Don Pietro Cesena, il prete anti rapper: "Se li incontro... li picchio" (foto d'archivio Ansa) Don Pietro Cesena, il prete anti rapper: "Se li incontro... li picchio" (foto d'archivio Ansa)

Don Pietro Cesena, il prete anti rapper: “Se li incontro… li picchio”

Don Pietro Cesena, il prete anti rapper: "Se li incontro... li picchio" (foto d'archivio Ansa)
Don Pietro Cesena, il prete anti rapper: “Se li incontro… li picchio” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Si chiama Don Pietro Cesena e in questo ore è salito agli onori delle cronache per una sua sparata, durante la classica omelia della domenica, contro i rapper.

Don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, frazione di Piacenza, durante l’omelia ha urlato per due volte “stronz*” parlando dei rapper italici e non.

“Era ora di fare qualcosa – ha spiegato al Quotidiano Nazionale – non si poteva più stare a guardare. I vostri figli ascoltano la musica di questi stronzi, presunti rapper, che a ragazzini di 12 anni, che si affacciano alla vita con tutti gli ormoni in circolo gli dicono che tanto la vita finisce in niente. L’ho già detto in omelia e lo ribadisco: se ne incontro uno lo picchio, poi mi picchia lui, ma io mi ci butto dentro perché non è possibile che i nostri ragazzi ascoltino da questi stronzi che ciò che vale è solo la carriera, i soldi, il sesso, la droga”.

E’ sempre così? “Spesso lo è. In un contesto nel quale i nostri adolescenti si sentono soli, devastati dalla sofferenza, sballottati tra un padre e una madre separati, senza affetti né punti di riferimento, è facile identificarsi con questi personaggi che hanno un’influenza negativa sulle loro vite. I giovani sfruttano quei testi per contestare la vita”.

“Questi pseudo artisti – continua – sfruttano il limbo di sofferenza nel quale i ragazzini di oggi spesso sprofondano. Viviamo in una generazione che contesta l’abbandono da parte dei genitori, la competizione spinta all’esasperazione, i soldi a tutti i costi e a ogni età, con valori, anche i più banali, a volte messi in dubbio dalla mancanza di un’educazione di base. E ci aggiungerei anche rapporti sociali a intermittenza. Tutto questo comporta una sofferenza interiore che trova sfogo lì, in quella musica. Scritta con parole usate solo per fare soldi”.

 I rapper come il segnale del disagio degli adolescenti di oggi, quindi? “Assolutamente sì. I ragazzini dovrebbero avere il diritto alla spensieratezza, invece spesso questo non accade e per un giovanissimo allo sbando emotivo certe parole possono portarlo sulla strada delle violenze, del bullismo, di un’apertura al mondo della droga e a quanto di peggio possa esserci nella nostra società. Casi estremi, certo, ma possibili”. Che musica dovrebbero ascoltare i nostri ragazzi? “Va bene qualunque testo che abbia buoni contenuti e lanci messaggi positivi. Anche il rock. Che io adoro”. 

Fonte: Quotidiano Nazionale.

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