Chi è LIBERATO? Viaggio al centro della sua identità. L’INTERVISTA a Gianni Valentino

Chi è Liberato? Viaggio al centro della sua identità. L'INTERVISTA a Gianni Valentino
Chi è Liberato? Viaggio al centro della sua identità. L’INTERVISTA a Gianni Valentino

ROMA – Parlare di “LIBERATO” significa entrare in un labirinto dove le domande sono tante e le risposte poche. Partiamo dalle certezze. “LIBERATO” ha pubblicato fin qui su “YouTube” sei canzoni. La prima, “NOVE MAGGIO”, è stata pubblicata il 13 febbraio del 2017. Di lui, del “padre” del progetto, non sappiamo nulla. I video sono stati girati dal regista Francesco Lettieri. E lui, Lettieri, è diventato un po’ il portavoce del progetto “LIBERATO”. In tutti i video pubblicati fin qui, e purtroppo anche questa è una certezza, “LIBERATO” non ha mai svelato la sua identità.

Il video di “NOVE MAGGIO”, rilanciato dalla rivista “Rolling Stone Italia”, è diventato un “cult”. Dopo sono uscite altre canzoni e (pochi) live. Nelle canzoni “LIBERATO” parla d’amore strizzando l’occhio ai classici della musica napoletana. In tanti nelle sue strofe hanno riconosciuto lo stile di un poeta di Scampia: Emanuele Cerullo. In tanti, invece, nella sua voce hanno riconosciuto lo stile di Livio Cori.

Al “Mi Ami Festival” del 2017 “LIBERATO”, dopo aver programmato la sua presenza, non si è presentato e al suo posto sono saliti sul palco “Calcutta” (Edoardo D’Erme), “IZI”, (Diego Germini ) “Priestess” (Alessandra Prete) e “Dj Shablo” (Pablo Miguel Lombroni Capalbo). “LIBERATO” è salito sul palco poi per altri live a Torino (4 novembre 2017), nella sua Napoli (9 maggio 2018), a Milano (9 giugno 2018), a Barcellona (15 giugno) e a Locorotondo (Bari) il 6 luglio. Ma sul palco “LIBERATO” si è presentato col volto coperto e così, complici anche le luci allestite per gli eventi, di lui ancora non si sa nulla.

Gianni Valentino, giornalista che collabora con “La Repubblica”, “Il Venerdì” e “Repubblica TV”, dopo l’uscita di “NOVE MAGGIO”, ha cercato, tramite Lettieri, di mettersi in contatto con “l’incappucciato” (così lo chiama lo stesso Valentino). Risultato? Una video chiamata su “Skype”… finita male. Perché finita male? Perché alla fine “LIBERATO” non se l’è sentita e ha deciso di non fare l’intervista. Cosa resta di quella chiamata su “Skype”? Poche cose: una ragazza dalla pelle candida seminuda sullo sfondo che fuma con accanto una sciarpa del Napoli e un “LIBERATO” guascone che risponde solo alle prime domande. E risponde in pieno stile “LIBERATO”: “Ohh, fra’. I’ te faccio parià malamente. Frà!!”. 

“L’incappucciato”, in quei pochi istanti, si è rivolto alla ragazza, comparsa in un altro video pubblicato sui social da “LIBERATO”, in inglese. Tutto qui. Ma Valentino decide di andare avanti e di continuare le ricerche. Ricerche che sono confluite nel libro “Io non sono LIBERATO” pubblicato dalla casa editrice “ARCANA” per la collana “Cantautori del duemila”.

Quando hai ascoltato per la prima volta “LIBERATO”? E quali sono state le tue prime impressioni? “Il primo pezzo di ‘LIBERATO’, quindi ‘NOVE MAGGIO’ – risponde Valentino – l’ho ascoltato praticamente subito. Era uscito online da circa una settimana e l’avevo trovato su Facebook. Mi aveva incuriosito il fatto che ci fosse nel post che avevo visto anche un sostegno di ‘Frankie hi-nrg’ che scrisse qualcosa come: ‘Roba fresca da Napoli. Altro che classifiche. La fantasia viene sempre da lì’. Così decisi di ascoltarlo. Rimasi molto colpito dalla canzone. Non si poteva certa parlare di una rivoluzione, di ‘Miles Davis’ o magari di ‘Afro-rock’, ma notai subito una grande sapienza e una grande intelligenza nel fare sintesi. Fare sintesi del linguaggio di oggi con un grande gusto nella composizione e nell’espressione”.

