X Factor 2013, finale. Le pagelle: 9 Morgan e Michele, 8 Cattelan

X Factor 2013, finale. Le pagelle: 9 Morgan e Michele, 8 Cattelan
Morgan (Foto Lapresse)

MILANO – X Factor 2013, ha vint0 Michele. E per Tommaso Pellizzari e Stefania Ulivi del Corriere della Sera è stato effettivamente il migliore: voto 9. Lo stesso voto preso, tra i conduttori, da Morgan. Seguono gli Ape Escape e Violetta tra i cantanti, Alessandro Cattelan tra i presentatori.

Ecco le pagelle di Pellizzari e Ulivi.

MICHELE 9

Superata l’ultima selezione per un pelo, è cresciuto in modo mostruoso, puntata dopo puntata. Merito dell’indiscussa, enorme superiorità di Morgan come tutor (vedere sotto): per immaginare un percorso nel filotto «Carte da decifrare» (di Ivano Fossati), «Reality» (sì, quella del «Tempo delle mele»), «Mad World» (versione Gary Jules) e «Little Wing» (Jimi Hendrix!) ci vuole del genio. E non poco. Ma Michele ha retto alla perfezione la parte, con quella faccia da Harry Potter diretto da Tim Burton. In più, ha avuto in dono l’unico inedito di livello, «La vita e la felicità», scritto da Tiziano Ferro e Sergio Vallarino. Da lì in poi è stata tutta discesa.

APE ESCAPE 8

I Forconi della musica, da Nocera Inferiore, sono Chris Lewis in finale a Wimbledon, o il Malmö in finale di Coppa dei Campioni. È così un miracolo esserci arrivati, che c’è un limite anche ai sogni. Al di là del fatto che ci sarà una ragione (giusta o sbagliata) se musica come la loro non ha mai sfondato in Italia, va anche detto che in fin dei conti hanno cantato più o meno sempre la stessa canzone. Bene, benissimo, ma sempre la stessa. Resta però che – con le sue ciabatte e tutto il resto – il frontman Tony ha spostato per sempre il limite della nostra estetica. Anche se non sappiamo bene dove.

VIOLETTA 7,5

Fin dai provini la ragazza con l’ukulele sembrava la vincitrice predestinata. E invece si è fermata addirittura un passo prima del duello finale. Colpa, nell’ordine, dell’inedito; delle scelte musicali non perfette del suo tutor (Mika); di quella categoria dello spirito femminile che solo il pubblico femminile becca (e non perdona): il gattamortismo. Ma poche volte si è vista una ragazza così giovane stare sul palco con tanta naturalezza, forza, semplicità. E classe pura.

ABA 6,5

Non si capiva perché suscitasse tanta antipatia all’inizio. Ma non si è nemmeno tanto capito come sia potuta arrivare a giocarsi la finale, anche se la crescita c’è stata. In fondo, se si dovesse immaginare un futuro artistico per lei (che è pur sempre lo scopo di «X Factor»), è difficile pensarla in qualcosa di diverso da un repertorio di cover che spaziano nel mondo del rythm & blues. Cioè qualcosa di cui non è che ci sia mancanza di talenti come lei (o meglio) nel mondo.

VALENTINA 6

Forse la maggiore delusione di «XF7». Il suo provino è stato probabilmente il secondo migliore in assoluto, dopo quello di Violetta. Voce, presenza, sicurezza. Tutte cose via via smarrite, anche per colpa delle scelte musicali del suo coach Mika, che l’ha voluta portare su un filone giovanilistico del tutto inadatto a lei. E così Valentina ha finito addirittura per avere problemi perfino d’intonazione tali da far pensare che i casi sono due: o quel provino è stato l’eccezione, oppure gli errori sono arrivati dopo. Il tutto vale anche per Gaia, inspiegabilmente costruita come icona lesbo-rock. E per questo condannata all’eliminazione.

