NEW YORK – David Bowie è stato aiutato a morire? Questa la domanda che continua a circolare nel web dopo le parole di Ivo Van Hove, regista del video di Lazarus, ultimo singolo della leggenda del rock uscito l’8 gennaio, proprio nel giorno del suo compleanno. L’ipotesi è che l’11 gennaio Bowie si sia spento per una morte assistita, scegliendo dunque di porre fine alla sua lotta contro il cancro con l’eutanasia.
Andrea Visconti è l’inviato da New York che per Repubblica scrive come l’ipotesi di una morte assistita si faccia sempre più insistente, mentre rimane incerto anche il luogo della morte di Bowie:
“Quella di David Bowie potrebbe essere stata una morte “assistita”, quanto meno pianificata, l’ultimo gesto di uno straordinario coreografo che ha scelto per sé la scenografia definitiva. L’uscita dell’ultimo disco, Blackstar, che ha tutta l’aria di un addio in grande stile, il giorno del 69esimo compleanno, solo tre giorni prima dell’annuncio della morte. Confermata dal figlio, prima che la famiglia si chiudesse in un riserbo assoluto.
Nulla, finché scriviamo, si sa del funerale. Incerto anche il luogo del decesso, si parla di New York ma senza conferme. Ma a insinuare i dubbi sono soprattutto le parole di Ivo Van Hove, il regista di Lazarus, il musical scritto da Bowie in scena al New York Theatre: in un’intervista non esclude che l’artista sia stato aiutato per l’ultimo passo”.
La famiglia del cantante si è chiusa nel suo dolore e la privacy è alta. I media cercano maggiori informazioni, mentre il mondo della musica piange la sua leggenda, prosegue Visconti:
“Per motivi di privacy nessun ospedale di New York specializzato in oncologia si è sbilanciato a dire se nell’ultimo anno Bowie fosse stato fra i pazienti. Silenzio anche da parte dell’ufficio del medico legale che dovrebbe avere certificato il decesso”.