“Mi impressionò – racconta – anche l’uso della lingua napoletana per questa mescolanza di passato remoto e di verbi metropolitani. Un mix che ricorre in tutte le sue canzoni. Questa altalena costante tra il mondo classico della canzone napoletana e questo nuovo mondo da ‘scugnizzi'”.

Nel libro scrivi: “Eppure il primo neo (…) emerge palese nella pronuncia delle parole”. Nelle prime pagine citi anche il film “L’Odio” e parli di verlan. Secondo te LIBERATO (come tra l’altro fa anche Quentin40) usa un suo slang, un suo codice e per questo sbaglia la pronuncia di alcuni parole (come l’esempio Margellin’/Mergellin’) o semplicemente… non è di Napoli? Clementino dice che potrebbe essere di Caserta o di Salerno.

“Su questo aspetto della pronuncia e degli errori c’è da fare un approfondimento – spiega Valentino – Ci sono molti napoletani che non sanno parlare il napoletano. Mi spiego meglio: molti dei cosiddetti quartieri ‘poco popolari’ tendono a parlare il napoletano con un senso di paura e vergogna e lo fanno facendo, costantemente, degli errori. Quindi non è che voglio punire ‘LIBERATO’ con lo scudiscio per i suoi errori perché sono consapevole che in determinati quartieri i napoletani non sanno parlare il napoletano. O almeno non lo parlano in maniera pura. O comunque non sanno scriverlo. Anche altri gruppi come i ’99 Posse’ spesso hanno dato più importanza al suono che alla scrittura rigorosa in napoletano. Lo stesso ‘Rocco Hunt’. Anche ‘Luchè’. O ‘Vale Lambo’. Ma questo perché la lingua napoletana tradizionale ha delle sue regole”.

Quindi “LIBERATO” è di Napoli? “Secondo le mie ricerche è napoletano. Ha vissuto a lungo a Napoli e poi si è trasferito. E ora vive lontano da qui”.

Qui mettiamo una prima bandierina: “LIBERATO”, secondo Valentino, è di Napoli. Ma non vive a Napoli. E sappiamo, inoltre, che nella chiamata “Skype” si rivolgeva alla ragazza in inglese.

Quando hai iniziato a cercare un contatto con “LIBERATO”? “Quasi subito. Quando mi affeziono a una idea cerco subito di approfondire il tema – racconta Valentino – ‘LIBERATO’ pubblicò la prima canzone su ‘YouTube’ il 13 febbraio 2017 e subito, dopo circa dieci giorni, mi diedi da fare. Già a fine marzo riuscii a contattarlo via ‘Skype’. Francesco Lettieri stabilì il contatto. E ci fu questo incontro via ‘Skype’ che poi saltò perché lui cambiò idea all’improvviso”.

“Come dice Livio Cori nel libro – spiega – probabilmente ‘LIBERATO’ cambiò idea perché si spaventò. Forse il progetto non aveva ancora tutti i parametri e gli elementi definiti e rispondere alle domande in un’intervista avrebbe potuto nuocergli. O, semplicemente, forse stava ancora decidendo quali passi fare. Forse davvero non sapeva neanche cosa rispondermi se gli avessi chiesto: farete concerti? Avete altre canzoni pronte? In quel frangente non esisteva neanche il contatto con ‘Converse’ che poi si è esplicitato in estate col video di ‘Gaiola Portafortuna’”.

Qual è stata l’atmosfera di questo primo incontro via ‘Skype’? “Goliardica. Totalmente. Lui era ‘divertitissimo’ da questo confronto. Era molto scalmanato. Credo che questo appartenga proprio alla natura stessa del progetto. Se la gode e se la vive. Sa come intrattenere e ha coscienza di come gestire il progetto”.

Quindi secondo te la persona con cui hai parlato su “Skype” è la stessa persona che poi è salita sul palco nei live? “No, di questo non ho la certezza. Anzi ho forti dubbi. Dopo la pubblicazione del libro mi hanno raccontato che pochi giorni prima del primo show di Torino, ‘LIBERATO’ avrebbe potuto esibirsi anche in uno show di Halloween con un cachet di più di 20mila euro. Non pochi per un progetto che aveva solo poche canzoni. Ma lo show alla fine non si fece perché i ‘tre performer’ che vediamo nei suoi live avevano divergenze su cosa fare sul palco. Questo fa capire che il vero ‘padre del progetto’ vuole più che altro creare la musica e l’impianto estetico e di contenuti di ‘LIBERATO'”.

