Prima Scala: “Una Giovanna d’Arco da galera”. La stroncatura

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Dicembre 2015 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
Prima Scala: "Una Giovanna d'Arco da galera". La stroncatura

Prima Scala: “Una Giovanna d’Arco da galera”. La stroncatura

MILANO – Forse c’era un motivo se per 150 anni un’opera minore di Giuseppe Verdi non è stata rappresentata alla Scala. Non amando l’unanimismo critico che, nel caso della Giovanna d’Arco andata in scena lunedì 7 dicembre, prevede l’applauso come solo riscontro (con unica riserva il plotone di esecuzione estetico per l’eccentrica mise in verde della Santanchè), volentieri pubblichiamo un estratto di una delle pochissime voci fuori dal coro.

Gianfrancesco Turano (nel suo blog sull’Espresso “Ragù di capra”) recupera la cattiveria benedetta della stroncatura vecchia maniera, usanza un po’ dimenticata in nome del critically correct.

Il teatro che ha fischiato Puccini (Bohème e Butterfly alla prima), Bergonzi e Pavarotti regala undici minuti di applausi a un’opera, la Giovanna d’Arco di Verdi, fatta di musica mediocre e di un libretto scritto in una lingua mai esistita. La regia teatrale è da galera con la scena per metà campo di battaglia e per metà stanza da letto ottocentesca. Sullo sfondo è montato un chromakey che non usa più nemmeno Barbara D’Urso, attraversato da fiamme e nubi al galoppo.

La protagonista porta la corazza sopra un pigiama da uomo in lana grezza di quelli che ti davano a militare. Il tenore è truccato da vittima di Goldfinger e il baritono vestito come uno dei fratelli Karamazov. Quasi tutti gli altri, a partire dal coro, sono coperti di sangue e ferite come in un episodio qualsiasi della serie “Zombie” […]

Il resto è il solito vippame impinguinato con premio speciale della giuria a Dani Garnero Santanché, addobbata di un verde che ho visto solo sui campi di calcetto in sintetico. Per fortuna, l’anno prossimo torna Puccini. (Gianfrancesco Turrano, L’Espresso).