WCIT Dubai 2012. Web, la sfida delle Telco: mungere i vari Google e Facebook

Il logo del World Conference on Internet Telecommunications di Dubai

ROMA – Per il futuro del web, governance di Internet e rete globale accessibile e gratuita, siamo a un passaggio cruciale. Dal 3 al 14 dicembre, a Dubai, le Nazioni Unite hanno promosso una conferenza mondiale (World  Conference on Internet Telecommunications) che riunirà tutti gli Stati per discutere le diverse istanze sul campo, a partire dal nodo della censura o comunque dell’assegnazione ai Governi di un controllo effettivo della governance dalla quale finora sono praticamente esclusi (il “registro“, diciamo così, internazionale è affidato a un privato americano).

Ma, avverte il New York Times nell’edizione del 28 novembre (“Hidden goal is feared as experts parse Web’s future”), dietro censura e governance si nasconde il vero obiettivo delle Telecom mondiali. Ogni volta che un ragazzino smanetta su YouTube pacchi di contenuti digitali attraversano il sistema globale delle telecomunicazioni  convergendo sulla tastiera di uno smartphone, una laptop, un tablet. Senza che le diverse Telecom ci possano ricavare nulla.

L’obiettivo diventa, allora, “superare il modo con cui  adesso paghiamo i servizi offerte da Internet” spiega il professor Micheal Geist che insegna Internet Law a Ottawa. Il motivo è lampante, secondo l’analista indipendente australiano Paul Budde: “Non possiamo competere con i Facebook e i Google, proviamo a farle pagare“.

Tutte le Telecom europee sono presenti a Dubai unite sotto le insegne dell’European Telecommunications Network Operator’s Association, lungo nome per una potente lobby ormai consapevole di aver perso la battaglia per approvvigionare il web di contenuti digitali. Non sanno farlo, non possono farlo, non saprebbero come tirarci fuori profitti.

Non resta che riuscire a garantirsi una fetta dei profitti dei clienti che pagano il pedaggio sulle loro autostrade. Consci di aver esaurito la spinta propulsiva di tali pedaggi, ricattano i Governi, da cui nella maggioranza dei casi dipendono, sostenendo che senza nuove fonti di introiti non ci sarebbero le risorse per gli investimenti per potenziare e velocizzare la rete. Istanza, fra l’altro, della conferenza, visto che 4 miliardi e mezzo di persone sono prive di accesso internet.

Per quanto riguarda la censura e le grandi richieste per un controllo affidato alle Nazioni Unite che vengono dalla Russia, la Conferenza non può incidere più di tanto: forse che Iran, Cina e gli Stati più sensibili al tema hanno dovuto aspettare o temono alcunché per porre limiti e barriere?

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