MIKA 8

Il voto complessivo ai giudici è dato dalla media aritmetica tra due voti diversi: uno al ruolo in «XF7», alla sua resa complessiva, alla simpatia, alla capacità di analisi delle performance e al livello di profondità nell’espressione dei giudizi. Il secondo voto invece è specificamente riferito alla gestione della propria squadra. Ecco perché Mika, che è fuor di dubbio il personaggio-rivelazione di «X Factor» 2013, raccoglie complessivamente un voto meno alto di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Al 10, indiscutibile, per simpatia, intelligenza, originalità, classe e garbo, si somma però un 6 (di stima) al coach delle Under 25. L’esempio sono Valentina e Gaia (vedere sopra), nettamente fra le migliori ai provini, ma via via indebolite dalle scelte musicali della sua «guida», che hanno finito per penalizzarla. La stessa Violetta, la prediletta, non sempre è stata valorizzata come avrebbe potuto. Risultato: la squadra nettamente migliore per talento puro, in finale ha piazzato una sola concorrente. Troppo poco.

MORGAN 9

Discorso quasi all’opposto per il signor Marco Castoldi. Non esageratamente simpatico, eppure di gran lunga il migliore per originalità, intelligenza e (sì, anche) sentimento nell’analisi delle esibizioni dei concorrenti. Voto 8. Ma ancora una volta (5 successi in 6 partecipazioni) Morgan si è dimostrato imbattibile nella capacità di capire l’essenza profonda (per non dire l’anima) di ogni suo concorrente e operare di conseguenza. Ne sono derivate scelte musicali raffinate e perfette. Da 10, insomma. Scelte che per esempio hanno rivelato in Andrea un cantante vero al posto del monodimensionale rapper. E che soprattutto hanno dato a Michele la sicurezza necessaria per sentirsi un musicista di vero talento. Un fenomeno tale da mettere definitivamente a nudo il problema di un talent come questo: la latitanza, nella canzone italiana, di autori.

ELIO 7

Quella degli over non era una squadra facile: il concorrente con cui si intendeva di più sul piano caratteriale e artistico era Fabio, ma solo Aba portava in dote un talento vocale di classe superiore, danneggiato però da una scarsa capacità empatica (non tanto per i gusti dei pagellisti – peraltro non coincidenti – ma per quelli, gli unici che in competizioni come queste contano, del comunque bizzarro pubblico). Però non è che Morgan in partenza avesse di molto meglio, ma dalla sua squadra ha saputo ottenere molto di più. Comunque Elio si porta a casa un 8, soprattutto per dove è riuscito a portare Aba. Ma a dispetto della consacrata verve comica, e anche rispetto alle edizioni passate, Elio è apparso anche piuttosto permaloso e rivendicativo, come se gli altri giudici e il pubblico ce l’avessero con lui o la sua squadra. Insomma, troppo serio per essere Elio, cui per riconoscenza è impossibile dare l’insufficienza, ma che non può andare oltre il 6.

 SIMONA VENTURA 6

Resta un mistero, televisivo in generale e di «X Factor» in particolare. Il tweet del deejay Albertino durante la puntata dedicata alla dance («“C’era un pum pum” è troppo tecnico. Puoi usare un linguaggio più facile Simona?») dice molto sulla sua capacità di valutare le esibizioni. Una specie di generatore automatico di commenti con quattro costanti: «Mi è arrivata», «non mi è arrivata»; «mi hai emozionato», «non mi hai emozionato». Fine. E voto 4, perché non si può pretendere da qualcuno che non ha la musica come mestiere una competenza vera e specifica. Salvata dall’effetto ciabatta. Quel «Siete brutti, siete vecchi, vedo la ciabatte!» detto di cuore agli Ape Escape resta uno dei momenti indimenticabili di questa edizione. Un 8 per aver portato in finale gli anziani rocker lo merita.

ALESSANDRO CATTELAN 8

Il bravo presentatore 2.0 che sa le lingue e conosce gli ospiti che deve presentare, sembra sincero nel mostrarsi empatico con i concorrenti. In tre edizioni di «X Factor» ha seguito la parabola opposta al suo predecessore Francesco Facchinetti. Tanto il primo ha sciupato l’occasione, quanto Alessandro Cattelan, maestro di low profile, ha saputo capitalizzare l’esperienza. Bene bravo 7+, anzi 8.

 

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