“Black Lives Matter”, Leclerc non si inginocchia contro il razzismo

C’è chi dice no. Hamilton, da campione del mondo in carica di Formula 1, è stato il ‘capitano’ della squadra dei tredici piloti che si sono inchinati al grido di “Black Lives Matter”. Si è auto escluso dalla sua squadra la stellina della Ferrari Charles Leclerc. Il pilota della Rossa sì è detto contro il razzismo ma allo stesso tempo ha rifiutato di inginocchiarsi.

“Black Lives Matter? Credo che ciò che conta siano fatti e comportamenti nella nostra vita quotidiana piuttosto che gesti formali che potrebbero essere considerati controversi in alcuni paesi.

Non mi metterò in ginocchio, ma questo non significa affatto che sono meno impegnato di altri nella lotta contro il razzismo”.

Così il pilota della Ferrari, Charles Leclerc, ha annunciato su twitter, poco prima del via del Gp d’Austria che ha aperto il mondiale di Formula 1, che non aderiva al gesto annunciato da molti piloti per sostenere il movimento Black Lives Matter.

Questo gesto dell’inginocchiarsi è stato inventato dall’ormai ex star di Football Americano Colin Kaepernick nel 2016.

Kaepernick si è inginocchiato durante l’inno americano che viene intonato prima di ogni partita di Football Americano.

Lo ha fatto per protestare contro il razzismo nei confronti degli afroamericani.

A quattro anni di distanza, il suo gesto è tornato attuale perché il simbolo della lotta degli afroamericani dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto di Minneapolis.

Come ho scritto in precedenza, Kaepernick è ormai ex perché dopo che lo ha fatto tutti i club della NFL si sono rifiutati di ingaggiarlo.

Insomma, in questi giorni è tornato di forte attualità ed è stato eletto a simbolo della lotta al razzismo ma intanto questo gesto gli è costato il lavoro (fonte Ansa).

Gestione cookie