ROMA – “Il rap l’ho scoperto con i Club Dogo e Fabri Fibra, che poi ho conosciuto con mio padre quando lo ha intervistato – dice, intervistato da Vanity Fair, Alessandro Travaglio, il figlio di Marco Travaglio, in arte Dj Trava – Lui è pazzo di Battiato e Renato Zero. Si è gasato un sacco quando gli ho detto che sarei andato a Italia’s got Talent. Anche se facessi il panettiere, passerei sempre per raccomandato”.
L’intervista completa. Perché il rap?
«L’ho conosciuto grazie a mio cugino che mi passava i dischi di Fabri Fibra e dei Club Dogo. Ma è da quando ho 4 anni che vivo davanti allo stereo. Ascoltavo Baglioni, De Gregori, De Andrè, i dischi di mio padre».
Travaglio ama la musica?
«Scherza? Sa a memoria tutto Renato Zero e Battiato».
E dopo la scoperta del rap?
«Ho iniziato a scrivere. E sono arrivato a collaborare con Fabri Fibra (ha ballato nel video di Tranne me, ndr), che mi ha detto di metterci più impegno».
Vi siete incontrati grazie a un’intervista che gli fece suo padre.
«Un giorno sono entrato nello studio di papà e ho trovato aperta la pagina di Wikipedia su Fabri. Gli ho chiesto che cosa stesse facendo, mi ha risposto che si stava documentando perché doveva intervistarlo. Era imparanoiato perché non lo conosceva bene. Io sono impazzito: “Fallo venire a casa”».
Era presente all’intervista?
«Sì. Non avevo mai visto prima mio padre all’opera: ho assistito, buono e zitto, a una conversazione tra due pilastri di cultura».
Ha dichiarato che la politica non le interessa, e che non vuole fare rap impegnato.
«Sto cambiando idea: mi dà fastidio quando la mia generazione, che che si lamenta perché non c’è lavoro e non ci sono ideali, si siede senza fare nulla per provare a cambiare le cose».
Suo padre parla di lavoro a casa?
«Mai: ha sempre tenuto separate vita professionale e vita privata».
La imbarazza parlare di lui?
«Al contrario, sono orgogliosissimo di papà. Se una notizia non mi è chiara, chiedo e lui è sempre aggiornato, non so come faccia, o meglio lo so: bisogna farsi un culo così per arrivare a certi livelli».
Lei invece è stato bocciato in prima liceo. I suoi come l’hanno presa?
«Avevo iniziato lo scientifico: un errore, visto che odio la matematica. Mi hanno dato tre materie, ne ho recuperate due a settembre, quindi la bocciatura è stata un po’ un’infamata. I miei genitori mi hanno detto: ”Ti rifai l’anno, dagli errori si impara”. Infatti non è più successo».
Descriva suo padre.
«Una spina nel fianco, per molte persone. Ma per tirar fuori la verità, devi punzecchiare».
Le crea problemi l’ostilità che c’è verso di lui?
«No, a parte i commenti pieni di odio nei miei confronti, in Rete e sui social. Ma mi scivolano addosso: servono a darmi solo più visualizzazioni su Youtube».
Per questo ha deciso di esporsi con un talent?
«Volevo solo dimostrare, nella vetrina più grande possibile, le mie vere capacità, per vincere i pregiudizi. Le critiche non mi dispiacciono, ma devono riguardare la mia musica».
Nessun pregiudizio invece sui talent?
«Molti rapper li ritengono un modo per saltare la gavetta. Io invece credo che siano il modo per arrivare più velocemente al grande pubblico. E poi sono un fan dei talent, non me ne perdo uno».
Perchè non è andato a X Factor?
«L’avrei fatto ma avevo dimenticato di iscrivermi nei tempi».
Il suo cognome le procurerà qualche insulto, ma è soprattutto un grande vantaggio: tutti parlano di lei solo perché è figlio di suo padre.
«Vero. Ma che cosa avrei dovuto fare, rinunciare al mio sogno? La verità è che se anche avessi scelto di fare il panettiere, passerei sempre per un raccomandato. Se ambissi a fare il giornalista capirei le critiche, ma non ho nulla da rimproverarmi».
Suo padre che cosa le ha detto?
«Si è gasato da morire, mi ha detto di metterci tutto me stesso».