LIBERATO: l’album e le nuove canzoni. L’INTERVISTA a Gianni Valentino

LIBERATO: l'album e le nuove canzoni. L'INTERVISTA a Gianni Valentino
LIBERATO: l’album e le nuove canzoni. L’INTERVISTA a Gianni Valentino

ROMA – Nella notte tra il nove e il dieci maggio, alle 23,59 per la precisione, LIBERATO (da scrivere tutto maiuscolo come piace a lui), il cantante napoletano di cui non si è mai scoperta l’identità, ha pubblicato cinque nuovi canzoni: “Guagliò”, “Oi Marì”, “Nunn’a voglio ‘ncuntrà”, “Tu me faje ascì pazz’” e “Niente”. La data non è casuale. “Nove Maggio”, infatti, è anche il titolo del primo singolo di LIBERATO. Insieme alle canzoni, LIBERATO ha pubblicato anche l’album. Album omonimo che conterrà queste cinque nuove canzoni più i primi sei brani pubblicati tra il 13 febbraio del 2017 e il 2 maggio del 2018.

I cinque video delle canzoni pubblicati su YouTube, girati dal regista Francesco Lettieri – lo stesso regista che ha girato i primi video di LIBERATO – sono collegati tra loro. I video, infatti, raccontano una storia d’amore tra un ragazzo e un’attrice francese a cavallo di più decenni: si parte dal 1966 e si arriva con l’ultimo video, “Niente”, al 2019. La sequenza è stata intitolata “Capri rendez-vous”.

Gianni Valentino, giornalista di “Repubblica” è l’autore del libro “Io non sono LIBERATO”. A lui abbiamo chiesto di parlarci di queste nuove canzoni.

Che impressione ti hanno fatto queste nuove canzoni al primo ascolto?

“Ho avuto un flashback. Ricordo che quando ascoltai ‘Nove maggio’ ebbi una sensazione di grande fascino e curiosità. In questo lasso di tempo, ovviamente, ho conosciuto a fondo il mondo di LIBERATO e della sua produzione. Un mondo che ho scandagliato in ogni centimetro. Ma queste nuove canzoni mi hanno poco stupito. Anzi. Non ho visto molta evoluzione. Tranne che nell’ultima traccia, ‘Niente’. ‘Niente’, una ballad con la chitarra elettrica, una voce sussurrata ma con un bel groove, devo dire che mi ha piacevolmente impressionato. Nelle altre canzoni invece è come se LIBERATO avesse riciclato le sue doti, come dire, allungando il brodo”.

E’ svanito l’effetto wow?

“A me, musicalmente e come linguaggio, erano molto piaciuti i primi due singoli, quindi ‘Nove Maggio’ e ‘Tu T’e Scurdat”E Me’. Poi mi aveva incuriosito, proprio incuriosito, nei live questo momento house mescolato al coro delle lavandaie della ‘Gatta Cenerentola’ di Roberto De Simone. Allusione, quella a De Simone, che è anche tornata nel nuovo brano ‘Nunn’a voglio ‘ncuntrà’ quando lui ‘fa la bestemmia’ (“Mmocc’ a kitemmuort/O’ juorn ca’ t’aggio ‘ncuntrat”) che evoca, diciamo così, le bestemmie da commedia dell’arte. Io proprio nella commedia dell’arte individuo una cifra di LIBERATO. Anche nell’impostazione di maschera. Questo legame che lui mostra con la sua città e con il suo passato. Tanto è vero che anche questa volta c’è un parallelo tra le sue canzoni e l’antologia di ieri. Parallelo esplicito in ‘Oi Marì’. Ma questa cosa ormai per me non è una novità”.

“Non mi ha molto impressionato musicalmente quindi – continua – E’ invece chiaramente interessante questo crossover ancora più spinto tra lui e Francesco Lettieri. Tanto è vero che mi viene da pensare che tutta questa nuova operazione è nata da una brainstorming tra loro due. Non come agli inizi quando ci raccontarono che era stato LIBERATO a convocare Lettieri per la produzione dei video. Questa volta credo ci sia stato proprio un palleggio tra i due. Come due calciatori in campo. Uno scambio che prepara il debutto con un lungometraggio dello stesso Lettieri”.