Mettiamo un’altra bandierina. “LIBERATO”, il “padre del progetto”, probabilmente non è lo stesso che abbiamo sentito e visto cantare nei suoi concerti. Concerti dove il progetto “LIBERATO” si presenta con “tre frontman”. Uno canta. Gli altri due suonano.

Nel libro ricorre la domanda: la musica di “LIBERATO”, musica  “dub”, “urban-pop” e “folk”, ha anche una “dose” neomelodica? E quali sono le sue radici musicali? Nino D’Angelo, da te intervistato, dice che “LIBERATO” è il suo erede. Erede di quel Nino che cantava “Nu jeans e ‘na maglietta”. “Lo dice lo stesso Livio Cori – risponde Valentino – ‘LIBERATO’ è l’erede di Nino D’Angelo”. Però Lettieri rifiuta l’etichetta di neomelodico per “l’incappucciato”….

“Questa cosa di Lettieri è strana – spiega il giornalista – Perché lui stesso cita come fonte per il video di ‘Tu t’e scurdat’ ‘e me”‘ quello di ‘Fotomodelle un po’ povere’ di Gigi D’Alessio”. Quindi si è contraddetto? “C’è una paura di fondo di sporcare il progetto. Come c’è paura di parlare il napoletano autentico. Così c’è la stessa paura di fare riferimento al neomelodico”.

“Ci sono i neomelodici pacchiani, commerciali, di ‘serie b’ – dice Valentino – ma poi ci sono anche ‘neomelodici’ importanti e che hanno fatto cose importanti. Lo stesso Nino D’Angelo ha fatto ‘Ciucculatina d”a ferrovia’ poi dopo aver ascoltato Peter Gabriel ha capito che poteva fare altro e ha prodotto ‘Terranera’”.

Gigi D’Alessio è stato più velenoso e ti ha detto: “Se si mostrasse, le canzoni avrebbero successo o no?”. In “LIBERATO” il marketing conta più della musica? “Gigi più che velenoso fa una disamina molto intelligente” risponde Valentino. Ma per “LIBERATO” conta più il marketing della musica? “No, contano uguale – dice – Loro hanno fatto il marketing necessario per far crescere il progetto. Un marketing sano e autonomo. Poi c’è il coinvolgimento di brand, ma quello è un altro aspetto del marketing”.

E la maschera? “Loro hanno capito piano piano come costruire la controfigura di ‘LIBERATO’. Hanno messo le scritte del Napoli sullo sfondo dei video, hanno prodotto un bomber che cita l’abbigliamento degli ‘ultras’. Se tu guardi il look di ‘LIBERATO’ nei video è lo stesso di Ivan Granatino. In fondo Ivan Granatino ha usato lo stesso look di ‘LIBERATO’ prima che uscisse ‘LIBERATO’. Il personaggio ‘LIBERATO’ è stato costruito piano piano nel tempo. Lo stesso Lettieri scherzando mi disse che il primo videoclip di ‘LIBERATO’ chiudeva una sorta di ‘trilogia sui bambini’ iniziata con i due video precedenti di ‘Calcutta’. Questo dimostra che il progetto è avanzato giorno per giorno”. “E’ il fenomeno musicale – spiega – che ha attratto il brand”.

“LIBERATO” e il calcio. Lui, o chi per lui, nei video usa un’estetica da “ULTRAS”. Nel “font”, nell’abbigliamento, nella scelta dell’anonimato e nei video. LIBERATO sfrutta semplicemente questa estetica per avere più successo o in fondo è una contraddizione (visto il lucro) accettabile? “E’ essenziale il calcio – racconta – Della contraddizione parla lo stesso ‘ultras’ che ho intervistato nel libro. Un ‘tifosissimo’ del Napoli che mi ha detto che il ‘regime di clandestinità’ su cui si basa il progetto è assolutamente di matrice ‘ultras’.

“In “Tu t’è scurdat’ ‘e me” il bacio tra i due attori viene ‘interrotto’ da un gol. Lui, il protagonista del video, mentre bacia la ragazza, dopo il gol sbircia il televisore. E’ vitale il calcio a Napoli. Inserire il calcio in un progetto nato dal basso è il pane”.

