Gué Pequeno su Ghali: "Un rapper vestito da donna con la borsetta mi fa ridere" Gué Pequeno su Ghali: "Un rapper vestito da donna con la borsetta mi fa ridere"

Gué Pequeno contro Ghali: “Un rapper vestito da donna con la borsetta mi fa ridere”

ROMA – “Un rapper vestito da donna con la borsetta mi fa ridere”. Così Gué Pequeno torna ad attaccare pubblicamente Ghali. E lo fa dalle pagine della rivista Rolling Stones, cercando (maldestramente) di spiegare quanto detto tempo fa al Corriere della Sera.

Gué Pequeno al Corriere: “Ghali è un fake”

In quella intervista il Gué aveva definito Ghali un fake: “Non avremo mai un rapper nero al numero 1 – aveva sostenuto – Appartiene all’universo fashion: non sarà mai un idolo del mondo di colore”. 

Oggi il rapper ha voluto spiegare meglio le sue parole, ma il risultato è forse peggiore del precedente. “Un artista che va in giro vestito da confetto – ha detto – può andare bene per una sfilata ma non ha grande credibilità di strada”.

Gué Pequeno contro Ghali: “Almeno fosse gay”

Nella stessa intervista a Rolling Stones Gué Pequeno ci tiene a precisare: “Io non sono razzista né omofobo ma vedere un rapper che va in giro vestito da donna con la borsetta mi fa ridere, che poi almeno fosse gay. Boh sono robe assurde”. 

Sui social è subito montata la polemica: lo hanno accusato di avere una “mentalità ristretta”, di essere “una persona stupida e priva di conoscenze” e un “poverino” come “i fan razzisti, omofobi e trogloditi che gli danno ragione”.

Reazioni prevedibili, dalle quali lo stesso giornalista del Rolling Stone lo aveva messo in guardia. Ma per Gué Pequeno questa è la dittatura odierna del politicamente corretto.

La dittatura del politicamente corretto

“È pazzesca, sai che io sono davvero spaventato? – replica il rapper – Il punto secondo me è non farsi intrappolare in quel circuito lì in cui tu sei una sorta di personaggio pubblico e devi per forza dire la cosa giusta. Non è così! Io che sono venuto su ascoltando B-Real e i Cypress Hill ti dico che non è così perché faccio un tipo di musica che è storicamente provocatorio e non devo sapere per forza tutto quello che pensa la maggioranza su ogni cosa”.

“Il bello è questo: la mia musica mi permette di dire quello che voglio e continuerò a farlo senza dover dare una spiegazione. Mi ricordo all’ultimo festival di Sanremo quando ho visto tutta la polemica sui testi di Junior Cally ho pensato “poveraccio, ancora con ‘ste robe”.

“Comunque c’è da stare molto attenti ai moralisti. È un misto tra uno Stato di polizia e la censura del cosiddetto “buon senso”, ma alla fine ripeto dipende molto da come tu ti poni davanti a questi tentativi di sterilizzazione del pensiero”. (Fonte: Rolling Stone).

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