“La ‘Indigo’ – mi spiega – parliamo della casa di produzione dei film di Paolo Sorrentino, è infatti al lavoro con Lettieri perché dopo l’estate inizieranno le riprese del suo primo film. Tanto è vero che con la stessa ‘Indigo’ si era pensato mesi fa di fare un documentario su LIBERATO. Questa cosa è la prima volta che la dico. Il documentario però alla fine non si è fatto perché LIBERATO non ha voluto”.

Ci saranno anche le canzoni di LIBERATO nel film? “Sì. A quanto ne so io nel film, che parlerà di adolescenti, di ambienti metropolitani, di calcio e che sfiorerà anche il mondo ultras, ovviamente ci saranno anche alcune canzoni di LIBERATO. Ma non tutte. Se dovessi fare una scommessa secondo me ci saranno ‘Niente’, ‘Nove Maggio’, ‘Me staje appennenn’ amò’ e ‘Tu t’è scurdato di me’. Magari anche ‘Guagliò’ che ricorda molto gli inni da stadio. Proprio da curva”.

I video fanno parte di una sequenza che va dal 1966 al 2019. Ti sono piaciuti nel loro insieme? Ti hanno convinto?

“Per ammissione dello stesso Lettieri questi video sono un collage di citazioni. Lui infatti, al termine della sequenza, ringrazia una serie di cineasti: Dino Risi, Kurosawa, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Alfred Hitchcock, François Truffaut e tanti altri. Se non lo vogliamo considerare, quindi, un mero esercizio di stile allora lo dobbiamo considerare come la sua intenzione di ridare dignità d’autore al videoclip dei fenomeni musicali pop. Un’operazione che negli ultimi anni non si era mai vista. Ma è palese che loro, LIBERATO e Francesco Lettieri, stanno cercando di fare sempre cose che non si erano mai viste”.

“Poi – continua – ci sono altre novità. La latitanza totale di LIBERATO dai suoi social e da produzioni nuove, per esempio, durava da maggio del 2018. Dopo l’uscita di questi singoli ‘LIBERATO’ è invece diventato iper attivo sui social. Ha scritto una serie di post a mitraglietta. E, soprattutto, ha deciso di far uscire anche una versione cd e vinile del disco quando in molti pensavano che la sua natura sarebbe stata soltanto la piattaforma digitale. Quindi ‘Spotify’. Invece l’album è uscito anche su un supporto fisico. Come feticcio naturalmente”.

“In questi giorni – continua – LIBERATO sui social ha anche parlato anche del concerto di Roma che si terrà il prossimo 22 giugno. Spavaldo, su Facebook ha scritto: ‘Panico biglietti'”.

Dove si terrà il concerto? “Per le informazioni che ho io il concerto dovrebbe tenersi all’Ippodromo delle Capannelle”.

C’è qualche dettaglio che ti ha incuriosito di questi nuovi video?

“Sì. L’aver scelto di girare la scena della festa con il concerto della band, quella dove il protagonista rincontra lei ormai vip ma infelice, all’Auditorium Novecento. L’Auditorium Novecento è una sala di registrazione imprescindibile per la canzone napoletana. Uno spazio legato all’apertura discografica della ‘Phonotype Record’. La prima casa discografica in Italia. Le cronache parlano del 1901 come anno di fondazione. Da qui sono passati i nomi più importanti della canzone napoletana: dal tenore Fernando De Lucia a Libero Bovio. Non ci dimentichiamo i riferimenti, che definirei a elastico, di LIBERATO a Libero Bovio. Bovio che scrisse un libro su se stesso intitolato proprio ‘Don Liberato si spassa’. Anche Calcutta, probabilmente fiancheggiatore del progetto LIBERATO, è un grande appassionato delle canzoni di Libero Bovio. Ma in tanti sono passati da questa sala di registrazione. E’ un vero e proprio monumento della canzone napoletana. Lui, LIBERATO, continua a inserirsi in questo filone della musica napoletana attualizzandola e destrutturandola”.

