Avicii, la profezia in un documentario: “Se continuo così rischio di morire”

 Avicii, la profezia in un documentario: "Se continuo così rischio di morire"
Avicii, la profezia in un documentario: “Se continuo così rischio di morire”

STOCCOLMA – “Se continuo così rischio di morire”: così aveva detto il dj svedese Avicii, all’anagrafe Tim Bergling, in un documentario trasmesso su Netflix dal titolo Avicii: True Stories.

Il filmato, rimosso dopo la morte del giovane lo scorso 19 aprile a Muscat, in Oman, racconta la vita del dj, 28 anni, concentrandosi sugli ultimi quattro anni, ovvero sul periodo in cui, anche in seguito ad una pancreatite acuta dovuta agli eccessi nel consumo di alcol e al troppo stress, Avicii ha deciso di dire addio ai live. 

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Nel video Avicii racconta la delusione provata dopo l’annuncio del ritiro per gravi problemi di salute. Il dj si aspettava più comprensione da parte del proprio pubblico:

Quando ho deciso di fermarmi mi aspettavo qualcosa di completamente differente – disse al suo amico Levan Tsikurishvili -. Mi aspettavo supporto, considerando, in particolare, quello che avevo attraversato. Tutti sapevano che soffrivo di ansia, non mi aspettavo che la gente cercasse di mettermi pressione per fare sempre più concerti. Gli ho detto che non ero più in grado di suonare. Gli ho spiegato, tipo, che se avessi continuato avrei rischiato di morire e gliel’ho detto più e più volte. Per questo non voglio più sentire che dovrei continuare a fare ancora concerti”.

Intanto, mentre si indaga sulle cause che hanno portato alla sua morte, la famiglia ha diffuso un comunicato in cui prende consistenza l’ipotesi del suicidio. 

“Il nostro amato Tim era un ricercatore, una fragile anima artistica in cerca di risposte a domande esistenziali – ha scritto la famiglia – un perfezionista estremo che lavorava e viaggiava ad un ritmo talmente alto da avere uno stress enorme. Quando ha smesso di fare tour voleva trovare un equilibrio per essere felice e fare la cosa che più amava: la musica. Non poteva più andare avanti, voleva trovare la pace. Tim non era fatto per quella macchina da business in cui si è trovato, era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan, ma evitava i riflettori”.

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