PECHINO – WhatsApp è di fatto inutilizzabile da lunedì 25 settembre in Cina senza vpn, che estendono il network privato in un servizio pubblico superando i potenziali e variegati ostacoli su Internet: il servizio di messaggistica di Facebook, con oltre un miliardo di utenti, consente la comunicazione criptata a protezione di privacy e ingerenze esterne di qualsiasi tipo.
Il fenomeno, registrato da lunedì in tutto il Paese, rimanda a luglio, quando i problemi sembravano interessare solo l’invio di foto e video, ma non di testi. In quest’ultimo caso, gli intoppi si “risolsero” in alcuni giorni con il ritorno alla normalità. Resta da capire se il copione si ripeterà oppure no.
E’ possibile, secondo alcuni addetti ai lavori, che la mossa risenta dell’avvicinarsi del 19° Congresso del Partito comunista cinese che prenderà il via il 18 ottobre. Si tratta di un appuntamento molto delicato che ridefinirà i vertici con l’ingresso ai piani alti della cosiddetta “sesta generazione” e la definitiva investitura del presidente Xi Jinping come l’uomo più potente in Cina dai tempi di Mao Zedong.
Lo scorso luglio si era verificato un problema analogo. Esperti di sicurezza informatica che avevano analizzato l’infrastruttura di WhatsApp avevano attribuito le difficoltà d’utilizzo al “Great Firewall”, cioè alla censura di internet vigente nel Paese.
In Cina WhatApp è meno popolare della locale WeChat, ma è preferita da chi vuole tenere le conversazioni al riparo da sguardi indiscreti grazie alla crittografia che l’applicazione americana, a differenza di quella orientale, garantisce. Dopo il blocco di Telegram, negli ultimi mesi la chat è stata adottata come piattaforma di comunicazione da diversi dissidenti. Per la società di Mark Zukerberg, WhatsApp sarebbe l’ultima vittima della censura cinese: Facebook è stato bloccato nel 2009, seguito da Instagram nel 2014. Anche Twitter, Google e Gmail sono bloccati.