Hai notato qualche riferimento particolare nei testi?

“Come al solito LIBERATO ha fuso il napoletano con l’inglese, il francese e con lo spagnolo. Ha usato il cosiddetto ‘napolinglish’ tanto caro anche a Pino Daniele. Mi sarei aspettato però un passo ulteriore. Per questo l’ultimo pezzo, ‘Niente’, mi ha sedotto. Perché è una cosa nuova rispetto al suo mondo”.

“Poi – continua – devo dire che mi ha nuovamente stupito un errore nel brano ‘Niente’. E non è la prima volta che noto un errore nelle canzoni di LIBERATO. In ‘Niente’ c’è un verso in cui dice ‘Si nun c appiccicamm io nun pareo…’. Allora, qui, nessun napoletano, o nessuno che conosce la canzone napoletana, canterebbe questo verso. Non si dice ‘appiccicamm’. La seconda ‘i’ non si deve sentire. Mai. E’ un errore importantissimo questo. Un napoletano dovrebbe dire: ma che caz.. stai cantando?”.

Come il famoso errore Margellin’/Mergellin’? “Eh. Appunto. E’ proprio un errore… brutto. Spiacevole”. Non c’è magari una ragione metrica? “No. Perché l’errore è di pronuncia. Di suono. Un errore che svia. Cacofonico. Non si fa. Quella non è la pronuncia esatta”.

Non potrebbe essere volontario? “E se è volontario… è un guaio peggio. Perché stai facendo sempre canzone napoletana. Fai tanti riferimenti e poi canti ‘appiccicamm’. Deve essere muta la seconda ‘i’. Ci sono, d’altronde, intere fette di città che non sanno parlare napoletano. Si illudono di saperlo parlare”.

Poi Valentino mi cita anche una poesia di Totò: “L’amico di famiglia”. “Anche Totò in questa poesia scrive ‘appiccecà’. Quindi in napoletano, riassumendo, si dice appiccecà. Non, alla LIBERATO, ‘appiccicà'”.

Alla fine del primo video l’attrice dice: “Non mi interessa lasciare una testimonianza”. Secondo te riflette anche il pensiero di LIBERATO?

“Eh… – e ride – A lui non è che non interessa lasciare una testimonianza. Lui, anzi, la lascia la testimonianza. Eccome. Tra virgolette lui stesso mi ha costretto giornalisticamente a lasciare una testimonianza con il libro che ho scritto. Il mio libro è stato una ricerca della creazione di questo progetto, ma anche una ricerca di cosa accade e cosa è accaduto nella canzone napoletana sviluppando una riflessione su vari fenomeni e non solo una ricerca del certificato di nascita di LIBERATO. Il dato identitario è importante solo per capire le caratteristiche e la qualità del progetto”.

Il video di “Oi Marì” a molti ha ricordato la pubblicità di “Dolce&Gabbana”. E’ una cosa positiva o no?

“Non ti dimenticare Nino D’Angelo che lì girò ‘Un jeans e una maglietta’ del 1983. E non capisco perché non è stato ringraziato nei credit”.

Però non era troppo simile alla pubblicità? “Il punto è che Capri solitamente non è una meta di videoclip e resta un posto magico. Nella narrazione del video Capri è un posto seduttivo. Ovviamente loro hanno cercato di prendere gli aspetti meno pacchiani. Perché Capri è anche vittima di questo abuso di presunte starlette e presunti nottambuli. Invece loro hanno dato un valore poetico a Capri. A quest’isola meravigliosa. Loro, tra la spiaggetta di Marina piccola, gli ex arsenali e i faraglioni, hanno cercato di restituire questo valore poetico. Nel video c’è anche un ammiccamento al film di Godard ‘Il Disprezzo’. Film in cui recitava Brigitte Bardot. E guarda caso nel video c’è una ragazza francese, come francese era Brigitte Bardot”.

“Una ragazza che – mi spiega – sembra ancora acerba nel corpo. Infatti lui, LIBERATO, in ‘Niente’ dice: ‘Quann t agg incutrat nun sapiv l’ammore’ alludendo a una condizione virginea”.

