“Il Muro del Canto”, musica popolare romana contro l’indifferenza. L’INTERVISTA a Alessandro Pieravanti

"Il Muro del Canto", musica popolare romana contro l'indifferenza. L'INTERVISTA a Alessandro Pieravanti (credit: Big Time. Foto di Paola Panicola)
“Il Muro del Canto”, musica popolare romana contro l’indifferenza. L’INTERVISTA a Alessandro Pieravanti (credit: Big Time. Foto di Paola Panicola)

ROMA – “Il Muro del Canto” dal 2010, l’anno del primo singolo (“Luce Mia”), ha preso per mano il testimone della musica popolare a Roma. Da allora il “Muro” ha pubblicato quattro album: “L’Ammazzasette” (2012), “Ancora Ridi” (2013), “Fiori de niente” (2016) e lo scorso ottobre è uscito l’ultimo album: “L’amore mio non more”.

Alessandro Pieravanti, il batterista e la voce narrante del gruppo, è anche conduttore radiofonico a “Radio Sonica”.

In radio inizi le tue interviste chiedendo all’ospite se si riconosce nella voce a lui dedicata su “Wikipedia”. Ecco come viene descritto “Il Muro del Canto”: “‘Il Muro del Canto’ è un gruppo musicale italiano originario di Roma. Nel loro stile musicale confluiscono da un lato le tradizioni popolari e dall’altro contaminazioni rock e dark e nei testi tematiche incentrate sull’amore, sulla morte e sull’anticlericalismo, interpretati dalla voce profonda e calda di Daniele Coccia e dalla voce narrante di Alessandro Pieravanti”.

Ti riconosci con questa descrizione? “Mi sembra tutto giusto – risponde ridendo – Sì dai…”. Aggiungeresti qualcosa? “No, sai, è sempre difficile darsi delle definizioni e spiegare la nostra musica. Solitamente si lasciano parlare le canzoni. Mi accontento della definizione di ‘Wikipedia’…”.

Poi di solito nelle interviste a questo punto chiedi: in che quartieri siete cresciuti? “Ci sono due differenti ali. C’è l’ala Tiburtina che va dalla periferia di Roma a Guidonia e Tivoli da cui vengono Eric (Eric Caldironi, chitarra acustica e pianoforte, ndr), Daniele (Daniele Coccia, il cantante) e Alessandro Marinelli (fisarmonica). E poi c’è l’ala romana in cui ci siamo io e Ludovico (Ludovico Lamarra, il bassista)”. Come vi siete conosciuti? “Tutti suonavamo in altre band – racconta – e nel tempo ci siamo incrociati nei backstage, nei camerini e nei festival. Poi è nata un’amicizia”.

“Luce Mia” è stata la prima pietra del “Muro del Canto”. “Sì – spiega – Nasce tutto da qui. Daniele aveva scritto questo testo e chiese a me e ad altri di aiutarlo nella scrittura del brano. Alla fine ci piacque talmente tanto che decidemmo di fare una band e di scrivere altri brani. La canzone racchiudeva in sé una piccola magia”. L’idea del nome del gruppo invece da dove viene? “Un’idea che ha avuto Daniele all’inizio. Poi ha acquisito significato nel tempo con la nostra attività. All’inizio era un gioco di parole per dare un’idea di solidità e di musica”.

Nel 2011 esce il primo Ep. E nella copertina si legge: “Complesso di musica popolare romana”. Quali sono i punti di riferimento nella musica tradizionale romana? “Sono tanti. Ognuno poi ha i suoi. Sicuramente Gabriella Ferri, Lando Fiorini, Califano, Petrolini. Il repertorio classico”. E nel cinema? “Non era romano ma sicuramente Pasolini che ha saputo interpretare Roma in maniera eccezionale. Così come Sordi”. E nelle letteratura? “Abbiamo tutti gusti diversi. Non abbiamo qualcosa di identificativo per tutti quanti”.

Nello stesso anno vincete il premio “Stefano Rosso” con la canzone “E intanto il sole si nasconde”. “E’ un artista che ci piace molto e volevamo fargli un omaggio”.

Nel dicembre del 2012 partecipate a un concerto all’interno del Carcere di Rebibbia. Com’è nato questo progetto e cosa vi ha lasciato quest’esperienza? “Abbiamo collaborato con delle realtà che operavano nelle carceri e ci hanno proposto di portare la nostra musica lì. E’ stata un’esperienza che ci ha molto toccato a livello emotivo. La questione della condizione dei detenuti è una cosa a cui siamo particolarmente sensibili. Non è un caso che nell’ultimo album ci sia la canzone ‘Cella 33’. Canzone che parla delle condizioni di un detenuto. Sicuramente sarà un’esperienza che continueremo a portare avanti”.

Quali sono le caratteristiche principali del “Muro del Canto” nella musica e nei testi? “Nella musica c’è un mix tra folk, musica popolare e sonorità western. E da questo mix nasce il ‘Muro’. Una fisarmonica che porta le melodie e una chitarra elettrica che invece porta grinta. A livello testuale credo che abbiamo un approccio molto evocativo. Procediamo sempre per immagine. Daniele con il suo stile e io con il mio. Ma utilizziamo sempre un linguaggio molto comprensibile e diretto cercando di arrivare al cuore delle questioni”.

“Ancora Ridi” esce nel 2013. Un album dove si parla di palazzinari, di povertà e di precariato. “Abbiamo utilizzato lo strumento che avevamo per raccontare una serie di cose che avevamo a cuore. Dopo il primo album avevamo più eco e potendo arrivare a più persone abbiamo pensato di usare questo strumento per parlare di temi che ritenevamo importanti”. L’anno dopo c’è la collaborazione con gli “Assalti Frontali” con la canzone “Il lago che combatte”. La canzone racconta la storia del lago “Ex SNIA”. Un lago nato in mezzo ai palazzi di via Prenestina e Portonaccio. “Il progetto è nato con un incontro con Luca (Luca Mascini degli ‘Assalti Frontali’, ndr). Lo spiega bene lui nel libro ‘Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo'”.