“LIBERATO” spreca “l’estetica militante e antagonista” con i suoi testi? “L’estetica non è militante. E’ attenta e meticolosa – dice Valentino – Nei testi lui fa quello che poi fa la maggior parte dei cantautori. Di cantare d’amore lui se lo era dato proprio come presupposto. Lui canta i sentimenti. Ed è la chiave della scuola napoletana della canzone. Eccezion fatta per ‘Tammurriata nera’ che lui ha anche citato, che parla della guerra e dei militari americani piombati in città, la gran parte delle canzoni napoletane parlano d’amore”.

I suoi testi e i suoi video però non corrono il rischio di offrirci una Napoli troppo stereotipata e convenzionale? “Lui usa i ‘cliché’. Però li sposta e li sottopone ai ragazzi che magari non conoscono neanche Pino Daniele. Quando ha fatto il concerto sul lungomare a Napoli, ‘LIBERATO’ ha accennato ‘Quanno chiove’. Ma in tanti sui social si sono chiesti: ma questo è un pezzo inedito? Tanti ragazzi di Napoli non conoscono Pino Daniele”. Lui si offre quindi come ponte tra la musica tradizionale e il mondo moderno? “Sì, indubbiamente”.

“Gaiola portafortuna”, almeno nel video, forse è l’unica canzone che esce dal seminato. “Uhm… Non lo so. Io credo che il video sia stato girato così più per un limite produttivo. Potevano anche girarlo nel centro storico dove ci sono comunità di capoverdiani, srilankesi, senegalesi. Comunità anche molto integrate nel tessuto sociale napoletano. Ma hanno deciso di girare in quei luoghi per cercare questa dimensione caraibica” “‘Gaiola Portafortuna’ è uno di quei racconti che ci porta al coinvolgimento di Emanuele Cerullo” dice Valentino. Perché? Il giornalista lo spiega nel libro:

“Il poeta di Scampia da tanti addetti ai lavori e altrettanti internauti è stato indicato quale autore delle strofe delle canzoni di ‘LIBERATO’. O almeno di una: proprio ‘Gaiola Portafortuna’”. Emanuele Cerullo è un poeta (con alle spalle anche esperienze da rapper) di Scampia. Una sua poesia, pubblicata il 9 maggio del 2016, ha dei versi che si avvicinano molto alla canzone “NOVE MAGGIO”. “LIBERATO” è Emanuele Cerullo o, semplicemente, “LIBERATO” è un fan di Emanuele Cerullo?

“Secondo me – spiega il giornalista – ‘LIBERATO’ ha come genitori le piattaforme digitali come ‘YouTube’, ‘Facebook’ e ‘Tumblr’. Secondo me lui ha trovato sul Web queste poesie di Cerullo e i due si sono sentiti. Non dimentichiamo che anche Cerullo ha alle spalle diverse esperienze musicali. ‘LIBERATO’ è rimasto affascinato da Cerullo. Il poeta di Scampia nelle sue poesie usa lo stesso linguaggio di ‘LIBERATO’ tra classicità napoletana e linguaggio metropolitano. C’è stata una fusione tra le due traiettorie”. C’è un codice che combacia? “Esattamente. Li trova fratelli”.

E qui piantiamo un’altra bandierina. Emanuele Cerullo, quindi, potrebbe essere l’autore, o almeno l’ispiratore, delle parole delle canzoni dell'”incappucciato”.

Il progetto “LIBERATO” secondo te è nato per scommessa? “Gli è esplosa la mina tra le mani. Questa domanda è importante. Ne ho parlato anche con ‘POPULOUS'(Andrea Mangia, producer di Lecce, ndr). ‘POPULOUS’ mi ha detto che si è messo a ridere quando ha ascoltato per la prima volta ‘NOVE MAGGIO’. Si è messo a ridere perché il ‘mood’ era simile alla canzone ‘trash’ ‘A me me piace ‘a Nutella’ del piccolo Lucio. Però quando l’ha risentita mi ha detto che ha poi ritrovato un altro fascino. Non era dozzinale. ‘NOVE MAGGIO’ ha una serie di elementi che convergono e che trovano la giusta misura per stare insieme”. Un gioco venuto troppo bene? “Esatto. Un gioco venuto troppo bene”.

Nel tuo racconto poi piano piano emerge la figura di “Calcutta”. Durante un concerto a Fuorigrotta, racconti nel libro, “Calcutta” si incontrò con Enzo Chiummariello e “Enzo Dong”. Insieme improvvisarono alcune canzoni in napoletano nei camerini e all’improvviso “Calcutta” propose a Chiummariello: “Perché non creiamo un personaggio neomelodico, di cui non si dovrà conoscere l’identità, e noi stessi ne scriviamo le canzoni?”.