“Nel testo della canzone – continua – c’è poi questo termine, ‘sciantosa’ (“Quanne t’aggio incuntrat/Faciv a sciantosa”), che è un richiamo alle canzoni napoletane di inizio novecento. Come Reginella (“stive ‘mmiez’a tre o quatto sciantose”)”.

Questi riferimenti, secondo te, sono studiati o vengono naturali a LIBERATO? “Naturali, studiati ma anche assimilati. Fanno parte del background. E poi, naturalmente, vengono costruiti”.

Francesco Lettieri, il regista, su Facebook ha scritto “che il fatto che questi video siano in tendenza su YouTube, fa pensare che non per forza bisogna produrre merda per arrivare alle persone”. Sei d’accordo?

“Sono molto d’accordo con l’assunto di partenza. Cioè che si fanno dei video orribili in Italia. Ma non solo in Italia. Anche all’estero. L’ambizione di Lettieri è quella di lavorare bene sui video. Perché no? Bisogna ammettere che purtroppo la maggior parte dei video clip sono stupidi e inutili. Sono veramente soldi scialacquati”.

Nella copertina dell’album c’è una rosa stilizzata e un rettangolo di colore rosso in basso a sinistra. In tanti hanno notato che lo stesso rettangolo appare sulla giacca di Livio Cori nel corso della sua esibizione a “Sanremo”. Che ne pensi? E’ solo un caso?

“Non solo. Livio Cori aveva lo stesso rettangolo rosso su una giacca che ha indossato qualche sera fa a un concerto nel Maschio Angioino. Ma credo che sia più un simbolo della griffe. Cori, evidentemente, aveva la stessa griffe anche a ‘Sanremo’. C’è però anche chi ricorda il rettangolo rosso che aveva l’ex allenatore del Napoli, Maurizio Sarri, all’altezza del petto. Nella divisa ufficiale, sotto lo sponsor, Sarri aveva questo rettangolo rosso”.

E’ un gioco voluto? “E’ tutto voluto. Nulla è casuale in questa faccenda”.

La copertina dell'album di LIBERATO
La copertina dell’album di LIBERATO

La voce ti è sembrata la stessa tra le prime canzoni e queste nuove? “A me pare di sì”.

Quindi sei ancora convinto che Livio Cori sia la voce di LIBERATO?

E qui ride. “Allora – mi spiega – C’è una cosa curiosa da dire su Livio. Qualche giorno fa l’ho incontrato per questo suo concerto nel Maschio Angioino. Parlando abbiamo citato anche il concerto di LIBERATO che si terrà a Roma e lui a un certo punto ha esclamato ‘Hai capito Gianni, 25mila persone’. Quindi lui, all’improvviso, ha dato un pronostico sull’affluenza di Roma. Tu mi dirai: ‘E come fa a saperlo?’. E io ti dico: ‘Chiedilo a lui!”.

Quando ho intervistato Livio Cori, parlando di te, mi ha detto: “Gianni? E’ un amico. Ma lo mando a fanculo un giorno sì… e l’altro pure”.

Scoppia a ridere di nuovo. “C’è una grande stima tra noi devo dire. C’è grande simpatia. Che devo dire. La voce di LIBERATO mi sembra sempre quella. Non è un’affermazione, come sai, che ho fatto così da un giorno all’altro. Io ho avuto la netta sensazione che la voce di Livio fosse speculare a quella di LIBERATO quando ho sentito la traccia ‘Non c’è fretta’ di Livio Cori in versione unplugged. Poi da una serie di esami viene fuori la totale compatibilità tra le due voci, quella di Cori e quella di LIBERATO, nelle cosiddette formanti. Se uno vuole fare affidamento sulle attrezzature che abbiamo a disposizione allora si deve pensare che le voci corrispondano”.

