Prince, la sua storia: le ragazze, il padre e l’abbandono

Prince, la sua storia: le ragazze, il padre e l'abbandono
Prince, la sua storia: le ragazze, il padre e l’abbandono

MINNEAPOLIS – Dopo la notizia della sua morte molto è stato detto sulla fede di Prince, ma prima di diventare un devoto testimone di Geova, il celebre musicista è stato un adolescente di 12 anni cacciato di casa per essere stato trovato a letto con una ragazza.

Prince Rogers Nelson era nato a Minneapolis alla fine degli anni Cinquanta, e la provinciale città del Midwest ha avuto su lui una forte presa nonostante gli inquietanti ricordi. Il padre, John Nelson, figlio di mezzadri e nipote di schiavi, era arrivato in Minnesota dalla Lousiana dopo aver divorziato dalla prima moglie.

Di giorno Nelson realizzava stampi in plastica all’Honeywell Electronics e di notte si trasformava in un musicista jazz di talento e suonava nei jazz club e nei blues bar della città. A cinque anni, Prince vide uno show del padre nel night club dove suonava e rimase affascinato quando le luci si spensero, il sipario si aprì e un riflettore illuminò Nelson che iniziò a suonare il pianoforte. Il sipario si aprì nuovamente e apparvero le belle ragazze del coro che in abiti succinti si esibirono in una danza seducente intorno al padre di Prince. Prince rimase rapito dallo spettacolo e fantasticava sull’adorazione del pubblico, sulle ragazze sexy. Era ossessionato dal potere della musica.

Quando suo padre era al lavoro, Prince a casa suonava il pianoforte ogni giorno e altri strumenti nei grandi magazzini. Il che lo ha portato a “chiudersi al mondo e ritirarsi nella musica”, ha scritto Alex Hahn in “Possessed – The rise and fall of Prince” (Posseduto – Ascesa e caduta di Prince), edito da Billboard Books.

La rottura tra i genitori, la violenza fisica da parte del padre, il bullismo dei compagni di classe a causa della sua altezza, hanno accelerato la fuga di Prince nel suo solitario mondo nel cuore del Midwest, “la terra dei 10.000 laghi” che fa pensare al protestantesimo, all’aroma di vaniglia e al pane bianco.

“Non ci si poteva aspettare che questa sarebbe stata la casa e la base permanente di un tormentato, messianico, straordinario musicista pop afro-americano. Una guida dal talento versatile che al culmine della fama rivaleggiava con quella di Michael Jackson e Madonna”, scrive Alex Hahn.

Prince diceva: “Vivrò sempre a Minneapolis. E’ talmente freddo che i cattivi stanno alla larga”. Ma gli spacciatori trovarono ugualmente la strada per entrare nel suo ermetico, segreto universo.

La madre di Prince, Mattie Shaw, era una cantante jazz arrivata dalla Louisiana la cui voce somigliava a quella della grande Billie Holiday. Si è unita al gruppo di Nelson, The Prince Roger Trio, la coppia si è innamorata e poi sposata nel 1957. Nelson aveva sedici anni più di Mattie.

Chiamarono il loro figlio Prince, il nome d’arte del padre e che ricordava le sue aspirazioni. “Volevo facesse tutto quello che avrei voluto fare io”, ha detto Nelson nel 1991. Visto che Mattie già chiamava Prince suo marito, soprannominò il figlio “Skipper” e lui non voleva essere chiamato Prince. Se qualcuno lo faceva, insisteva su “Skipper”.

La coppia era devota agli Avventisti del Settimo Giorno e Prince frequentava corsi di studio sulla Bibbia. Prince successivamente ha affermato che aveva ricevuto di più ascoltando il coro e che non aveva sviluppato alcuna affinità con la religione organizzata. Ma chiaramente era invece rimasto influenzato dal cristianesimo e dagli insegnamenti di un Dio onnipotente che premia il bene e punisce il male.

A scuola, nonostante l’altezza – circa un metro e 57 da adulto – era bravo negli sport e molto competitivo nel ping-pong e nel basket. Vittima di bullismo da parte dei compagni di classe, all’età di dieci è cambiato: da bambino introverso, timido, in presenza degli amici era esuberante. Seguendo il modello del padre – anch’egli piccolo di statura circa 1,60 – perfettamente curato, Prince tuttavia nell’abbigliamento voleva “sorprendere, solleticare e scandalizzare; un tratto distintivo preso dal fratellastro, Alfred Nelson, figlio di Mattie nato dal suo primo matrimonio.