“Ho visto anche il video di questo incontro” racconta Valentino. La domanda allora è diretta: quindi c’è “Calcutta” dietro al progetto di “LIBERATO”. Questo progetto nato per gioco e poi esploso? Valentino resta in silenzio per qualche secondo, poi risponde: “Ehm… Questa è una buona domanda. Più che esserci ‘Calcutta’, secondo me, visto che Lettieri in quei giorni era già stato contattato da ‘LIBERATO’, ne ha parlato con Edoardo”.

L’incontro, spiega Valentino, sarebbe avvenuto il 16 dicembre. Il video di “NOVE MAGGIO” uscirà il 13 febbraio. “Lettieri mi ha raccontato che hanno girato il video di “NOVE MAGGIO” nei giorni della vigilia e dell’antivigilia di Natale. Quindi qualche giorno dopo questo incontro”. “Immagino – spiega – che Lettieri abbia parlato con ‘Calcutta’. E che ‘Calcutta’ si sia messo a disposizione per il progetto”. Da qui la conversazione nei camerini del concerto di Fuorigrotta”.

Più che essere “LIBERATO”, quindi, “Calcutta” ha sposato il progetto in un secondo momento e ha aiutato Lettieri a dargli forma? “Secondo me sì. Ed è per questo che poi ‘Calcutta’ dopo l’uscita della canzone ha mandato diversi messaggi su ‘WhatsApp’ in giro per chiedere un parere sulle canzoni di ‘LIBERATO'”.

Non è un caso, quindi, che “Calcutta” non abbia accettato di farsi intervistare per il libro? Valentino ride. Poi risponde: “Eh appunto…. E non è un caso che lo staff di ‘Bomba Dischi’ mi abbia negato l’accesso al concerto di ‘LIBERATO’ a Milano”.

Altra bandierina. “Calcutta” quindi, contattato da Lettieri, si sarebbe offerto per aiutare il progetto “LIBERATO”. Ricapitolando: per le strofe potrebbe esserci lo zampino, diretto o indiretto, di Cerulli. Per la regia dei video, ma questo è noto, c’è Lettieri. Ma resta il dubbio: ma allora chi è il cantante?

Se “Calcutta” è una sponda del progetto, qual è invece il ruolo di Livio Cori? “Io sono convinto – spiega Valentino – che Livio sia il cantante. E lo dico soprattutto dopo aver sentito una canzone di Livio che si intitola ‘Non c’è fretta’. Dopo le prime due strofe, Livio prende fiato e parte col ritornello. In quel frammento io ho ritrovato e riconosciuto il canto delle canzoni di ‘LIBERATO'”.

Hai fatto confrontare la sua voce con quella di LIBERATO dal foniatra Ugo Cesari. Quali sono stati i risultati? “Ho fatto confrontare la voce di ‘LIBERATO’ con la voce di molti cantanti. E secondo Ugo Cesari, parlando scientificamente, ha detto che i parametri delle due voci, quella di Cori e dell”incappucciato’ si appartengono. Le ‘formanti’ che emergono sono le stesse. Livio continua a negare e ha tutta la libertà di farlo. Ma è come se un paziente, di fronte a un parere del medico, dicesse: voi non capite niente”.

Livio Cori è anche il frontman dei live secondo te? “No. Nei live ci sono tre performer che spesso cambiano tra loro. Al ‘Sonar’ a Barcellona, quando sono andato a vedere ‘LIBERATO’ c’erano tre persone sul palco. Una ragazza e due maschi. Quello che cantava non interveniva sui problemi tecnici ma chiamava l’altro alla sua destra. Lui, il cantante, evidentemente non aveva una preparazione per poter affrontare problemi tecnici. Quindi per me i tre si alternano nei compiti ma hanno differenti competenze”.

Quindi hai notato la differenza di voce tra le canzoni e i live? “Sì”.

Altro step. Altra bandierina. Quindi Livio Cori potrebbe essere il cantante del progetto. Almeno per le registrazioni,

Livio Cori e Nino D’Angelo parteciperanno insieme a Sanremo 2019 con la canzone “Un’altra luce”? “Eh, che non l’ho saputo… Gli ho fatto gli auguri” dice subito Valentino. Quindi “LIBERATO” andrà a Sanremo? Qui ride. Ancora. E poi tenta di rispondere: “Allora… Lo sai che mi hanno fatto la stessa domanda in radio. Io ti rispondo che per quella che è la mia ricerca, il canto di ‘LIBERATO’ va all’Ariston”.

