Defunti, bambini e “macchie”: e mago Alfano pulì le tessere Pdl in 6 ore

Angelino Alfano (Lapresse)

ROMA – “Non faremo svolgere i congressi se si riscontrano situazioni gravi e dove non ci vediamo chiaro. A meno che i dirigenti locali non ci garantiscono che è tutto ok. Nel dubbio bloccheremo tutto”. Sono più o meno le 12 di giovedì 16 febbraio quando il segretario del Pdl Angelino Alfano, travolto dallo scandalo delle tessere false nel suo partito, annuncia che bloccherà i congressi. Passano e bastano poche ore e il segretario pidiellino cambia idea. Si sta appena facendo sera quando Alfano torna a parlare: “Ho avuto conferma del pieno rispetto delle regole e quindi i congressi in programma questo week end saranno regolarmente svolti”. Poche ore e tutto è stato verificato e risolto. Anche quei casi, numerosi, di iscritti a loro insaputa, di deceduti e bebè tesserati e affiliati ad un partito politico. La magistratura indaga ma Alfano, in sole sei ore, ha già chiarito tutto. Sei ore che sono bastate, evidentemente, a pulire le tessere.

La questione del “tesseramento allegro” del Pdl non è ovviamente cominciata ieri, le indagini affondano le radici indietro nel tempo ma ieri, tra l’Alfano furioso della mattina e quello rassicurante e rassicurato della sera, tutti o quasi i big del Pdl hanno detto la loro. Silvio Berlusconi ha chiesto chiarezza: “Non devono rimanere macchie”. L’ex ministro Franco Frattini, in un’intervista al Riformista, ha alzato la voce chiedendo al segretario di ripulire il partito: “Io non voglio avere accanto a me un affiliato della camorra. Occorre intervenire su episodi opachi. Non c’è una questione morale, ma serve una svolta”. I tre coordinatori La Russa, Verdini e Bondi assicurano tuttavia che nessuno può superare “lo sbarramento anti-regolarità”. “Siamo in presenza di regole a prova di bomba” hanno detto. Tesi scricchiolante però se confrontata con quanto emerge dalle indagini della magistratura che parlano di molte, migliaia, di tessere assai dubbie.

Uno degli epicentri dello scandalo è la Campania con un vero e proprio record di tessere (120 mila), e in particolare Napoli dove il presidente provinciale Luigi Cesaro, indagato in inchieste di camorra, ha detto: “E’ il solito attacco della magistratura che vuole controllare a casa nostra mentre il Pdl ha avviato una fase congressuale democratica. Io propongo di costituirci parte contro chi ha fatto tessere false”. Nella regione di Cesaro e Cosentino (quello per cui due volte la Camera ha negato l’arresto, ex coordinatore regionale Pdl) non c’è però solo Napoli. Un po’ più a sud, in provincia di Salerno, la magistratura ha trovato tra i tesserati del Pdl defunti, bambini e ragazzi, oltre a molti ignari sottoscrittori della tessera, cittadini che, contattati dei carabinieri, hanno detto di non sapere nulla del loro tesseramento. Tra i comuni di Pagani, Scafati e Nocera Inferiore su 5mila tessere Pdl, quasi la metà sono intestate a una delle suddette categorie, alle quali poi si aggiungono gli iscritti ad altri partiti che si sono ritrovati tesserati col Pdl.

Notizie di tesseramenti allegri che non vengono però solo dalla Campania, ma anche da Bari, Modena, Vicenza e Cagliari. Proprio in Sardegna si è dimesso il coordinatore provinciale del Medio Campidano, Ettore Melis, che ha segnalato “l’inspiegabile presenza diffusa di tesserati Pd”. Nel capoluogo pugliese la Procura ha acquisito documenti nella sede del Pdl su 139 presunti iscritti, tutti residenti in un sottoscala in via Colaianni.

I congressi, dopo la folgorazione pomeridiana di Alfano, si faranno. Ma cosa c’è dietro questo mare di tessere quantomeno dubbie? Oltre al sospetto di legami con la camorra e la criminalità organizzata in genere, e quindi al voto di scambio, questa questione è rivelatrice della lotta intestina scoppiata in seno al partito dopo la caduta di Berlusconi. Il Pdl non è infatti mai stato un partito nel senso classico, così come non lo era stata Forza Italia, entrambi guidati e comandati da un sovrano assoluto: Silvio Berlusconi. E ora che il Cavaliere sembra essere, se non fuori dai giochi, quantomeno non più dotato di ogni potere, nel Pdl si è aperta la lotta alla successione ma anche, e soprattutto, quella per la spartizione dei “domini” locali. Lotta che passa, appunto, anche dal numero di iscritti che si possono vantare.

 

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