ROMA –I robot, non gli immigrati. E agli impiegati, non agli operai. In soli cinque anni i robot toglieranno cinque milioni di posti di lavoro, colletti bianchi attenti. Nel giro del prossimo lustro i robot vi soffieranno 5 milioni di posti di lavoro. E’ l’allarme, o la semplice considerazione a seconda dei punti di vista, che arriva da uno studio anticipato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
“Una previsione dei ricercatori del Forum economico mondiale – scrive Elmar Burchia sul Corriere della Sera – che si basa su un’indagine effettuata tra i top manager delle 350 maggiori società al mondo. La prossima rivoluzione industriale si chiamerà ‘Industria 4.0’ e renderà superflui un totale di oltre 7 milioni di posti di lavoro. Quali? Non necessariamente quelli nelle fabbriche; i robot hanno già da tempo preso il posto degli operai. Un dato: le vendite di robot industriali aumenteranno di oltre il 40 per cento a livello globale entro due anni. Oggi, infatti, nei settori altamente automatizzati come quello automobilistico svolgono quasi il 90 per cento delle mansioni. Da qui al 2020 saranno invece colpite soprattutto le categorie impiegatizie, in particolare amministrazione, contabilità e finanza”.
I colletti bianchi appunto, che di posti ne dovranno cedere 5 milioni. E quindi impiegati e funzionari amministrativi, ma anche manager e, purtroppo, giornalisti.
Secondo lo studio anticipato dal quotidiano tedesco poi, ad essere penalizzate di più saranno le donne. E questo anche perché nell’isola felice del lavoro, quella fetta di professioni che non vedranno la concorrenza dei robot, sono meno presenti rispetto ai colleghi uomini. E l’isola felice sarà quella costituita dai lavori scientifici e informatici, i cosiddetti Stem, acronimo per Science, Technology, Engineering, Mathematics (matematica, informatica, scienze naturali, tecnologia).
Un fenomeno che colpirà tutti i Paesi industrializzati entro il 2020 dice lo studio, Europa in primis. Una rivoluzione organizzativa già iniziata nelle aziende, dove i robot svolgono tutti quei compiti che possono essere standardizzati. E tra i Paesi europei più colpiti c’è la Germania.
Altro che immigrati che “rubano il lavoro” dunque, molto più preoccupante su questo fronte per la classe media dei Paesi come l’Italia, risulta essere la concorrenza degli algoritmi. Chissà cosa ne pensano leader politici come Salvini o la Le Pen…
Anche se c’è chi rassicura che una soluzione naturale verrà praticamente da sé. “Se la disoccupazione cresce è anche colpa dei computer. I robot ci sostituiranno. Basterà presto un algoritmo per svolgere il lavoro di un intero ufficio. In molti, anche senza arrivare a derive distopiche di carattere asimoviano, lamentano un sempre più prevaricante primato delle intelligenze artificiali sull’uomo – scriveva la rivista Wired, una piccola Bibbia in materia di tecnologia, quasi un anno fa-. Si tratta di luoghi comuni o davvero i computer ci toglieranno il pane di bocca? David Bevilacqua, Vice Presidente South Europe di Cisco, che con le soluzioni digitali lavora spalla a spalla ogni giorno, ha pochi dubbi: “Internet stimola l’impiego: secondo i dati McKinsey per ogni posto perso la tecnologia ne crea 2,6. Semplicemente lavori e professionalità diverse”.