Ma ci sono possibilità che sul palco allestiranno qualche situazione per far salire ‘LIBERATO’ o una sua controfigura? Ride ancora. “Di questa cosa – spiega – avevo sentito parlare settimane fa. Ne avevo sentito parlare come un desiderio molto concreto. Desiderio, non possibilità. Nelle ultime ore però pare che sia abbastanza complicato o addirittura impraticabile allestire il tutto. Non so se ci saranno le condizioni”. “C’è da dire però che il nucleo di ‘LIBERATO’ era già arrivato all’Ariston l’anno scorso visto che la costumista di ‘LIBERATO’ è la stessa dello ‘Stato Sociale”.

Quali sono le teorie più strane che sono circolate in rete e non sull’identità di “LIBERATO”? “Che dietro ci fosse un trasngender”. Mise un “Mi piace”, se non sbaglio, a una iniziativa a Pompei: il “Pompei Pride”. “Non solo mise un ‘Mi piace’, ‘LIBERATO’ fece un video di sostegno su Instagram”. “In quell’occasione interpellai i vertici dell”Arcigay’ e loro mi dissero che in quei giorni ‘LIBERATO’ era a New York”. Quindi probabilmente erano in contatto. “Questa cosa di New York – spiega – ritorna quando nel capitolo finale del libro racconto che le mie fonti mi hanno detto che l’evoluzione di ‘LIBERATO’ passerà per la rotta Napoli-New York”.

“LIBERATO” in questi giorni ha annunciato un concerto a Roma. Cosa dobbiamo aspettarci secondo te? Arriveranno canzoni nuove? “Direi che è obbligato a farle. Anche il 9 maggio, quando ha fatto il concerto a Napoli, una settimana prima fece uscire due singoli. Anche perché all’epoca l’esibizione sarebbe durata 10 minuti”.

“Il concerto di Roma – spiega – si annuncia come un evento topico e cruciale per il progetto ‘LIBERATO’. Non c’è ancora una location ma i biglietti sono in vendita. Questo significa che stanno tarando la scelta definitiva della location anche in base all’affluenza. La mia previsione è che la location del concerto si conoscerà intorno a marzo o a aprile”.

Nelle nuove canzoni ci sarà un continuità con quelle già uscite o dobbiamo aspettarci novità dal punto di vista musicale? “Mi auguro che possa continuare a fare la musica che desidera ma di non essere autoreferenziale all’eccesso. Per carità, lo fanno tutti. Anche Johnny Cash aveva una sua impronta”.

L'”effetto WOW” però, se resta sulla stessa linea, non potrebbe svanire? “Un po’ sì. Però potrebbe farci vedere tutta la sua cultura. ‘LIBERATO’, il padre dell’idea, è uno molto preparato e colto. E sa come si muove il mercato e come lui vuole porsi sul mercato”. Livio Cori non è il padre dell’idea? “No, assolutamente. Il padre dell’idea sta lontano da Napoli”.

Perché hai scelto “Io non sono LIBERATO” come titolo del libro? “Allora…”. Pausa. “Io – spiega Valentino – credo molto nei titoli. Sono quasi il 50% di quello che vai a fare. Che sia un quadro, un film o un libro. ‘Io non sono LIBERATO’ non è autobiografico. Non volevo smentire di essere ‘LIBERATO’. Anzi dopo l’uscita del libro in molti mi hanno chiesto se io fossi ‘LIBERATO’. Come tra l’altro già mi era successo in passato. Ma è una stupidaggine (spero di non dover ripescare questa frase dagli archivi, ndr). All’inizio l’idea era quella di fare un libro-intervista con ‘LIBERATO’. Ma lui rifiutò. ‘Io non sono LIBERATO’ parla dei tanti che in questi mesi hanno negato di esserlo. Parla della negazione di sé che ha portato alla leggenda del progetto. E anche alla volontà di tenere vivo il labirinto”.

E qui l’ultima bandierina la pianta Valentino: “E in fondo, “LIBERATO”, è stata una scusa per parlare di Napoli e della canzone napoletana”.

Piccolo viaggio ai confini della musica italiana. LE INTERVISTE.

 

 

 

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