Dakar, tre trionfi annunciati. Tre grandi imprese firmate da autentici mattatori di tre Paesi diversi: Qatar, Inghilterra, Russia.
Ovvero Nasser Al-Attiyah (auto), Sam Sunderland (moto), Dmity Sotnikov (camion). Tre giganti che hanno saputo resistere, senza particolari problemi, ad una concorrenza comunque spavalda e agguerrita. Il rally più massacrante e affascinante del pianeta ha mantenuto le promesse: 12 tappe epiche, tutte in Arabia Saudita, oltre 8 mila km tra dune e polveroni, 1.065 piloti alla partenza da Gedda, 4.258 km di insidiosissime prove speciali, l’incubo dell’immenso e infuocato deserto di Rub al-Khali, l’arrivo sulle rive del Mar Rosso in un venerdì 14 gennaio atteso e sotto lo splendido sole del Golfo Persico.
Più che decorosa la partecipazione italiana alla Dakar. Osservato speciale Danilo Petrucci che ha impressionato per coraggio e tecnica.
Bilancio quindi positivo per un debuttante al raid: ha vinto una tappa ed ha portato a termine una gara micidiale nonostante la caduta di giovedì. Al traguardo è stato festeggiato. Ha detto:” Sono stanco ma felice. Ha fatto più rumore la vittoria qui in Arabia che quella del Mugello”. Bene anche Antonio Ricciari, primo dei 18 italiani presenti nella sezione Dakar classic. Il pilota messinese ha infilato un orgoglioso primato: è il primo concorrente siciliano nella storia del rally raid ( 44 edizioni ).
Ovviamente festeggiati i mattatori non nuovi a questa impresa. Il qatariota Al Attihah e’ la quarta volta che vince la Dakar. Due volte il britannico e il russo.
Purtroppo anche in questa edizione si è dovuto registrare un decesso. È morto il meccanico francese Quentin Lavalee’, 20 anni, in un incidente durante un trasferimento; il suo pick-up si è scontrato con un camion nei pressi di Gedda e per lui non c’è stato niente da fare. Ultime di cronaca: nella sezione Quad ha vinto il francese Giroud (Yamaha).