Alfred era un talento musicale, aveva cantato insieme a James Brown e portava i capelli in un “folle stile alla Little Richard”. Gli amici lo consideravano come una specie di protettore di donne e quando era fuori a tarda notte, Prince andava nella sua stanza, provava gli abiti di Alfred e ascoltava i suoi dischi di James Brown.

Secondo il cugino di secondo grado di Prince, Charles Smith, Alfred è finito in un ospedale psichiatrico a Minneapolis. Il rapporto tra Mattie e Prince padre degenerò in continue risse finché Nelson se ne andò lasciando il suo pianoforte dietro di sé. Testimoni affermano che le lotte avevano avuto delle conseguenze negative sul ragazzo. Aveva perso il padre.

Mattie si risposò e il nuovo patrigno era un uomo freddo, distaccato. A dodici anni, Prince andò a vivere con suo padre ma l’esperienza finì bruscamente quando Nelson scoprì il figlio a letto con una ragazza. Pregò il padre di non mandarlo via, ma la risposta fu un deciso “no”. “Sono rimasto a piangere seduto nella cabina telefonica per due ore”, ha detto a Rolling Stone in un’intervista del 1985. “Quella è stata l’ultima volta che ho pianto”.

Tra Prince e Nelson il rapporto è oscillato tra l’affetto e il distacco fino alla morte del padre nel 2001.
Ha confessato a Oprah Winfrey che nel 1996 il padre era stato violento. Ha sussurrato, “Non si deve abusare dei bambini o finiranno come me”, come nella sua canzone Papa.

Dopo l’allontanamento del padre, è stato ospitato da parenti, in casa di amici finché non ha trovato un posto sicuro in casa del suo intimo amico Andre. Bernadette Anderson ha preso in casa il ragazzo – pur avendo già sei figli – e lo ha cresciuto con amore nel corso dell’adolescenza. E’ stato qui che Prince ha deciso che aveva bisogno di uno spazio privato e si è trasferito nel seminterrato, portando il pianoforte, in cui poteva avere totale controllo del proprio mondo e non condividere la stanza con Andre che era disordinato.

Il seminterrato in cui entrava pochissima luce naturale, era utilizzato come camera da letto, per le prove di registrazione ma anche un posto meraviglioso dove Prince ed Andre praticavano sesso con numerose amiche.

Prince era cresciuto nel 1960, l’epoca del “fate l’amore, non la guerra”, e a quel punto visto che godeva di una certa libertà, inseguiva qualsiasi piacere sessuale che poteva trovare. Quando la Anderson lo sorprese con una ragazza nel seminterrato – aveva saltato le lezioni scolastiche – “lo sgridò proprio davanti a me”, ha detto il suo amico Pepe Willie. In quel seminterrato, ascoltava la stazione radio di Minneapolis, suonava R&B fino al tramonto, ma quella città era indifferente alla black music.

Minneapolis una volta era stato un palcoscenico di jazz e blues ma a quell’epoca non esisteva più. Chicago era il posto dove poter ascoltare black music per ventiquattro ore al giorno. A Prince piacevano Sly Stone di cui imitava la voce, James Brown, Stevie Wonder e anche Joni Mitchell, Fleetwood Mac e Carlos Santana.

A quel punto con Andre Anderson e Charles Smith formò una band che chiamarono Gran Central e chiesto a un vicino, Terry Jackson, di unirsi come percussionista poiché il suo seminterrato era meno umido di quello della Anderson. La band avrebbe potuto spostarsi quando la Anderson ne aveva abbastanza della loro musica.

La passione di Prince a scrivere canzoni e suonare lo portava a non bere, a non concedersi pause con i suoi amici e all’abitudine di registrare da solo tutti i pezzi musicali. Anni dopo, quando con la Warner Bros. firmò un contratto per tre album, il 25 giugno del 1977, i dirigenti Mo Ostin e Lenny Waronker sapevano di trovarsi davanti a un “talento che si presenta solo una volta nell’arco di ogni generazione”.
Ma c’era anche un lato oscuro nella passione e nell’ambizione, che emerse dalle difficoltà che Prince aveva rispetto alle esigenze dei produttori musicali e la casa discografica.

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