Algoritmi ciechi affogano Borse. I soldi in mano ai computer

Algoritmi ciechi affogano Borse. I soldi in mano ai computer
Algoritmi ciechi affogano Borse. I soldi in mano ai computer

ROMA – Lo scandalo, la truffa mondiale targata Volkswagen, il “dieselgate” giustificano ampiamente il circa 30 per cento in meno del valore in Borsa del titolo Volkswagen. Giustificano fino a un certo punto il crollo di valore delle azioni delle altre aziende produttrici di autovetture. In astratto se Volkswagen subisce crollo di immagine e presumibilmente stop temporaneo di vendite, GM, FCA, Renault, Honda etc dovrebbero trarne vantaggio e valere di più in Borsa. Ma così non è e non è stato perché qui gioca la diffidenza, il sospetto che quel che tocca oggi  Volkswagen toccherà domani agli altri perché…Perché se Volkswagen imbrogliava possibile gli altri fiori di campo?

Eppure tutti e due i fattori sommati insieme non spiegano tutto quello che è accaduto nelle Borse mondiali. Qui, nel mondo della finanza planetaria che muove e gestisce patrimoni pari a molti multipli del Pil mondiale, sono operativi meccanismi “salva portafogli” assolutamente automatici e totalmente fuori dalla portata di intervento in tempo reale da volontà o mano umana. Non c’è nulla di diabolico o di segreto, anzi. Ma non c’è nulla che possa fermare l’azione di questi algoritmi.

Quando sulle piazze finanziarie mondiale un titolo o un grippo di titolo di rilevanza quanto a patrimonializzazione viene in quel momento molto venduto, l’algoritmo legge la vendita, la misura e, se la misura è quella programmata, impartisce ordine obbligatorio ed universale: vendere! Vendere non solo quel titolo ma vendere ovunque. La ratio del meccanismo è quella dell’autodifesa. O, se si vuole, del deterrente. Come durante la guerra fredda e la minaccia nucleare esistevano meccanismi automatici che assicuravano all’aggressore che l’aggredito, anche se raso al suolo, comunque avrebbe risposto e raso al suolo l’autore del “primo colpo”, così la reazione automatica e in minime frazioni di tempo dell’algoritmo finanziario assicura che se Borsa va giù nessun grande investitore resta con tutto il cerino in mano. Vende anche lui, almeno un po’.

L’idea alquanto cinematografica di broker che a gesti, input e mail “intuiscono” l’andamento azionario è appunto cinematografica. Nella realtà quantità enormi di soldi sul pianeta sono in mani ai computer, alle loro reazioni immediate, ai loro “riflessi”. Siamo stati noi umani a impartire le istruzioni alle macchine e tutto bene dunque. Però una volta impartita l’istruzione non è più nella disponibilità degli umani revocarla in tempo reale. Non è Stranamore, però ci somiglia.

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