ROMA – Il conto, alla fine, per quanto salato lo pagano in pochi. Il conto in questione è quello presentato dal Fisco italiano sotto forma di Irpef, vale a dire l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che in Italia vale oltre 150 miliardi di euro l’anno e viene ‘saldato’ dai soliti noti. Per lo più si tratta dei lavoratori dipendenti che pagano il grosso, ma scorrendo i dati sui contribuenti italiani si scopre che a sostenere la spesa per più della metà del citato conto, per l’esattezza il 52% di tutta l’Irpef raccolta, è appena l’11% dei contribuenti.
A mettere in fila i numeri in questione ci pensa Alberto Brambilla sul Corriere della Sera che scrive:
“Dalle dichiarazioni dei redditi 2015 ai fini Irpef degli italiani emergono dati preoccupanti per la sostenibilità della spesa pubblica e del nostro welfare. Su 60,79 milioni di abitanti quelli che presentano una dichiarazione dei redditi sono 40,7 milioni, ma solo 30,72 milioni dichiarano almeno un euro di reddito. Il 46% dichiara solo il 5,1% di tutta l’Irpef pagando in media 305 euro l’anno; solo per garantire la sanità a questi 28 milioni di connazionali gli altri cittadini devono sborsare ben 43,3 miliardi. Il successivo 15%, altri 9 milioni paga il 9% dell’intero ammontare Irpef, per una imposta media di 1.665 euro l’anno; per questi servono altri 1,7 miliardi per la sola sanità. Quello che spaventa è che la gran parte di questi 37 milioni di italiani sono a quasi totale carico del 11,28% dei contribuenti che dichiarano oltre il 52% di tutta l’Irpef”.
Come sempre quando si fanno questo tipo di analisi bisogna ricordare e sottolineare la valenza e la correttezza di un fisco progressivo, che diventa cioè più pesante mano a mano che i redditi salgono e che chiede di più a chi più si può permettere. Ma come sempre quando questo tipo analisi viene calato sulla fisionomia dei contribuenti italiani emergono dei dati che lasciano i lavoratori dipendenti, quelli che stando alle dichiarazioni dei redditi sono i più ricchi, l’amaro in bocca.
Di lavoratori autonomi in Italia se ne stimano infatti circa 7,5 milioni, ma quelli che dichiarano un reddito sono 5,457 milioni di cui i versanti con redditi positivi solo 2,8 milioni. Vale a dire uno su tre. Il primo gruppo di cittadini autonomi (pari al 77%), dichiara redditi tra 3.500 e 11.000 euro lordi l’anno. Il successivo 15,90% di autonomi con redditi tra i 15 e i 35.000 euro, paga un’Irpef media di circa 1.500 euro, insufficiente per coprire i costi della sola sanità. Solo il 6,45% degli autonomi (351 mila) paga imposte sufficienti mentre il restante 93,55% è a carico di altri lavoratori. Il totale Irpef pagata da questi lavoratori è pari a 9,6 miliardi cioè il 5,7% del totale.
Su un totale Irpef versata di 167 miliardi, i lavoratori dipendenti ne pagano invece 99 miliardi: il 60% anche se rappresentano la metà dei contribuenti (sono 20,459 milioni su un totale di 40,7), ma ben il 54% dei dichiaranti redditi positivi (16,462 milioni su 30,728 milioni). In termini di redditi troviamo 19mila soggetti con redditi dichiarati oltre i 300 mila euro; pagano una imposta pro capite di 182.650 euro l’anno esattamente come 609 lavoratori con redditi da zero a 15mila euro. Giusto per rendere evidente la situazione i suddetti 19.000, pari allo 0,09% dei contribuenti, pagano più tasse del 36,5% dei contribuenti con redditi fino a 15.000 € (il 5,26% contro il 3,41%). I lavoratori con oltre 100 mila euro di reddito sono l’1,17% (circa 240mila) e versano il 17,5% dell’Irpef. Tra i 20 e i 55 mila euro troviamo il 43,2% dei lavoratori dipendenti che versano il 55% di Irpef, per una media tra 3.277 e 7.476 €. In altre parole quelli che pagano il conto.