ROMA – “Sono impressionato dal numero di messaggi che mi stanno arrivando da tutto il mondo. Si ricordano di Marco, e mi mandano un abbraccio. Forse dovrei dire: ‘Sono contento’. Ma proprio non ce la faccio. Però grazie, mi fa piacere essere circondato da tante testimonianze di affetto: vi voglio bene”.
Sono passati sette anni dalla morte di Marco Simoncelli. Era il 23 ottobre del 2011 in Malesia, circuito di Sepang.
E ora il papà, Paolo Simoncelli, dice a Repubblica che l’affetto dei fan non è mai diminuito. Anzi: “A Motegi non hanno fatto altro che chiedermi dei selfie, e stringermi forte. Ma succede in tutti i circuiti del mondo. E sapeste quanta gente scoppia a piangere. Ancora non capisco cosa avesse Marco di tanto speciale. Perché di piloti purtroppo ne sono scomparsi tanti, ma solo con lui succede così. Dicono: il sorriso, la simpatia. Aveva dentro qualcosa di straordinario. La gente lo sa, non dimentica”.
Lo scorso anno, il fotografo Tino Martino ha piantato una piccola palma all’altezza della curva 11 di Sepang: “Tra una decina di giorni saremo lì. Sono sicuro che la pianta sarà cresciuta tanto. Forte e allegra, come era Marco”.