Enrico Ruggeri: “Uno come Mahmood oggi guadagna meno della mia baby-sitter”. Sicuro?

Enrico Ruggeri: "Uno come Mahmood oggi guadagna meno della mia baby-sitter". Sicuro?
Enrico Ruggeri: “Uno come Mahmood oggi guadagna meno della mia baby-sitter”. Sicuro?

ROMA – “Un artista di vertice, come Mahmood se gli fai i conti in tasca sugli utili di Spotify, guadagna molto meno di quella che viene a casa a tenermi i bambini, ma molto meno”: Enrico Ruggeri, cantautore affermato ma visibile ai più per le sue incursioni televisive e radiofoniche è convinto che oggi per fare buona musica bisogna essere ricchi di famiglia, l’industria discografica aggiornata al consumo online si mangia tutto lasciando agli artisti le briciole impedendo loro di sperimentare, innovare ecc…

Una teoria non nuova su un argomento di portata enorme: la realtà fiscale, per stare al caso italiano – con tutte le cautele statistiche del caso – racconterebbe un film diverso,  per esempio che il tax gap di professionisti e artisti, la differenza cioè tra dovuto e pagato, è del 68%. Racconterebbe che questa categoria paga solo il 30% di Irpef, e si potrebbe continuare.

Ruggeri non sembra tenerne conto e teorizza il classico “tengo famiglia” esteso ai depressi artisti italiani, depressi da un mercato carogna e ostile: “L’economia e la musica hanno sempre viaggiato su percorsi assolutamente divergenti – ha dichiarato ai microfoni di The Shooter , il programma di Pop Economy -. Se arriva un ragazzino dal Sud o dal paesino e che vince il talent, non puoi chiedergli di fare la rivoluzione. Quello a mala pena deve sperare che la radio gli passi il pezzo e di rimanere un po’ lì, mantenere la famiglia, avere il riscatto sociale; se invece hai una solidità economica, puoi permetterti di fare le cose che ti piacciono”. Ma se, musica ed economia, hanno sempre viaggiato su rotte divergenti, cosa esattamente sarebbe cambiato? Urge reddito di cittadinanza per artisti bravi ma un po’ sfigati. (fonte Pop Economy)

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