I 21 Brancaleone al Senato, armata immaginaria per il Letta-bis

Armata_brancoleoneROMA – Un’armata Brancaleone per conquistare quota 159. E’, meglio dire sarebbe, la pattuglia di 21 senatori che si immagina siano pronti a farsi convincere a sostenere un governo Letta-bis. Un governo da far sopravvivere ad un’eventuale defezione del Pdl dal Letta uno, primigenio e originale. Mancano, a Palazzo Madama, 21 voti per avere la maggioranza anche senza gli uomini del Cavaliere. Ventuno posti che potrebbero essere occupati da una pattuglia di “responsabili” che dovrebbe mettere insieme vendoliani, ex grillini, forzisti (Forza Italia) insoddisfatti sino agli Scilipoti di ogni schieramento. Con il “responsabile” per eccellenza, Domenico Scilipoti appunto, che ha già sottolineato come il governo Letta “stia risollevando il Paese” e come sia bene che “ognuno lavori per creare le condizioni per andare avanti”. Al confronto quella cinematografica, l’Armata Brancaleone era falange macedone e reggimento prussiano.

Che sia per colpa dell’Imu o dei processi di Silvio Berlusconi, la permanenza del Pdl nel governo appare sempre più incerta. Sembra anzi quasi scontato che per il partito del Cavaliere lasciare la maggioranza sia ormai solo questione di tempo. Per scongiurare l’ipotesi di nuove elezioni subito, e per garantire la sopravvivenza al governo Letta (pena sfasci economici e finanziari stile estate 2011) starebbe fervendo il lavoro per trovare i voti che all’indomani dell’uscita del Pdl gli mancherebbero al Senato. Alla Camera, come è noto, grazie all’attuale legge elettorale e al premio di maggioranza, basta il Pd da solo a garantire i voti necessari. Diverso è il discorso al Senato.

Di qui un a tratti surreale “totosenatore”, il gioco cioè, la previsione e l’identikit di chi potrebbero essere i 21 in grado di salvare Letta e il suo governo.

A Palazzo Madama Pd, Scelta Civica e il gruppo per le autonomie possono contare su 138 senatori mentre la maggioranza è a quota 159. Un papabile nuovo alleato in grado di sostituire in toto Berlusconi e i suoi non c’è e quindi, per raggiungere quella quota sarà necessario mettere insieme una pattuglia che definir disomogenea è riduttivo. Una decina di voti potrebbero arrivare dal gruppo misto, dove siedono 7 vendoliani insieme ai grillini fuoriusciti. Gli uomini di Sel potrebbero decidere di appoggiare il tanto vituperato governo Letta in un certo senso in chiave anti berlusconiana, con l’obiettivo di portare a casa una nuova legge elettorale fatta senza il Cavaliere.

Dal gruppo Gal poi, Grandi Autonomie e Libertà, una sorta di costola del Pdl, potrebbero arrivare altri 3 o 4 senatori. “Uomini che non hanno voglia di tornarsene a casa”, scrive Mattia Feltri su La Stampa. Si calcola poi che tra i 50 grillini che siedono a Palazzo Madama, almeno 5 disposti ad appoggiare il governo se ne dovrebbero trovare. A conti fatti 15 senatori circa in tutto.

Una pattuglia che anche così, con tutte le sue differenze, sarebbe ancora troppo esigua per raggiungere l’agognata quota. Ma a questi vanno sommate le possibili defezioni proprio del Pdl. Scilipoti ad esempio, che già nella scorsa legislatura passò dall’Idv di Antonio Di Pietro a sostenere Silvio Berlusconi per ragioni, diciamo, di governabilità, sembra pronto ad immolarsi per la stessa causa, indicando la strada ai suoi colleghi più ricchi di senso dello Stato. L’ex dipietrista ha spiegato all’Espresso: “Ogni parlamentare ha a disposizione l’articolo 67 per far buon uso del proprio mandato: essere responsabili”.

Una responsabilità che somiglia o potrebbe somigliare da vicino, come scrive Massimo Gramellini sul quotidiano di Torino, ad amore per la poltrona. E di poltrone, il governo Letta, in caso di uscita del Pdl ne avrebbe molte da assegnare: dai posti dei ministri sino ai sottosegretari.

Un ex senatore di Forza Italia illustra: “Nel Pdl capita sempre qualcuno che arriva in Parlamento un po’ per caso, e che magari non confida molto in una ricandidatura. E’ gente che conosciamo appena, e che forse spera di portare fino in fondo la legislatura”. Gianfranco Micciché è anche più diretto: “Credete che ci sfiderebbe così (Enrico Letta) se non avesse le spalle coperte?”.

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