Nell’intervista di dicembre avevo riassunto un po’ l’identikit del progetto LIBERATO che avevi tracciato nel tuo libro. Livio Cori alla voce. Per le strofe lo zampino, diretto o indiretto di Emanuele Cerullo. Per la regia, e questo è noto, Francesco Lettieri. Calcutta invece avrebbe aiutato il progetto in un secondo momento. E mi avevi detto: “Il padre dell’idea sta lontano da Napoli”. Hai scoperto qualcosa di nuovo su di lui?

“No. Non ho continuato l’inchiesta. Ma è capitato che un paio di volte delle persone di mia conoscenza mi abbiano sussurrato all’orecchio sempre lo stesso nome. Persone con le quali, tra l’altro, non avevo dialogato in fase di scrittura del libro. Naturalmente non ho intenzione di fare un secondo libro; uno è già più che sufficiente”. E ride.

Secondo te Calcutta ha collaborato anche per queste nuove canzoni?

“Ehhh… Non ti so dire. Una cosa sicuramente è successa in questi mesi. Noi nell’altra intervista parlammo del concerto di LIBERATO al ‘Mi Ami’ dove c’era stata la forte possibilità che Elisa si esibisse sul palco. E guarda caso poi Elisa e Calcutta hanno fatto un pezzo insieme. E non solo. Quando Calcutta nei mesi scorsi è venuto a Napoli io avevo chiesto di poterlo intervistare ma mi avevano detto che non faceva interviste. Chiesi se c’erano ospiti ma mi dissero di no. E invece poi, sul palco, indovina chi è comparsa? Elisa”.

Ti depistano sempre… “Eh sì. A quanto pare sì”.

“Sull’album poi – mi spiega – ti faccio notare che c’è una versione differente di ‘Gaiola Portafortuna’. Una versione più intima e meno caraibica. Una versione piano e voce. Guarda un po’ nel libro quando intervisto Bawrut, un dj friulano che vive in Spagna, mi disse: “Di Gaiola preferivo una versione più soft che LIBERATO mi aveva fatto sentire’. Evidentemente la versione dell’album è proprio questa citata da Bawrut”.

Evidentemente hai beccato il circuito intorno a LIBERATO.

“In molti – mi risponde – hanno preso sottogamba il libro. Come se lo avessi scritto per avere io stesso pubblicità facendo leva sulla fama di LIBERATO. Per seguire il trend. Ma non hanno capito proprio niente. Il libro nasce perché io sono un giornalista e un narratore e secondo me seguire le cose che agiscono sulle fasce giovani e sul mercato musicale attuale significa solo essere attento. Attento alla storia e a quello che accade nella mia terra. La missione principale era fare un libro che raccontasse della canzone napoletana.LIBERATO è una sorta di specchietto per le allodole a cui si è anche scientemente prestato. I grandi media, d’altronde, sono sempre più, come dire, mafiosi, nello scegliere determinati progetti e nel trascurarne invece altri. Non ci dimentichiamo anche il ruolo di ‘NSS’ che ha collaborato al progetto di LIBERATO. Anche in questi giorni con diverse newsletter…”.

Almeno dalle newsletter non ti hanno escluso…

“Ma tanto, male che va, arrivano a persone che conosco”.

“C’è – continua – anche un altro elemento che mi ha molto irritato nel merchandising di LIBERATO. Sarà anche la prassi ma mi ha molto irritato. Quello di chiedere anche il numero di telefono per fare l’ordine del disco. Una raccolta dati molto disdicevole secondo me. Hanno chiesto il numero di telefono a migliaia di persone. NSS è l’agenzia che già nel giugno del 2018 per il concerto di LIBERATO chiedeva le mail per poi mandare gli inviti. Già allora avevano quindi raccolto migliaia di indirizzi mail. Adesso il numero di telefono. Prima o poi LIBERATO ci suonerà il campanello di casa”.

Dei concerti, escluso quello di Roma, cosa si sa? “Niente per ora”.

Ci saranno altri concerti? “Probabilmente anche no… o anche sì. Non ho ancora la certezza. Chissà forse faranno un concerto in gondola a Venezia visto che i gondolieri cantano ‘Malafemmena’…”.

RADIO BLITZ. LE INTERVISTE.

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