La Ferrari si rifà il trucco col nuovo ad Benedetto Vigna: conferma Binotto e lavora per il ritorno di Todt

Cantiere Ferrari: tira aria di rivoluzione. Settimana decisiva. Lunedì 10 l’ad Benedetto Vigna, in carica dal primo settembre 2021, ha dato il primo scossone.

Ha presentato il nuovo team della “extra” auto. Cioè una squadra che dovrà occuparsi  di tutte quelle funzioni relative al mondo  – parallelo al Circus della Formula Uno. Si chiama moda, merchandising, parchi tematici, licenze, ristorante Cavallino. Insomma la Rossa si rifà il trucco.

Come auspicato da tempo dal presidente John Elkann che ha voluto personalmente Vigna, “mago” della connettività iper moderna, per affrontare i grandi temi del futuro prossimo.

In primis la svolta green,  guida autonoma, bio carburanti.

Due i traguardi: auto elettriche ( la prima nel 2025) e diventare azienda “ carbon neutral” entro il 2030. C’è molto lavoro da fare per l’azienda simbolo della italianità. E poi, sempre nel giro di pochi giorni, dovrebbe essere risolto l’enigma Todt: viene, non viene?

Una cosa è certa: la “ rivoluzione “ di Vigna non tocca per ora la gestione sportiva. Tranquilli. Matteo Binotto, team principal della Ferrari, resta al suo posto. Però deve assolutamente ridurre il gap con Red Bull e Mercedes e portare il Cavallino nuovamente a vincere. Una parola.

Ma Binotto, dicono in molti, è un capo “precario”. Tutto dipenderà dalle prestazioni della nuova vettura (erede della SF21) che sarà presentata tra il 16 e 18 febbraio e andrà in pista per la prima volta il 21 a Montemelo (Barcellona). Binotto ha lavorato sodo con i progettisti di Maranello.

La telenovela Jean Todt in Ferrari

Mistero. Se ne parla dallo scorso dicembre, da quando il francese ha lasciato la presidenza  della FIA “dopo 12 anni di alti e bassi” (copyright Leo Turrini) ed è tornato libero sul mercato. Di qui le voci ricorrenti. Di qui la tentazione Ferrari di riportarlo a bordo con buona pace della età (più vicina agli 80 che ai 70).

E poi la Rossa conserva un bellissimo ricordo del suo precedente passaggio. Arrivò nel 1993 e “trovò il deserto“. Si rimboccò le maniche aiutato da Montezemolo che gli lasciò pieni poteri.

Morale: sei mondiali e otto titoli costruttori. Con lui è nato il mito Schumi. Poi è arrivato il divorzio del 2008, peraltro non indolore. Arrivè Marchionne, ad della Fiat,  che aveva le sue simpatie e le strade di separarono. Succede.

Ora potrebbe tornare all’ovile. Ci sta. E con quale ruolo? Il ruolo di consulente di Binotto e interlocutore di Elkann che di corse sa poco.

Di certo Jean Todt conosce bene quanto succede a Maranello. Suo figlio Nicolas,  44 anni, guarda caso  è il manager di Carletto Leclerc e di Mike Schumacher da quest’anno terzo pilota Ferrari. In passato curava Felipe Massa e il venezuelano Maldonado. Ergo, se due più due fa sempre  quattro , è fatta.

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