.

In pochi mesi ho preso in mano Repubblica un paio di volte, e ho trovato lo stesso piagnisteo. Forse qualcuno dovrebbe spiegar loro che quei sempre meno che ancora comprano Repubblica sono proprio quei feroci ricchi bevitori di champagne (definizione di Orlando, Pd) e schiacciati da una aliquota marginale, più addizionali regionali, che si avvicina al 50%. Perché devono sentirsi addosso l’odio dei redattori di Repubblica? Sulla stessa strada sembra essersi avviata anche la Stampa, sia nei calcoli sulle tasse, sia in quell’atteggiamento sprezzante verso i lavori più umili e quindi meno pagati. Certo, per un giornalista che con un po’ di scatti di anzianità, pur al minimo di stipendio, porta a casa intorno ai 5 mila euro lordi, uno che si sbatte per guadagnarne 800 o 1.000 è po’ una vergogna. Poi vi chiedete perché i giornali non si vendono. C’è una forte discrasia fra l’animo di chi li scrive e le aspettative di chi li legge. Vedete voi.

Questo il quadro complessivo dei giornali a diffusione nazionale:

Quotidiani
nazionali
Vendite  marzo 2018Vendite  febbraio 2018Vendite
marzo 2017
Il Corriere della Sera194.381189.345198.149
La Repubblica160.054152.863177.973
La Stampa116.868115.637116.669
Il Giornale54.19252.89157.665
Il Sole 24 Ore47.83948.79854.897
Il Fatto Quotidiano36.03632.56335.172
Italia Oggi26.64717.93230.387
Libero23.93823.00323.029
Avvenire20.99921.17419.765
Il Manifesto8.1127.8348.178
La Verità 20.86420.46523.222

Hanno dimezzato le copie, rispetto al 2007, anche i giornali locali. Che comunque hanno retto l’urto della crisi e dell’avvento delle news online meglio dei giornali a diffusione nazionale. Nella tabella che segue li ordiniamo per numero di copie vendute.

Quotidiani
locali
Vendite  marzo 2018Vendite  febbraio 2018Vendite  marzo 2017
Il Resto del Carlino88.41188.14491.661
Il Messaggero80.00979.04286.919
La Nazione64.81464.67067.251
Il Gazzettino42.25742.05546.357
Il Secolo XIX38.64438.84341.055
Il Tirreno35.26935.85438.580
L’Unione Sarda35.27134.42036.295
Messaggero Veneto36.64736.35036.682
Il Giorno40.626 40.56539.030
Nuova Sardegna31.13730.47232.762
Il Mattino28.19928.15330.977
L’Arena di Verona21.77221.63923.147
L’Eco di Bergamo21.70721.74022.550
La Gazzetta del Sud19.84719.59220.750
Il Giornale di Vicenza20.05620.20121.242
Il Piccolo19.50219.28120.604
La Provincia (Co-Lc-So)18.10117.87718.835
Il Giornale di Brescia18.36918.26118.835
Gazzetta del Mezzogiorno17.88917.81918.906
Libertà17.04117.14618.278
La Gazzetta di Parma16.60216.56317.452
Il Mattino di Padova16.85616.74516.856
La Gazzetta di Mantova16.09916.10116.965
Il Giornale di Sicilia13.27113.37114.362
La Sicilia15.05614.78815.881
La Provincia di Cremona12.29412.42912.827
Il Centro11.69511.42812.155
Il Tempo14.26014.36414.271
La Provincia Pavese11.17811.03311.881
Alto Adige-Trentino9.7039.59710.979
L’Adige12.07711.92112.409
La Nuova Venezia7.8697.7267.606
La Tribuna di Treviso10.27710.05610.193
Nuovo Quot. di Puglia9.3349.1359.794
Corriere Adriatico12.51512.31613.281
Corriere dell’Umbria9.9409.8109.457
La Gazzetta di Reggio8.2988.2418.613
La Gazzetta di Modena7.1837.2117.561
La Nuova Ferrara6.1566.0256.364
Quotidiano del Sud5.5525.5026.100
Corriere delle Alpi4.7374.7214.612
Quotidiano di Sicilia6.5706.3714.133
Il Telegrafo1.2731.265——

Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

Quotidiani
sportivi
Vendite  marzo 2018Vendite febbraio 2018Vendite
marzo 2017
Gazzetta dello Sport Lunedì149.039149.045157.556
Gazzetta dello Sport137.086136.731140.528
Corriere dello Sport Lunedì78.07479.54396.801
Corriere dello Sport68.03369.53682.270
Tuttosport Lunedì47.04950.97656.115
Tuttosport44.33343.65151.419

Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

Il confronto che è stato fatto fra Ads e Audipress da una parte e Auditel dall’altra non sta in piedi. Auditel si riferisce a un prodotto omogeneo: lo spot, il programma. Le copie digitali offrono un prodotto radicalmente diverso ai fini della pubblicità.

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