Abeti e alberi di Natale: i 5 mln abbattuti rischiano marcire. Più eco quello vero che quello artificiale Abeti e alberi di Natale: i 5 mln abbattuti rischiano marcire. Più eco quello vero che quello artificiale

Abeti e Natale: i 5 mln abbattuti rischiano marcire. Più eco quello vero che quello artificiale

Abeti e alberi di Natale: i 5 mln abbattuti rischiano marcire. Più eco quello vero che quello artificiale
Abeti e Natale: i 5 mln abbattuti rischiano marcire. Più eco quello vero che quello artificiale (nella foto Ansa, gli alberi caduti in Cadore)

ROMA – Abeti e Natale: in Italia lassù al Nord, dalle parti del Cadore, di abeti ce ne sono cinque milioni a terra. Sono a terra, abbattuti dal vento, dalla notte del 29 ottobre. Vento, si fa presto a dire vento: quel giorno soffiava a raffiche di 217 chilometri l’ora. Le centraline che lo misuravano, dopo aver misurato 190 chilometri l’ora, in gran parte andarono fuori scala e fuori uso. Da quel giorno circa cinque milioni di abeti rossi sono solo tronchi. Tronchi abbattuti, tronchi a terra. Cinque milioni di tronchi, una quantità difficile da immaginare.

E soprattutto una quantità da smaltire. E’ legno, una enormità di legno a terra, che va raccolto e utilizzato entro un anno. Altrimenti comincia a marcire. E marcendo ammala tutto il bosco, tutti i boschi. Questo mare di legno a terra da terra deve essere tolto.

C’è un po’ di tempo, un anno appunto, per toglierlo da terra vendendolo. Per venderlo però ovviamente ci vuole chi lo compri. E qui un grande e per ora irrisolto problema: il calo del valore e quindi dei prezzi. Un metro quadrato di abete rosso prima del gran de disastro si vendeva a 150 euro. Ora arrivano, sono arrivate offerte (non accettate) per 30 euro. E non si prevede possano arrivare offerte più alte di 50 euro a metro quadro. Quindi quasi nessuno vende. E quasi nessuno compra. Si sta in una sorta di surplace del mercato, in un’attesa sospesa e reciproca tra domanda e offerta. In cui però la parte del manico del coltello è in mano a chi prima o poi comprerà. Chi deve vendere ha contro di sé il tempo e il deteriorarsi del legno caduto.

Se chi deve vendere aspetta troppo a vendere, finisce allora che dovrà rimuovere il legno ormai marcito a suo spese. E quindi quel legno anziché un valore, sia pure abbattuto nel prezzo, diventerà per lui un onere.

Cinque milioni di alberi abbattuti, in gran parte abeti, sono una grossa cosa per tutta Italia. E non solo per lassù al Nord. Ma come fa quasi per ogni cosa il resto d’Italia della grande e mai vista tempesta di fine ottobre e dei milioni di alberi abbattuti si è già dimenticato. Al punto che l’utilizzo più ovvio e più ecologico e più economicamente vantaggioso di molti di quegli abeti abbattuti non è stato attuato. Anzi, è stato lasciato ad una sorta di volontariato per nulla assistito. Era semplice, ovvio, naturale: fare l’albero di Natale con uno degli abeti messi a terra dal vento. Era economico, ecologico, sensato. E quindi è stato fatto poco e male. Non certo con la decisione e organizzazione dovute e possibili.

Un Ministero dell’Ambiente non in stato di costante auto ipnosi, organizzazioni del commercio e della distribuzione meno miopi e più flessibili…ce la potevano e ce la dovevano fare. Ma anche la gente, dio mio la gente: quante volte ancora sentita la storiella senza riscontro nei fatti per cui l’albero di Natale artificiale fa bene alla natura? Non è vero, è il contrario. L’albero di Natale artificiale costa meno a chi lo compra ma costa di più alla natura per il semplice ed evidente fatto che è…plastica! Questo era l’anno in cui l’albero di Natale di vero abete poteva costare di meno e fare insieme un favore alla natura, al portafoglio e al Natale in casa. Occasione in buona parte sprecata. Peccato.       

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