Spesso vi chiedono del vostro rapporto con Roma. Com’è cambiata Roma in questi anni? “Roma è una città sempre molto difficile. Una città in divenire”. Voi siete cambiati nel vostro rapporto con Roma? “No – risponde – a Roma ci sto bene. E anche male. Ma per ora il saldo è positivo. Andarsene, d’altronde, non è mai la soluzione”.

Nel 2016 esce l’album “Fiori de niente”. Nell’album la canzone “Figli come noi”. Una canzone contro gli abusi in “divisa”. Canzone che è arrivata anche in finale per il “Premio Amnesty International 2016”. “Daniele aveva scritto questo testo inizialmente per il suo gruppo, i ‘Montelupo’, poi abbiamo deciso di ri-arrangiarlo per il ‘Muro’. Da qui è nato questo progetto”.

Nell’album c’è anche “Madama delle lame”. Nelle vostre canzoni, e cito una vostra vecchia intervista, “c’è questo tipo di misticismo vicino all’immaginario di ‘Educazione Siberiana’, dove il sacro si unisce alla violenza”. “Assolutamente sì – spiega – C’è un filone spirituale che portiamo avanti da ‘Luce Mia’, ma anche ‘Cristo de legno’. C’è sempre un riferimento a questa spiritualità vissuta con conflittualità”. Che poi è uno degli elementi della tradizione popolare romana. “Assolutamente sì”.

Con “Piotta” (Tommaso Zanello) poi arriva la collaborazione per “7 vizi capitale”. Canzone che diventa sigla finale di “Suburra”. “Tommaso aveva scritto questo brano e ce lo ha fatto sentire. Ci piacque molto. Lo arrangiammo nuovamente e io scrissi il finale recitato. Poi il brano fu scelto come sigla di ‘Suburra’. E a noi ci ha fatto molto piacere”. Su YouTube ho visto che sotto al video ci sono molti commenti dall’estero. Anche dall’Arabia Saudita: “Sì, è una cosa molto interessante. E’ interessante vedere questo confronto con l’estero”. Alla fine sono tematiche locali ma che appartengono a tutto il mondo. “Assolutamente”.

“L’amore mio non more” è il nuovo album. Cos’è cambiato dal primo album? “Non c’è più Giancarlo (Giancarlo Barbati, “Giancane”, ndr), almeno nei live, mentre nella registrazione era presente. Questo è stato il cambiamento più forte. Poi abbiamo esplorato stili musicali diversi. Abbiamo giocato con le parole e le musiche. Abbiamo scritto due brani in italiano. Abbiamo cercato di cambiare le carte in tavola per divertirci”.

In copertina ci sono un pettirosso, un serpente e un orologio. Il bene, il male e il tempo. “Sì, la copertina è abbastanza didascalica nell’approccio. Poi, naturalmente, ci possono essere delle sfumature che lasciamo alla fantasie di chi ci segue…”.

Nel video di “Reggime er gioco” c’è Vinicio Marchioni (“Il Freddo” della serie “Romanzo Criminale”). “Il video è la storia di un ragazzo problematico che pulisce Roma e fa lo spazzino di sua spontanea volontà. La sua è una missione. E’ un ‘ultimo’ che diventa una risorsa importante per la città. Un ‘ultimo’ che si vive questo rapporto a modo suo”.

“L’idea di coinvolgere Vinicio – racconta – è nata dopo una chiacchierata tra me e lui. E lui ha accettato molto volentieri. Il risultato poi credo sia molto riuscito soprattutto grazie alla sua bravura”.

“Stoica” è la prima canzone in italiano. E’ stato un passaggio spontaneo? “Sì. Daniele aveva scritto questa canzone in italiano. Noi, d’altronde, non abbiamo un dialetto così marcato quindi abbiamo pensato che potesse essere adatta anche al ‘Muro’. E’ uno dei pezzi che ci piace di più del disco. Ed è anche uno dei pezzi che ci piace più suonare”. Questa è una delle strade che percorrerete anche in futuro? “Non abbiamo piani o strategie per il futuro. E ‘ tutto da scoprire…”.

“Ponte Mollo” è di nuovo un tuffo nella musica popolare romana. “Esatto – spiega – Noi raramente facciamo delle cover. ‘Ponte Mollo’ ha una narrazione bellissima e per questo abbiamo deciso di inserirla”.

“Roma maledetta” è uno dei punti più forti dell’album. “La Roma che ce fa paura è la Roma indifferente…”. E’ questo il problema principale di Roma? “E’ il problema principale di Roma ed è il problema principale dell’Italia in generale. Purtroppo – conclude – se ne vede tanta di indifferenza. Può succedere di tutto ma poi alla fine la cosa più pesante è l’indifferenza. In famiglia, al lavoro e anche tra sconosciuti”. E forse, “Wikipedia” o no, una delle migliori definizioni possibili per la musica del “Muro del Canto” è proprio questa: musica popolare romana contro l’indifferenza.

“L’AMORE MIO NON MORE TOUR”
02/02/2019 Sulmona (AQ), Soul Kitchen 
14/02/2019 Roma, Mercato Coperto di Garbatella 
05/04/2019 Magenta (MI), New! Ideal 
06/04/2019 Torino, CSOA Gabrio 
07/04/2019 Parma, Splinter Club

01/06/2019 Bologna, A Skeggia 

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