Adele alla cerimonia dei Brit Awards: “Amo davvero essere donna”. Ne segue sdegno e condanna da parte delle organizzazioni, ormai lobby, della transessualità. Sdegno perché dire amo essere donna non sarebbe “inclusivo”, cioè non si deve essere contenti della propria identità sessuale se questa è una e non multipla e molteplice.
I transiti della storia
“Negazione dei diritti…credere che ci sia qualcosa di sbagliato…pensare persone valgano di meno…”sono spezzoni degli argomenti branditi e lanciati contro Adele e contro chiunque osi dire con soddisfazione: sono donna, sono uomo. Ma ormai potrebbero essere, dovrebbero essere contestazioni alla intolleranza del sessualmente corretto perché fluido. Alla eterosessualità si tende a “negare diritti”, si comincia a sostenere “che ci sia qualcosa di sbagliato” in una identità sessuale chiaramente maschile o femminile, si predica “valgano di meno le persone” che non valorizzano la transessualità e la fluidità sessuale. Succede che gli esclusi, una volta affrancati e affrancatisi con molta fatica e dolore dall’esclusione, diventino oppressori intolleranti. Ed è quasi una costante nei transiti della storia,